Emile
Gallé
(Nancy
1846
–
1904)
Emile
Gallé,
probabilmente il più grande maestro dell'Art Nouveau, nasce a
Nancy il 4 maggio 1846 da Charles Gallé e Fanny Reinemer. Dopo gli studi classici, si affianca al
padre che dirige un'azienda appartenuta al nonno materno, ora Veuve
Reinemer et Gallé, che comprende la fabbrica di ceramiche Saint-Clément
(nell'omonima cittadina) e la decorazione e il commercio di cristalli
fatti soffiare a Saint-Denis e a Pantin e soprattutto alla vetreria
dell'amico Mathieu Burgun, la Burgun-Schverer & C. di Meisenthal.
Una panoramica
interattiva della produzione vetraria di Emile Gallé.
L'ambiente familiare predispone il futuro del giovane Emile: appena
diciassettenne egli fornisce al padre i disegni, composizioni floreali e
stemmi nobiliari, per gli ateliers di gobeleterie e ceramica. Intanto
segue corsi di disegno e di botanica; il suo amore per la natura lo
spinge a raccogliere erbe e fiori nelle ricche foreste della Lorena e
dei Vosgi, dell'Alsazia sino alle Alpi Savoiarde, italiane e svizzere.
Durante il soggiorno di un anno nel 1875 a Weimar, importante centro
culturale della Germania, studia il tedesco, la letteratura, le scienze
e la mineralogia, approfondisce la conoscenza della musica e diventa un
convinto wagneriano. Al ritorno, nel 1866, decide di lavorare a
Meisenthal presso la Burgun-Schverer &
C., dove resterà fino al 1868. Fa il suo apprendistato nel laboratorio
di incisione diretto da Désiré Christian, suo coetaneo, al quale si lega
in amicizia. Lo delegherà in seguito ad essere il supervisore dei suoi
progetti che commissiona alla vetreria di Meisenthal secondo un segreto
accordo durato dal 1885 al 1896. In seguito riprende la collaborazione
con il padre. Emile, noto per le sue idee patriottiche, parte volontario
nella guerra franco-prussiana del 1870; l'anno successivo, quando
l'Alsazia e una parte della Lorena passano alla Germania, rimane isolato
dagli amici di Meisenthal e va a Parigi. Al Museo del Louvre si
appassiona ai vetri smaltati dell'antica arte islamica e si mette a
studiarne le tecniche. Sempre durante il suo soggiorno a Parigi, prende
interesse alla produzione vetraria di artisti contemporanei quali Joseph
Brocard, Auguste Jean e Eugène Rousseau; nel 1871 si sposta a Londra
dove può ammirare al British Museum il famoso vaso di Portland,
rendendosi cosciente delle possibilità offerte da questa tecnica. Nel
1878, all'Esposizione Universale di Parigi vedrà le copie dello stesso
vaso eseguite dagli inglesi John Northwood e Joseph Locke, ne rimarrà
nuovamente colpito e si deciderà ad iniziare gli studi che lo porteranno
a specializzarsi in questa tecnica. Gallé padre fa costruire a Nancy in
una vasta proprietà i nuovi ateliers e la nuova residenza per la
famiglia chiamata La Garenne, circondata da quel famoso giardino
botanico in cui il giovane Emile trova la sua diretta fonte
d'ispirazione. Il trasferimento avviene nel 1873: in questa casa
nasceranno le quattro figlie di Emile dopo il suo matrimonio nel 1875
con Henriette Grimm, figlia di un pastore protestante. Tra il gennaio
1877 e l'anno seguente, Charles Gallé si ritira gradualmente dagli
affari e lascia al figlio Emile la responsabilità dell'impresa. È di
questo periodo il viaggio di Emile in Italia (deve essere arrivato fino
a Roma); sappiamo, dai suoi appunti, della sua emozione per la visita
del giardino botanico di Villa Troubetzkoi sul Lago Maggiore, dove è lo
stesso principe ad accompagnarlo in quell'incantevole Eden indicandogli
in lieta conversazione i nomi delle innumerevoli piante qui coltivate.
Sempre attento e appassionato ai problemi problemi della sua terra,
Gallé ha a cuore le sorti dell'Alsazia e della Lorena, per questo inizia
nel 1877 a incorporare la croce di Lorena alla sua firma, come protesta
alle conseguenze della guerra francoprussiana. Seguendo la tradizione
familiare, si dedica personalmente alla ceramica fino al 1893-94: pezzi
in ceramica tenera stannifera, più propriamente maioliche, denominate in
Francia "faïences" (nome che deriva dalle maioliche italiane di Faenza).
A seguito degli sviluppi del suo lavoro, nel 1885 fa costruire nuovi
ateliers e un nuovo forno per facilitare la lavorazione della ceramica
che faceva modellare a Saint-Clément (dal 1864 al 1875) e poi a Raon-L'Etape
nei Vosgi, oppure in collaborazione con la Faïenceries di Choisi-le-Roi.
Lo stesso anno nei nuovi ateliers Gallé
dà avvio all'ebanisteria. In questa
disciplina il nome del maestro si inserisce fra le grandi firme di fine
secolo, quelle di Hector Guimard (1867-1942) e degli amici e
concittadini Louis Majorelle (1859-1926) e Eugène Vallin (1856-1922).
Emile Gallé è giustamente considerato il maestro verrier più importante
della storia del vetro. Le tecniche applicate nei suoi ateliers sono
numerose e complesse. Nel primo periodo, quello che va dal 1874 al 1884,
detto "trasparente", prevalgono soggetti ornamentali e storici dipinti a
smalto. L'interesse per gli smalti arabi e persiani è all'origine dei
suoi esperimenti; già prima del 1870, quando decora vetri per la ditta
paterna, incontra non poche difficoltà per la vetrificazione poiché nel
fissare gli smalti nel forno, se la temperatura è troppo bassa gli
smalti non aderiscono alla superficie del vetro, se è troppo alta il
vetro fonde. Gallé adatta smalti traslucidi a vetri precedentemente
decorati con smalti duri e opachi, raggiungendo effetti luminosi simili
alle vetrate. La smaltatura a volte ha per complemento la doratura:
elaborati personaggi di ispirazione medioevale, oppure temi
naturalistici vengono lumeggiati ad oro. La smaltatura sarà usata in
anni successivi abbinata in certi casi ad altre tecniche. Del periodo
"trasparente" sono i pezzi bleutés conosciuti come clair de
lune, vetri tintati nella pasta vitrea con l 'ossido di cobalto che
sono il suo primo esperimento di trattamento con gli ossidi; questi
oggetti, esposti per la prima volta all'Esposizione Universale di Parigi
del 1878, ottengono subito un gran successo. Grazie al suo ricettario di
ossidi coloranti (ferro, manganese, rame, cromo) ottiene vetri con
effetti di colori suoi propri; eventuali difetti, inclusioni di bolle
d'aria e zone dalle differenti intensità di colore sono da lui abilmente
sfruttati a fini decorativi. Firma la produzione di questo periodo
solitamente sotto la base del vaso con incisione alla punta o a smalto,
il più delle volte nero.
A partire dal 1884 nascono i vetri detti "opachi", e si moltiplicano le
tecniche: craquellée, fumée, métallisée, oxidée, soufflée de bulles
(spesso simulanti gocce d'acqua), mouchetés, marbrés (imitanti il
marmo, l'agata e altre pietre dure), inclusioni di lamine di metallo
(oro, argento, platino). Vi è la prima verrerie parlante, il vaso
contenitore per pennelli dal titolo La Ballade des dames du temps
jadis (da un testo di François Villon), ora al Musée de l'Ecole de
Nancy. Gallé esperimenta una nuova smaltatura con cottura a piccolo
fuoco, che lui stesso battezza émaux-bijoux, strati di smalti
sovrapposti ad una sottile lamina di metallo che serve da base, fatta
aderire al vaso per fusione. Questa tecnica permette un effetto talmente
naturale che gli insetti, le ali diafane delle libellule, le elitre
degli scarabei sembrano veri e tangibili. Oppure gli émaux-bijoux
sono utilizzati come cabochon sapientemente colorati di smalti applicati
alla superficie del vetro per simulare topazi, smeraldi, rubini e altre
gemme; troviamo anche smalti inseriti a caldo fra due strati di vetro a
formare un decoro, secondo l'antica tecnica del vetro églomisé.
Negli anni che seguono, Gallé allarga la gamma dei colori degli smalti:
ai colori forti ne aggiunge altri, spenti e tenui, i rosa a base dorata,
i lilla e i violetti; e crea una novità: gli émaux champlevés.
Questa tecnica (tradizionale per gli oggetti in rame: i cloisonnées)
è del tutto nuova per il vetro: consiste nello scanalare, intagliare la
superficie del vetro per formare i campi in cui posare gli smalti in
quantità sufficiente per riempire lo scavo, in modo di pareggiare con i
decori la superficie del vetro.
Gallé si avventura in un' altra lavorazione: i vetri a cammeo, o
a più couches: a strati (normalmente due, ma anche tre o quattro - per
questo detti doppi, tripli o quadrupli) incisi in laboratorio con grande
abilità al tourette, alla roue o alla molette per ricavarne il decoro
negli strati di diverso colore. Spesso queste tecniche sono abbinate ad
altre: l'acido fluoridrico per sgrossare oppure satinare, lo smalto per
impreziosire, o la mola per rendere martellato il fondo. Le opere così
eseguite si definiscono vetri incisi, intagliati o anche cesellati
(dalla punta di diamante o dal bulino). La firma in questi pezzi si
trova, comunemente, incisa sotto la base del vaso. Come nel secolo XVIII
l'Europa era stata attratta dalla civiltà cinese tanto che si erano
sviluppati motivi, disegni e decori, detti "cineserie", ora è la cultura
giapponese a influenzare l'arte occidentale (perfino Van Gogh ne scrive
entusiasta nella sua corrispondenza con il fratello Théo). Gallé oltre
che esserne ammiratore ne è fortemente influenzato: a portargli una
ventata d'arte di quel lontano paese è l'amico e pittore Tokuso
Takaskhima operante a Nancy. Motivi nipponici, ora alla moda, sono
presenti non solo sulle ceramiche e sui mobili di Gallé, ma anche sui
vetri. Libere interpretazioni e sinuose linee, con il simbolismo,
contribuiscono alla metamorfosi che segna un'epoca, facendo presagire il
nuovo stile che più tardi prenderà il nome di Art Nouveau. È
partendo dal 1890 che Gallé incomincia la cosiddetta "lavorazione
chimica" producendo i "vetri industriali", ma non per questo di scarso
valore artistico, anzi alcuni di elevata qualità. La lavorazione,
effettuata con la tecnica della gravure à l 'acide per vetri a cammeo,
la cui esecuzione è tutt'altro che facile (e inoltre nociva per le
esalazioni dell'acido), consiste nell'incidere, in negativo o in
positivo, il vetro a più strati per mezzo di bagni d'acido fluoridrico,
operazione ripetuta varie volte seguendo il disegno a matita bianca
indelebile ottenuto con il sistema dello spolvero, e ricoprendo di volta
in volta con bitume o vernice giudaica quelle parti che non si vogliono
intaccare.
Emile Gallé, ormai artista affermato, intende fare un'arte accessibile a
tutti.
Avvalendosi dell'incisione ad acido che abbrevia i tempi della
lavorazione, produce vetri paragonabili alla grafica o ai multipli
d'oggi. I vetri sono realizzati in serie. La documentazione ci rivela
che all'epoca il costo di lavorazione, per piccoli vasi, si aggirava sui
10 franchi ognuno, mentre per un pezzo elaborato il costo saliva a 300
franchi, per arrivare a 1.300 franchi e più per gli esemplari unici. La
firma incisa ad acido in rilievo a cammeo (raramente in creux alla ruota
o alla punta), sempre sul fianco del vaso, contraddistingue questa
produzione. Da questo momento, sostenuto dalla produzione commerciale,
Gallé può meglio finanziare le sue ricerche e i suoi esperimenti per
opere di maîtrise, ritrova nuovo slancio creativo e i processi di
ideazione e di realizzazione di nuove pièces uniques di straordinario
livello artistico non si fanno attendere. Con il procedimento classico
dei vetri applicati a caldo, Gallé ottiene opere eccezionali che chiama
Les applications sculptées. Dalle prime anse e dai cabochon, il
maestro passa alle applicazioni sul corpo del vaso, con elementi in
vetro preparati
alla pinza e con le forbici per ottenere le forme dei soggetti. Petali,
pistilli, foglie e rami o le componenti di una libellula, farfalla o
scarabeo sono minuziosamente preparate sul banco con il vetro a
temperatura costante. A saldatura avvenuta, intervenendo con gli
strumenti per incidere - ruota, moletta -, le applicazioni vengono
modellate scolpendole per dar loro un aspetto veristico. Ai decori
applicati e scolpiti Gallé si dedica nell'arco di tempo che va dal 1890
alla fine dei suoi giorni. Tra i vasi di maggior prestigio vi sono:
Le Lys et l'Orchidée, Le Figuier, aux Hippocampes, La Forêt guyanaise e
La Libellule, la coppa La Feuille du rhubarbe e tutta la magnifica
serie dalle diverse dimensioni di vasi, coppe e flaconi, aventi per tema
le languide rose che portano il titolo generico Roses de France;
di eccezionale livello artistico è l'interpretazione surreale La main
aux algues et aux bagues del 1904, enigmatica scultura in vetro
soffiato marmorizzato e striato. L'innovazione tecnica, senza dubbio la
più importante e originale, è la marqueterie. L'artista
l'esperimenta nei primi anni del '90 per giungere a risultati
soddisfacenti nel 1898, quando, per assicurarsene l'esclusiva, ne
deposita il brevetto sotto il nome Marqueterie de verres ou cristaux.
Contemporaneamente deposita un secondo brevetto per un'altra tecnica che
gli permette di ottenere nuovi effetti inseriti fra due strati di vetro
o cristallo, o direttamente sulla couche esterna, che chiama Patine
sur cristal et stirverre, il cui principio consiste nello sfruttare
la polvere delle ceneri che si accumula durante la combustione. Ma è la
marqueterie che renderà famoso il maestro. L'esecuzione è simile
all'intarsio in ebanisteria: alcune lamelle di vetro colorato dalle
forme predeterminate, vengono dal vetraio incastonate direttamente nel
corpo del vaso incandescente e molle secondo un ordine prestabilito,
quindi il vetro ancora caldo viene fatto rotolare sulla lastra di marmo
o di ghisa per dissipare e fondere le asperità rimaste. Una volta
modellato e ricotto, il vaso, a raffreddamento avvenuto, viene inciso
alla ruota per determinare il decoro. In alcuni casi viene aggiunto uno
strato di vetro o cristallo trasparente a ricoprire tutto il vaso, in
altri, alla tecnica della marqueterie si aggiungono decori applicati in
rilievo. Questo procedimento, spinto da Gallé al suo estremo limite, era
già realizzato, in maniera molto più semplice, fin dall'antichità: usato
in alcuni millefiori di epoca romana, per le inclusioni a caldo
bizantine, dai veneziani in epoca rinascimentale; nel 1885 i fratelli
Boutigny iniziano a inserire a caldo piccoli frammenti di vetro colorato
nel vaso, che chiamano Intarsia. Questa lavorazione lunga e laboriosa
implica molti rischi per rotture o fessure nel continuo riscaldare il
vetro per mantenere molle la pasta, e richiede grande abilità e
sveltezza per inserire i decori. Tuttavia la
richiesta da parte dei collezionisti di Gallé è tale che per certi
modelli egli è costretto ad operare in piccole serie. Un derivato degli
intarsiati sono i Gallé Etudes, così firmati sotto la base, vetri
vittime di incidenti di lavorazione, conservati a titolo di
documentazione, contesi oggi dai collezionisti. Gallé stesso chiama
Vases parlants, i vetri sui quali incide versi e poemi, e Vases
de tristesse i raffinati lavori tristi e scuri che riflettono
l'umore del maestro, ormai ammalato. Le citazioni letterarie che
figurano incise sui primi sono tratte da opere di poeti e scrittori di
varie epoche: Virgilio, Dante, S. Francesco d'Assisi, Shakespeare,
Chateaubriand, Prud'homme. Primeggiano però i versi dei simbolisti a cui
Gallé è particolarmente legato per profonda ammirazione, Charles
Baudelaire, Victor Hugo, Robert de Montesquiou, Maurice Maeterlick,
Jean-Jacques Grandville, Paul Verlaine. I vases de tristesse,
anche definiti vases noires, sono quelli che alla fine del secolo
il maestro progetta ispirati per lo più al misterioso universo
sottomarino, con la presenza di alghe, conchiglie, molluschi e stelle
marine; una delle opere più celebri: Les feuilles des douleurs
passées, esposta nel 1903, sta quasi a significare una preghiera del
maestro. I primi vases noires e incisi con versi sono Deux
fois perdue meglio conosciuto come Orphée et Eurydice e
L'Amour chassant le papillon noir, entrambi creati su disegno
dell'amico e collaboratore Victor Prouvé, esposti nel 1889, capolavori
ora conservati al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Tra il 1890 e il
1904, tutta una serie di vasi e qualche paralume vengono stupendamente
montati a motivi naturalistici in bronzo dorato o in ferro forgiato
nello stesso atelier della Garenne, dove vengono eseguite le garnitures
per i mobili. Altre opere vengono elaborate con arricchimenti di
materiali preziosi a Parigi dai migliori orefici del momento, tra questi
Gérard Sandoz, Emile e Lucien Falize (ai quali si devono, verso il 1896,
due montature in oro su vasi di Gallé per lo Zar Nicola II di Russia),
Bonvallet, Froment-Meurice, Cardeilhac e si ha notizia di una montatura
floreale in argento di Fabergé per un vaso ordinato dal granduca russo
Serghei. Inoltre tutte le opere fornite ai fratelli Pannier, proprietari
del negozio A L'Escalier de cristal al n.1 della rue Aubert di Parigi,
venivano da questi sistematicamente montate alla base e guarnite sul
corpo del vaso con bronzi dorati o vermeil. Tra le opere più celebri,
arricchite con montature in metallo: Cattleya vaso offerto nel
1890 dal governo francese alla zarina di Russia in visita a Parigi; il
vaso Cornet, di qualche anno dopo, L'étoile du matin,
L'étoil du soir; la lampada Chauvessouris verso il 1900;
Re Salomone anfora realizzata nel 1900; e la lampada Les Coprins
forse la sua ultima opera, inquietante e famosa, realizzata nel 1904 in
vetro soffiato e modellato in forma, a cinque strati intagliati,
raffigurante tre funghi giganti (h. 83 cm) montati su base e griffe in
ferro battuto. Di questa lampada ordinatagli dal magistrato di Nancy suo
amico Henri Hirsch, si conoscono quattro esemplari, di cui uno è
attualmente conservato al Musée de l'Ecole de Nancy.
Anche per tutti gli altri pezzi di maîtrise Gallé fa eseguire sempre
cinque esemplari del modello per non correre il rischio di irrimediabili
fessure o crepe nelle varie fasi di ricottura e raffreddamento; si
possono perciò avere due o più modelli uguali fra di loro, ma con
leggere varianti nei dettagli, secondo la sensibilità e l 'abilità dell
'artigiano verrier. Pezzi unici invece sono quelli commemorativi che il
maestro crea su ordinazione, come il vaso del 1893 per il settantesimo
anniversario di Louis Pasteur, ora alla Fondazione Pasteur a Parigi; o
il vaso dedicato nel 1896 al fedele amico e collaboratore Victor Prouvé;
oppure il vaso La Soude del 1903, omaggio delle autorità al
chimico e industriale belga Ernest Solvay, ora al Musée de l'Ecole de
Nancy. Al contrario di quanto si creda, Emile Gallé, a parte la
decorazione delle ceramiche e dei vetri che dipinge nei primi anni della
sua carriera, non esegue direttamente nessuna delle opere che idea,
progetta e disegna, ma ne sorveglia la lavorazione e ne organizza la
produzione con l'aiuto della sua stretta cerchia di collaboratori. Tra
questi troviamo Victor Prouvé (1858-1943) pittore e disegnatore, figlio
di Gengoult Prouvé, collaboratore di Gallé padre; entrato tredicenne nel
1874 negli ateliers della Garenne, diventa ben presto il braccio destro
di Emile, progetta cartoni per la marqueterie in legno e disegna celebri
vetri; suo è il ritratto di Emile Gallé dipinto nel 1892, ora al Musée
de l'Ecole de Nancy.
La lista prosegue con il principale decoratore, il valido Louis Hestaux
(1858-1919), il capo decoratore Emile Munier, gli incisori Mercier padre
e figlio, Rose Wild, Lang padre, Schmitbergen e Isaël Soriot, e altri
artisti e artigiani che esplicano più tecniche, il pittore Paul Nicolas,
gli scultori Uriot e Jacquot, Jean Cordier, Louis Diebold, Julien
Roiseux, Ferdinand Schmitt e Auguste Herbst, infine il chimico Daniel
Schoen. La maestranza conta nel periodo tra il 1890 e il 1904 ben 300
operatori. La produzione viene inviata ai rivenditori che ne fanno
richiesta, tra questi la già citata maison "L'Escalier de cristal"
di Parigi; inoltre Gallé ha un grande negozio a Nancy in rue de la
Faïencerie ed un deposito di vendita a Parigi (dapprima al n. 34 della
rue des Petites Ecuries aperto nel 1879, poi trasferito nel 1885 al n.
12 della rue Richer), diretto da Marcelin Daigueperce e, alla sua morte
nel 1896, dal figlio Albert. La manifattura ha anche negozi in altri
paesi: dal 1896 a Francoforte al n. 38 della Kaiserstrasse e a Londra
dal 1901 al n. 13 di South Molton Street. Fra i suoi acquirenti vi sono
musei e personaggi famosi, monarchi, noti mecenati e banchieri: Edmond
Taigny, Léon Clairy, Germain Bapst, Henri Hirsch, Rothschild; il critico
Roger Marx (1859- 1913) uno dei suoi primi ammiratori e collezionisti;
l'esteta e poeta conte Robert de Montesquiou (1855-1921), il quale,
entusiasta delle opere di Gallé, gli dedica alcuni suoi scritti e gli
diventa grande amico, come dimostra la corrispondenza fra i due a
partire dal 1887 . Collezionista raffinato, raccoglie opere del maestro
in ceramica, ebanisteria e vetreria; lo introduce nella cerchia degli
aristocratici parigini, tra cui la cugina contessa Greffulhe,
considerata una delle più belle donne della nobiltà: per lei Gallé
esegue nel 1890 la Coupe mystérieuse. Il maestro è invitato nei salotti
più famosi, ha per amici intellettuali, musicisti e artisti, frequenta
la principessa Bibesco, Anna de Noailles, la baronessa Rothshild, Sarah
Bernhardt, i fratelli Goncourt, Verlaine, Rodin, Listz e Marcel Proust,
che, conquistato dalla qualità dell'opera di Gallé, entusiasta, in più
occasioni scrive nei cahiers romantiche considerazioni e inoltre gli
commissiona vasi da donare agli amici più intimi. Sono stati senz'altro
la grande passione e il profondo amore per la natura ad indurre Gallé a
far scolpire nel 1896 dall'ebanista Eugène Vallin il portale in rovere
per le sue officine con la scritta: "Nos racines sontau fond des bois,
au bord des sources, suries mousses", oggi nella collezione del Museé
de l'Ecole de Nancy. Les Ecrits pour l'Art, di Emile Gallé,
pubblicati postumi nel 1903 a Parigi e ristampati da Lafitte a Marsiglia
nel 1980, riferiscono che la frase è tratta da un libro del 1866 di
Jacobus Moleschott, seguace di Baudelaire, il poeta più amato dal
maestro, che porta ai suoi occhi i colori della poesia. La nascita
legale de L'Ecole de Nancy data 11 febbraio 1901 e vede in Emile
Gallé il propulsore e l'inventore del movimento. Sotto quest'egida si
raggruppano le industrie artistiche dell'Est della Francia (non si
tratta del termine abituale di scuola che unisce o associa artisti). La
finalità è quella di unire le energie isolate, fare sforzi comuni per
far fronte alla scarsità di operai d ' arte, trattenendonella regione di
Nancy gli allievi delle scuole locali e gli artigiani, di mettere in
comunicazione i vari centri di produzione e di vendita delle industrie
artistiche attraverso musei e scuole, di organizzare esposizioni. Lo
statuto dell' Ecole de Nancy in effetti codifica in ritardo un
movimento che era in sviluppo da un trentennio. Affermando il principio
Unité de l'Art (a significare che al di là delle tecniche, conta la
solidarietà fra l'artista e l'industriale, a salvaguardia della
personalità e la libertà dell'operaio), asserisce che la "Natura" è la
sola inesauribile fonte di rinnovamento per le arti decorative. Alla
direzione della Società dell' Ecole de Nancy sono eletti Emile
Gallé presidente, Antonin Daum, Louis Majorelle e Eugène Vallin
vice-presidenti; e il Comitato direttivo riunisce 36 membri.
Gallé, artista e uomo socialmente
impegnato, è membro fondatore, e tesoriere, a Nancy della Lega dei
Diritti dell'Uomo e del Cittadino; in costante contatto con le
personalità che hanno preso posizione a favore del capitano Alfred
Dreyfus, tra cui Emile Zola, Louis Havet e Joseph Reinach. Quest'ultimo,
noto avvocato e uomo di lettere, nonché Segretario del Comitato di
difesa di Dreyfus, pubblica la cronaca dettagliata (in diversi volumi)
su l'affaire. Gallé, per dimostrare ammirazione al suo operato, gli
dedica il vaso Aux Hippocampes con con la scritta incisa "A
Joseph Reinach, Emile Gallé-1901"- Vitam impedere Vero, ora al
Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Gallé prende parte a moltissime
mostre nazionali e internazionali che lo rendono celebre; all'estero
presenta le sue opere a Chicago, Bruxelles, Stoccolma, Dresda, Londra,
Francoforte, Darmstadt, Pietroburgo, Karlsruhe, Anversa, Torino e
Saint-Louis. In Francia espone a Parigi, Strasburgo, Nancy, Nizza, Metz,
Lione, Limoges, Bordeaux. Nel 1878 partecipa all'Exposition Universelle
di Parigi con ceramiche e vetri; nel 1884, all' VIII Exposition de
l'Union Centrale des Arts Décoratifs' "La Pierre, le Bois, la Terre, le
Verre " di Parigi, ottiene due medaglie d'oro; nel 1889 all'Exposition
Universelle di Parigi espone ceramiche, mobili e vetri, ed è premiato
con un Grand Prix, una medaglia d'oro e una d'argento. L'anno Art
Nouveaux per eccellenza, il 1900, è una grande data per lui. L'Exposition
Universelle di Parigi lo vede impegnato in cinque sezioni differenti: l'
Esposizione Retrospettiva del Centenario del XIX Secolo, il Museo del
Centenario del Mobilio
Francese, la Storia del Vetro Francese, la Cristalleria Francese e il
Mobilio Francese Contemporaneo. Nella sezione Vetro allestisce uno
spettacolare stand: nel centro pone un forno da vetraio con ammucchiati
tutti intorno i resti di numerosi pezzi filati o rotti in corso di
fabbricazione, sulla fronte del forno vi è la scritta: "Mais si les
hommes sont méchants faussaires et prévaricateurs, à moi les mauvais
démons du feu! A fin que tous apprennent à pratiquer la justice". La
mostra chiude con un grande trionfo per Gallé: egli ottiene due Grand
Prix, uno per la vetreria, l'altro per il mobilio, e vengono premiati
con la medaglia i suoi migliori collaboratori. Nel 1900 il maestro
incomincia a manifestare i primi segni della leucemia, ma i medici
giustificano il suo stato di salute con il surmenage per le fatiche dell
' Esposizione. Peggiorato nell'autunno del 1902, è curato in una clinica
del Lussemburgo: all'inizio del 1904, ricoverato in Svizzera, viene a
conoscenza del male che lo affligge. Malgrado la malattia, negli ultimi
quattro anni, alternando periodi di riposo a momenti di febbrile
attività creativa, realizza le opere più belle ed originali. Muore il 23
settembre 1904 a soli 58 anni. La sua firma resta nella storia dell'arte
del vetro quella di un geniale artista le cui straordinarie
realizzazioni hanno segnato il gusto di un'epoca e costituito un punto
di riferimento per i contemporanei. Dopo la sua morte, la vedova
Henriette Gallé, affida la direzione degli établissements al genero, il
dottore Paul Perdrizet. La manifattura che riguarda la ceramica si
arresta di lì a poco. Da questo momento la sola tecnica praticata per i
vetri rimane l 'incisione ad acido fluoridrico. La produzione dei primi
anni si rifà quasi esclusivamente ai modelli precedenti; fino alla fine
del 1906 i pezzi si contraddistinguono per l'aggiunta di una piccola
stella accanto al nome, in omaggio al maestro scomparso. Se Emile Gallé
ha dedicato pochi progetti all'illuminazione, ora, con la divulgazione
della corrente elettrica, Perdrizet dedica a questo settore grande
importanza, sfornando graziose serie di lampade da tavolo, plafoniere
con o senza tulipe, veilleuses e veilleuses brule-parfums: con la
produzione in serie di vasi, coppe, flaconi e soliflores dà notevole
incremento alla firma, che nel 1914 conta 450 lavoranti. I temi restano
ispirati alla flora e alla fauna; sono di questo periodo le riprese dei
vasi inerenti ai paesaggi dei Vosgi dalle montagne e dai laghi blu.
L'attività si arresta durante il periodo della prima guerra mondiale,
per riprendere alla fine del 1918 ancora con vetri incisi ad acido a due
strati - molto più raramente a tre - ornati principalmente con piante e
paesaggi; fra i decori panoramici, sono di questo periodo il vaso che
rappresenta il Lago di Como con in primo piano un pavone sotto un
eucalyptus, e il vaso che rappresenta la Baia di Rio de Janeiro
con il caratteristico Pain de sucre.
Nel 1920 alla direzione dell'établissement si aggiungono altri due
generi di Gallé: Jean Bourgogne e Robert Chavalier; si realizza ora la
serie degli Orsi polari, ed inoltre si dà avvio a tutta una
produzione (presentata all' Exposition Internationale des Arts
Décoratifs di Parigi del 1925) nella più bella tecnica del periodo
postumo, quella dei magnifici soufflées. I vetri così chiamati
sono soffiati come gli altri a due o tre strati in una forma di metallo
incernierata che ne consente l'apertura, ma con la differenza che la
matrice, in corrispondenza dei decori, è decisamente più incavata,
quindi dà ai pezzi rilievi esteriori molto evidenziati che, sottoposti a
più riprese alla morsura dell'acido captano e ritengono la luce. Tra
queste belle esecuzioni ci sono le lampade e i vasi color rosso porpora
o violetto, con ornamento di rododendri, e quelli decorati con le
clematidi; i curiosi vasi decorati tutt' intorno da elefanti, e tutta
una serie di vasi - e qualche plafoniera - a decoro di frutti: aranci,
uva, ciliege, ribes, prugne, sorbe, mele o pomodori; vi sono i vasi con
i decori di crocus, tulipani, giacinti, fucsie, rose canine, narcisi,
belle di giorno o fiori di melo. Se la produzione Gallé, negli anni
Venti-Venticinque, nonostante non si sia allineata all'Art Déco, può
contare su una clientela ancora fedele allo stile floreale, con il 1930
incontra notevoli difficoltà di vendita; i gusti sono radicalmente
cambiati, gli établissements non sanno adattarsi ai canoni estetici del
momento e, nel 1931, sono costretti alla definitiva chiusura; invece il
negozio a Nancy fino al 1935 continua la vendita dei modelli giacenti in
magazzino. Da questo momento la firma va incontro a tempi oscuri, il
nome Gallé è diventato sinonimo di cattivo gusto e paccottiglia. Bisogna
aspettare l'anno 1954, quando viene messa all'asta la più importante
collezione di vetri Gallé appartenuta al re Farouk d'Egitto, per
ridestare l'interesse delle opere Gallé da parte dei critici e del
mercato dell'arte. Il prestigio di questo nome risale ai vertici a
partire daI 1960, quando incominciano le mostre retrospettive in musei e
gallerie private, in Europa, in America e in Giappone. Nelle molteplici
firme, stilizzate, incise in creux o in rilievo a cammeo, in orizzontale
o in verticale alla Japonica compare sempre "Gallé".
Franco Borga
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