Franco Borga

 

 

GABRIEL ARGY-ROUSSEAU
 (Meslay-Le Vidame 1885 - Parigi 1953)
 

 

 

 

                                                             Galleria delle Opere

 

 

 

Gabriel Argy-Rousseau è maestro indiscusso della pâte de verre, la tecnica più artistica e più personale di tutti i procedimenti creativi in vetreria.
Il maestro è tra i pochissimi a pervenire autonomamente alla riscoperta dell' antica tecnica già praticata dagli Egiziani un millennio prima di Cristo, poi andata perduta.
Frequentando l'Ecole Nationale des Céramiques de Sèvres, dal 1902 al 1907, ha come compagno di scuola Jean Cros, che gli presenta il padre Henri Cros, pittore e scultore, che per primo riporta in auge la pasta di vetro; l'incontro deve essere stato determinante per Argy-Rousseau, che qui conosce anche Albert Dammouse, professore a Sèvres, dotato artista che realizza ceramiche, pâte de verre e pâte d'email.
A differenza del vetro soffiato, che si lavora inizialmente a caldo, la pasta di vetro richiede una serie preliminare di operazioni a freddo (in cui ogni artista segue un suo metodo che tiene gelosamente segreto) prima che l'oggetto sia realizzato per fusione con il calore. Il procedimento può essere paragonato alla fusione in bronzo, ma richiede accorgimenti tecnici più lunghi e laboriosi: il modello, dapprima realizzato in gesso, viene riproposto più volte in cera, materia che acconsente di ricavare le impronte del decoro e dello spessore del vaso, prima di ottenere la definitiva forma in terra refrattaria, che viene riempita di vetro macinato e polverizzato.
Ultimata la cottura  (dalle 7 alle 8 ore), si procede ad un progressivo raffreddamento in forno (15-20 ore circa). Il pezzo in pasta di vetro risulta quindi vetrificato e duro, dopo che la sua camicia di terra, divenuta friabile, è caduta in cenere. L'oggetto è pronto alla pulizia con la ruota di sughero, oppure all' acido fluoridrico, per poi essere lavato e spazzolato con acqua. L'oggetto può rimanere un unico esemplare (detto così a cera persa), oppure essere prodotto in serie preparando per ognuno la sua elaborata matrice. Cambiando di volta in volta i colori aggiunti alla polvere di vetro e applicando un colore diverso con un morbido pennello sulle parti decorate, a fusione avvenuta, si ottengono forme uguali ma con originali variazioni cromatiche.
Argy-Rousseau, dopo l'esperienza acquisita in ceramica alla Scuola di Sèvres, si diploma in chimica e si laurea in ingegneria, incominciando anche una carriera di pittore, che abbandona ben presto aprendo il suo atelier al n. 52 della Avenue del Ternes a Parigi. Insieme con le prime ricerche sulla pasta di vetro, esegue vasi per lo più incolori, di bella trasparenza, che decora a smalto ancora nel gusto Art Nouveau, esposti per la prima volta nel 1914 al Salon des Artistes Français. Nel periodo della guerra 1914-1918 è chiamato al servizio dell'esercito e sono di sua invenzione tre apparecchiature elettriche che vengono brevettate. Appassionato di fotografia, realizzerà altre scoperte nel 1924-25 mettendo a punto un procedimento istantaneo di fotografia a colori e un apparecchio per la selezione del colore; invenzioni che gli varranno l'onoreficenza di Accademico delle Scienze. Durante il periodo bellico non trascura il suo lavoro creativo, prepara infatti quei modelli di vasi, Veilleuses e lampade con raffinati decori dalle sfumature delicate che gli ottengono al Salone del 1919 grande successo da parte del pubblico e lusinghieri commenti da parte dei critici. Nel 1921 allarga il suo giro d'affari a causa delle numerose ordinazioni, per cui è costretto ad ingrandirsi e a trasferire la sua attività al n.9 della rue Simplon e ad assumere una cinquantina di lavoranti.  La Galleria di Moser-Millot al n. 30 del Boulevard des Italiens, concorrente di Géo Rouard, nonché maggior azionista della Argy-Rousseau, assorbe tutta la produzione; inoltre le sue opere vengono vendute nei Saloni e nelle mostre, dove non mancano premi e riconoscimenti. Finanziato, fonda una Società che porta il suo nome. È sempre invitato al Salon d'Automne, nel 1920 all' Esposition de l'Art et des Industries, nel 1923 all' Esposition des Arts Appliqués al Musée Galliéra. Nel 1925 è membro della giuria all' Esposition Internationale des Arts Décoratifs, dove espone le sue opere fuori concorso; nel 1926 è presente all' Esposition d'Art al Grand Palais. In questi anni raggiunge notorietà e incontestabile successo. Contemporaneamente alle sue esecuzioni di maîtrise in pasta di vetro, continua la lavorazione più corrente di vasi, boccette, flaconi e vaporizzatori dipinti a smalto, che affida per la vendita alla Galleria Bernheim al n. 2 di rue Caumartin. È egli stesso a creare i modelli; sensibile all'antichità egiziana e al classicismo della Grecia, ne trae ispirazione, come si nota nel vaso La danse del 1923, in Libation, vaso con personaggi ieratici e medaglioni, del 1924, e in Jardin des Hésperides del 1926 (chiamato anche La cueillette des pommes). Solo in rari casi si avvale dei modelli dell' amico scultore Marcel Bouraine del quale aggiunge anche la firma sulle deliziose figurine femminili ispirate a Tanagra, realizzate nel 1928: Baigneuse, Jeunesse, Papillon, Danseuse. Le opere di Argy-Rousseau, normalmente di piccolo formato, sono vasi, coppe, coppette miniatures, piccole lampade da tavolo dal gambo in pasta di vetro o montate in ferro battuto e patinato, veilleuses, veilleuses brucia profumo, minute plafoniere, placche decorative con una base illuminata, statuine, pendentifs, orecchini e rari servizi da liquore composti da plateau, caraffa e bicchierini. Le decorazioni sono naturalistiche - anemoni, papaveri, crisantemi, boccioli di rose, violette, cardi, prugne e uva - ma anche farfalle, gabbiani, lupi e altri animali o semplicemente fregi e rosoni. Con la scoperta della tomba del Faraone Toutankhamon nel 1923, il maestro, suggestionato dai decori egiziani, arricchisce il suo repertorio con gazzelle, scimmie, scarabei, ventagli e palmette. Dopo il 1930 il nuovo gusto lo porta ad un decoro più geometrico, a piccole sfaccettature, rombi, spirali, lesene, prettamente Art Déco. Introduce, nel 1923, la lavorazione della pasta di cristallo che gli permette di raggiungere maggiori effetti di semi-trasparenza dalla materia dei suoi oggetti, che già si distinguono per plasticità e per i toni cromatici nei rossi accesi dei papaveri e degli anemoni, che predilige. Con la crisi economica in atto nel 1930, vede declinare l'interesse per le sue paste di  vetro ed è costretto a chiudere l'atelier. Ritiratosi nella sua abitazione, riprende a lavorare in solitudine creando fino al 1934-35 le paste di vetro e di cristallo che espone come artista indipendente ai vari Saloni. Da questo periodo fino al 1953, anno della sua scomparsa, la sua partecipazione diventa saltuaria, nel 1951 però è presente all'Esposition "L'Art du Verre" al Musée des Arts Décoratifs, con un vaso ottagonale in pasta di cristallo. Tra i pochissimi artisti ad aver realizzato opere in pasta di vetro, a Gabriel Argy-Rousseau va il merito di essere stato il più sensibile e raffinato, dai critici e contemporanei definito "ingegnere e poeta". La firma G. Argy-Rousseau è iscritta a smalto sui vetri soffiati decorati in smalto; sulle paste di vetro o di cristallo sono impresse in rilievo, o impresse in creux nella pasta, G. Argy-Rousseau, oppure Argy-Rousseau.

Franco Borga

 

 

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