Galleria
delle Opere
Ernest (1876-1937) e Charles
Schneider (1881-1953), originari della Lorena, dopo gli studi, rispettivamente
in lettere e alle Beaux Arts a Nancy, entrano verso il 1903 alla manifattura
Daum come lavoranti. Ernest si occupa del settore commerciale, Charles fa
esperienza come verrier. Volendo ancora apprendere e approfondire le tecniche,
Charles si iscrive ai corsi delle Beaux Arts di Parigi, e qui impara il disegno,
la scultura, l'incisione, l'arte delle medaglie e del cammeo, e l'intaglio delle
pietre dure.
Continuando ad operare saltuariamente da Daum, ha come maestri Henri Bergé,
Amalric Walter e Eugène Gallè; contemporaneamente diventa allievo e amico del
pittore Frédéric de Varnon al quale dedica, nel 1908-1909, un magnifico pezzo in
pasta di vetro a decoro con un serpente, frutti e foglie, da lui modellato, che
porta la sua firma congiunta con quella di Daum, senza dubbio realizzato da
Walter.
Nel 1910, all'esposizione del Musée Galliéra a Parigi, Charles Schneider figura
in catalogo con vetri eseguiti dalla manifattura Daum.
Lo stesso anno i due fratelli si mettono in proprio, associandosi per breve
tempo all'amico Henri Wolf. Lasciano Nancy per installarsi a Epinay-sur-Seine,
dove rilevano una vetreria in dissesto e ne iniziano la ristrutturazione.Al
momento dell'apertura, il 25 novembre 1913, si separano dal socio al quale
subentra la sorella Ernestine (n. 1875). Con l'aiuto di alcune decine di vetrai
fatti venire dalle ditte concorrenti (Daum, Muller e Lalique) danno avvio ad una
lavorazione chiamata "romantica". Sono vetri soffiati e smaltati a freddo, non
firmati, di cui oggi si sono quasi perse le tracce, anche a causa del modesto
valore artistico.
La guerra interrompe la loro attività, che riprende nel 1917 con forniture allo
Stato di vetri per la chimica e la farmaceutica. La vera ripresa della
manifattura Schneider incomincia con la produzione artistica e i due fratelli si
organizzano ricalcando l'esperienza dei fratelli Daum: ad Ernest toccano
l'amministrazione e la parte commerciale, a Charles la direzione della
lavorazione, compito che svolge con bravura, dando impulso e carattere
all'azienda con creazioni che raggiungono il successo in Europa e in America.
La nuova linea, messa a punto nel 1918 e che si esaurisce nel 1930, riguarda
vetri di Art Nouveau: la tecnica a doppio o a triplo vetro, il decoro stilizzato
inciso ad acido, l'uso delle polveri colorate e la specifica tavolozza, rendono
tipica la lavorazione di Schneider. I soggetti sono orchidee, fucsie,
margherite, cardi, cardantines, digitali, ma anche farfalle, lumache, pesci, e
altri motivi naturalistici reinterpretati.
I primi vetri sono contrassegnati da una minuscola macchia o linguetta sulla
base del pezzo, in blu-bianco-rosso, riferimento alla bandiera francese. A
partire dal 1920 questa lavorazione è firmata Le Verre Français per incisione ad
acido in creux, o in rilievo a cammeo, raramente alla moletta; nel 1925 si trova
invece la firma Charder (fusione di Charles e Schneider).
Un'unica lavorazione perciò contraddistinta e firmata in tre modi diversi, che
comprende vasi, coppe, lampade e veilleuses.
La produzione della vetreria è in costante aumento, Schneider organizza squadre
di cinque operatori, a ciascuna delle quali è preposto un responsabile; egli
stesso assiste e dirige la soffiatura dei modelli e, sebbene la ditta raggiunga
nella sua epoca più fruttuosa quasi 500 dipendenti, la lavorazione resta di tipo
artigianale: ogni vetro può essere simile ad un altro, ma c'è sempre qualcosa
che lo differenzia.
Tra il 1918 e il 1925, oltre ai vetri a firma Le Verre Français, il maestro crea
le opere più belle e significative, firmate Schneider, realizzate ad intarsio,
con applicazioni con la modellazione a caldo, a smalti intercalati, e tutti quei
vetri la cui decorazione è ripresa con la tecnica della ruota.
In questi anni egli compone le sue famose "serie di frutti", le affascinanti
"coppe à "bijoux" , le leggiadre "coppe a piede nero" e i deliziosi vasetti e
coppette "miniature", da lui chiamati "vasÈs bijoux", curati e finiti nei
particolari al pari dei modelli più grandi.
Charles è sempre alla ricerca di soluzioni e temi nuovi, e con lui i suoi amici
collaboratori che l'hanno seguito come discepoli, abbandonando la Daum: Louis
Bernard, Camille Enel e i fratelli Cordier. Con l'aiuto dei chimici Babille e
Granger, sperimenta nuove pigmentazioni che donano colori insoliti in vetreria,
determinando ben presto una specialità della sua marca. Sono trentadue i colori
nel catalogo dei modelli (diciassette per la lavorazione Le Verre Français). Il
più noto è il colore "tango", un arancio intenso misto al giallo (al 60 % circa)
ed al rosso (40%). Questo colore, inventato da Babille, ha il vantaggio di non
alterarsi al calore e al contatto di altri smalti, contrariamente a certe tinte
che si decompongono. Altri che emergono dalla tavolozza Schneider sono il
"giallo nuovo" (pallido e spento), il "giallo 21" (giallo vivo) e il mauve
(viola pallido).
Alla fine del secondo decennio del Novecento, quando la meccanizzazione cambia
velocemente le condizioni di vita, gli Schneider subiscono l'influsso dell'arte
africana in voga a Parigi, dei ritmi del jazz e dei blues americani, dei
balletti russi e soprattutto della pittura e scultura cubista; affascinati da
questo vortice, in risposta ricercano nuove espressioni, rivoluzionano le forme,
evidenziano la linea diritta e con essa esaltano la geometrizzazione del
disegno, fino alla purezza stilistica che sarà la classica Art Déco.
La manifattura conosce una forte espansione, gli Schneider stentano ad evadere
gli ordini che continuano a giungere dall'America del Nord e del Sud. Negli
Stati Uniti l'attivo depositario è Ovington di New York, a Londra li rappresenta
Finningans, a Bruxelles Backer, mentre a Parigi i due depositi per la diffusione
delle opere si trovano in rue de Paradis, al n. 54, dove sono trattate le
creazioni Schneider, e al n. 14 dove si evidenziano la linea diritta e con
essa esaltano la geometrizzazione del dise gno, fino alla purezza stilistica che
sarà la classica Art Déco.
La manifattura conosce una forte espan sione, gli Schneider stentano ad evadere
gli ordini che continuano a giungere dall'America del Nord e del Sud. Negli
Stati Uniti l'attivo depositario è Ovington di New York, a Londra li rappresenta
Finningans, a Bruxelles Backer, mentre a Parigi i due depositi per la diffusione
delle opere si trovano in rue de Paradis, al n. 54, dove sono trattate le
creazioni Schneider, e al n. 14 dove si vendono i vetri Le Verre
Francais-Charder. A partire dagli anni '20 la manifattura si dedica anche alla
produzione di vetrate.
Fatto curioso: Charles Schneider, socialista convinto, ad eccezione della
vetrata per la chiesa di Saint-Gildas di Rhuys nel Morbihan, non ha più voluto
accettare altre ordinazioni da parte della Chiesa per la realizzazione di
vetrate religiose.
All'Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels modernes a
Parigi
nel 1925, membro della giuria, partecipa fuori concorso in varie sezioni (e
riceve la croce di cavaliere della Legion d'Onore). Parallelamente alla sua
collezione di vasi, coppe e lampade, espone la serie delle vetrate che
rappresentano le quattro stagioni, dalle dimensioni di 8 metri per 4 metri.
Altre tre vetrate di 100 mq. ciascuna, sono realizzate per allestire il
padiglione dei vini della stessa manifestazione (una quarta vetrata è di Jacques
Gruber). Inoltre, a Schneider è chiesto di decorare la cupola della Sala dei
Congressi formata da una vetrata di numerosi elementi dal diametro di 1 metro
ciascuno.
La produzione Schneider dal 1925 al '30 è molto variata, vi è l'evolversi dei
vetri lisci e colorati nella massa, molto geometrici, incisi profondamente ad
acido, intagliati alla ruota o decorati al getto di sabbia (lavorazione molto
simile a quella di Daum); troviamo la serie dei vasi a bulles ed altri detti
cordées e godron, robusti e molto spessi, dalle applicazioni a caldo che creano
rilievi scultorei.
Nel 1926-27 la manifattura, attrezzata con moderni forni a gas, diventa la più
importante delle vetrerie d'arte francesi; accanto alle creazioni artistiche si
accompagna ora una produzione più commerciale rappresentata da vetri per
l'illuminazione. In grande serie vengono eseguite decine di modelli di lampade a
sospensione, composti dal corpo centrale con o senza tulipes, pressati in forma
a decoro astratto ottenuto tramite gli ossidi coloranti.
Schneider ha il danno di essere imitato nei suoi tipici colori e modelli dalla
marca Degué della Verrerie de Compiegne, diretta da Guéron, dopo che un gruppo
di suoi vetrai con il chimico Babille vi si sono trasferiti portandovi le loro
tecniche e ricette. Gli Schneider intentano allora un processo che dura dal 1926
al '32, alla fine, pur ottenendo ragione, con la crisi economica che imperversa,
le vetrerie sono in grave difficoltà.
Con la crisi del 1929-30 gli Stati Uniti, i maggiori clienti di Schneider,
cessano l'importazione; la manifattura è costretta a licenziare i lavoranti
riducendo la manodopera a 100 persone, adattandosi ad inviare i suoi specialisti
in prestito ad altre marche dove a volte vi è più lavoro; tra queste
collaborazioni la maggiore è realizzata con le Vetrerie Romilly in Normandia.
Nel decennio '30-'40 non vi sono grandi innovazioni, la lavorazione prosegue
nello stile, tecniche e modelli già in produzione dal '25 al '30.
I1 maggiore dei fratelli, Ernest, muore nel 1937; l'attività si arresta nel
1940 con l'inizio della guerra e, con l'occupazione tedesca della fabbrica,
tutti i documenti in archivio vengono distrutti.
A guerra finita bisognerà attendere il 1949 per il rilancio della firma. Charles
Schneider ed i figli Charles junior (1916-1984) e Robert-Henry (1917-1988)
fondano una nuova vetreria a Epanay-sur-Seine; la produzione impiega una ventina
di dipendenti ed è orientata al cristallo incolore lavorato alla pinza; il padre
crea ancora qualche modello prima della sua scomparsa, il 7 gennaio 1953,
all'età di 72 anni.
Una drammatica esplosione di gas nel 1957 arresta l'attività della cristalleria
che riprende solo nel 1962 trasferendosi a Lorris nel Loiret, dove continua fino
al 1981, anno di definitiva chiusura. Rimangono le opere di Charles Schneider,
le più immaginarie e rappresentative dell'Art Déco. Esposizioni postume sono
organizzate a partire dal 1981 al Kunstmuseum di Düsseldorf, nel 1982 la
rassegna passa al Kestener Museum di Hannover e l'anno dopo al Kunstsammlungen
der Veste di Coburg.
Nel 1982 a Parigi al Musée des Arts Décoratifs nell'Esposizione New Glass,
Schneider ha un posto di rilievo.
Nel 1984 il Louvre des Antiquaires a Parigi commemora Charles Schneider nel
primo centenario della nascita, con un'importante mostra, sia pure con un po' di
ritardo.
Tra i vari tipi di firme, a smalto, ad acido, alla ruota o moletta, al getto di
sabbia, compaiono Schneider, Le Verre Français, Charder e, per un breve periodo,
la minuscola bandierina francese blu-bianco-rosso inserita nel vetro.
Franco Borga
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