Galleria
delle Opere
Gabriel Argy-Rousseau è
maestro indiscusso della pâte de verre, la tecnica più artistica e più personale
di tutti i procedimenti creativi in vetreria.
Il maestro è tra i pochissimi a pervenire autonomamente alla riscoperta dell'
antica tecnica già praticata dagli Egiziani un millennio prima di Cristo, poi
andata perduta.
Frequentando l'Ecole Nationale des Céramiques de Sèvres, dal 1902 al 1907, ha
come compagno di scuola Jean Cros, che gli presenta il padre Henri Cros, pittore
e scultore, che per primo riporta in auge la pasta di vetro; l'incontro deve
essere stato determinante per Argy-Rousseau, che qui conosce anche Albert
Dammouse, professore a Sèvres, dotato artista che realizza ceramiche, pâte
de verre e pâte d'email.
A differenza del vetro soffiato, che si lavora inizialmente a caldo, la pasta di
vetro richiede una serie preliminare di operazioni a freddo (in cui ogni artista
segue un suo metodo che tiene gelosamente segreto) prima che l'oggetto sia
realizzato per fusione con il calore. Il procedimento può essere paragonato alla
fusione in bronzo, ma richiede accorgimenti tecnici più lunghi e laboriosi: il
modello, dapprima realizzato in gesso, viene riproposto più volte in cera,
materia che acconsente di ricavare le impronte del decoro e dello spessore del
vaso, prima di ottenere la definitiva forma in terra refrattaria, che viene
riempita di vetro macinato e polverizzato.
Ultimata la cottura (dalle 7 alle 8 ore), si procede ad un progressivo
raffreddamento in forno (15-20 ore circa). Il pezzo in pasta di vetro risulta
quindi vetrificato e duro, dopo che la sua camicia di terra, divenuta friabile,
è caduta in cenere. L'oggetto è pronto alla pulizia con la ruota di sughero,
oppure all' acido fluoridrico, per poi essere lavato e spazzolato con acqua.
L'oggetto può rimanere un unico esemplare (detto così a cera persa), oppure
essere prodotto in serie preparando per ognuno la sua elaborata matrice.
Cambiando di volta in volta i colori aggiunti alla polvere di vetro e applicando
un colore diverso con un morbido pennello sulle parti decorate, a fusione
avvenuta, si ottengono forme uguali ma con originali variazioni cromatiche.
Argy-Rousseau, dopo l'esperienza acquisita in ceramica alla Scuola di Sèvres, si
diploma in chimica e si laurea in ingegneria, incominciando anche una carriera
di pittore, che abbandona ben presto aprendo il suo atelier al n. 52 della
Avenue del Ternes a Parigi. Insieme con le prime ricerche sulla pasta di vetro,
esegue vasi per lo più incolori, di bella trasparenza, che decora a smalto
ancora nel gusto Art Nouveau, esposti per la prima volta nel 1914 al Salon des
Artistes Français. Nel periodo della guerra 1914-1918 è chiamato al servizio
dell'esercito e sono di sua invenzione tre apparecchiature elettriche che
vengono brevettate. Appassionato di fotografia, realizzerà altre scoperte nel
1924-25 mettendo a punto un procedimento istantaneo di fotografia a colori e un
apparecchio per la selezione del colore; invenzioni che gli varranno l'onoreficenza
di Accademico delle Scienze. Durante il periodo bellico non trascura il suo
lavoro creativo, prepara infatti quei modelli di vasi, Veilleuses e lampade con
raffinati decori dalle sfumature delicate che gli ottengono al Salone del 1919
grande successo da parte del pubblico e lusinghieri commenti da parte dei
critici. Nel 1921 allarga il suo giro d'affari a causa delle numerose
ordinazioni, per cui è costretto ad ingrandirsi e a trasferire la sua attività
al n.9 della rue Simplon e ad assumere una cinquantina di lavoranti. La
Galleria di Moser-Millot al n. 30 del Boulevard des Italiens, concorrente di Géo
Rouard, nonché maggior azionista della Argy-Rousseau, assorbe tutta la
produzione; inoltre le sue opere vengono vendute nei Saloni e nelle mostre, dove
non mancano premi e riconoscimenti. Finanziato, fonda una Società che porta il
suo nome. È sempre invitato al Salon d'Automne, nel 1920 all' Esposition de
l'Art et des Industries, nel 1923 all' Esposition des Arts Appliqués al Musée
Galliéra. Nel 1925 è membro della giuria all' Esposition Internationale des Arts
Décoratifs, dove espone le sue opere fuori concorso; nel 1926 è presente all'
Esposition d'Art al Grand Palais. In questi anni raggiunge notorietà e
incontestabile successo. Contemporaneamente alle sue esecuzioni di maîtrise in
pasta di vetro, continua la lavorazione più corrente di vasi, boccette, flaconi
e vaporizzatori dipinti a smalto, che affida per la vendita alla Galleria
Bernheim al n. 2 di rue Caumartin. È egli stesso a creare i modelli; sensibile
all'antichità egiziana e al classicismo della Grecia, ne trae ispirazione, come
si nota nel vaso La danse del 1923, in Libation, vaso con
personaggi ieratici e medaglioni, del 1924, e in Jardin des Hésperides
del 1926 (chiamato anche La cueillette des pommes). Solo in rari casi si
avvale dei modelli dell' amico scultore Marcel Bouraine del quale aggiunge anche
la firma sulle deliziose figurine femminili ispirate a Tanagra, realizzate nel
1928: Baigneuse, Jeunesse, Papillon, Danseuse. Le opere di Argy-Rousseau,
normalmente di piccolo formato, sono vasi, coppe, coppette miniatures, piccole
lampade da tavolo dal gambo in pasta di vetro o montate in ferro battuto e
patinato, veilleuses, veilleuses brucia profumo, minute plafoniere, placche
decorative con una base illuminata, statuine, pendentifs, orecchini e rari
servizi da liquore composti da plateau, caraffa e bicchierini. Le decorazioni
sono naturalistiche - anemoni, papaveri, crisantemi, boccioli di rose, violette,
cardi, prugne e uva - ma anche farfalle, gabbiani, lupi e altri animali o
semplicemente fregi e rosoni. Con la scoperta della tomba del Faraone
Toutankhamon nel 1923, il maestro, suggestionato dai decori egiziani,
arricchisce il suo repertorio con gazzelle, scimmie, scarabei, ventagli e
palmette. Dopo il 1930 il nuovo gusto lo porta ad un decoro più geometrico, a
piccole sfaccettature, rombi, spirali, lesene, prettamente Art Déco. Introduce,
nel 1923, la lavorazione della pasta di cristallo che gli permette di
raggiungere maggiori effetti di semi-trasparenza dalla materia dei suoi oggetti,
che già si distinguono per plasticità e per i toni cromatici nei rossi accesi
dei papaveri e degli anemoni, che predilige. Con la crisi economica in atto nel
1930, vede declinare l'interesse per le sue paste di vetro ed è costretto
a chiudere l'atelier. Ritiratosi nella sua abitazione, riprende a lavorare in
solitudine creando fino al 1934-35 le paste di vetro e di cristallo che espone
come artista indipendente ai vari Saloni. Da questo periodo fino al 1953, anno
della sua scomparsa, la sua partecipazione diventa saltuaria, nel 1951 però è
presente all'Esposition "L'Art du Verre" al Musée des Arts Décoratifs, con un
vaso ottagonale in pasta di cristallo. Tra i pochissimi artisti ad aver
realizzato opere in pasta di vetro, a Gabriel Argy-Rousseau va il merito di
essere stato il più sensibile e raffinato, dai critici e contemporanei definito
"ingegnere e poeta". La firma G. Argy-Rousseau è iscritta a smalto sui vetri
soffiati decorati in smalto; sulle paste di vetro o di cristallo sono impresse
in rilievo, o impresse in creux nella pasta, G. Argy-Rousseau, oppure
Argy-Rousseau.
Franco Borga
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