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TRIESTE   ROMANTICA

 

 

ITINERARI SENTIMENTALI D'ALTRI TEMPI

 

 

 

 

«La forma di una città» — scriveva Baudelaire — «cambia più in fretta, ahimé, del cuore di uomo».
La forma e la sostanza, indubbiamente, dal momento che questa è di quella rappresentazione di concretezza e, in ultima analisi, specchio dell'anima. E se poi si vorrà riflettere sulla realtà attuale di Trieste non sfuggirà l'importante regola di una città che — fatto straordinario — ha in un passato assai recente le vestigia del suo apogeo economico e culturale, obbligando chi alla sua verità e funzione di oggi si interessa a una revisione di breve portata storica, ma non di minore significato intrinseco.
Ché anche il cuore dei triestini, e la loro intelligenza e sensibilità, si sono sviluppati nella direzione di una comprensione «radicale» di quanto la Trieste di «ieri» ha premesso alla Trieste d'oggi, laddove per giusto fine s'intenda la conoscenza del presente e la previsione del futuro. Il quale non potrà mancare di positive prospettive proprio nella misura in cui noi riusciremo a cogliere il significato, apparente e intimo, di ciò che ci circonda.'
Di qui ha preso le mosse l'idea di questo volume, unico nel suo genere, e dalla considerazione di una vitalità critica la quale si rinnova nella funzionalità delle sue scelte, dei suoi programmi, dei
suoi contributi. Perché «Trieste Romantica» non esaurisca il suo significato nell'ambito della rievocazione, la sua credibilità è connessa al sostrato oggettivo che ha determinato l'impostazione volutamente disorganica del volume.

«Trieste romantica» è, dunque, una raccolta di contributi i quali esaminano, senza un'intenzionalità né diacronica né sincronica, alcuni spunti della Trieste del fine Ottocento e dello scorcio del nostro secolo. Opera di Rinaldo Derossi, Mario Doria, Bianca Maria Favetta, Alfonso Fragiacomo, Ricciotti Giollo, Giuseppe Radole e Alfieri Seri, cui va il nostro più sentito ringraziamento, tali contributi sono offerti alla curiosità e all'interesse del lettore con lo stesso affettuoso «disordine» con il quale sono nati, tra un'idea e una proposta, come una silloge che non ha la pretesa di esaurire i contenuti dell'indagine.
Così i reperti fotografici, che compaiono nel volume — grazie alla gentile concessione dei collezionisti C. Cadel, Antonio Ciana, Vinicio Grafitti, Ottone Lantieri, Livio Susa, Lamberto Tommaselli e Espero Viezzoli —, senza nessun vincolo con i testi, ai quali sono talvolta connessi con una coerenza soltanto incidentale. Documenti fedeli della loro epoca, testimoniano con esattezza e imparzialità, e con la forza medesima dei loro limiti tecnici (a volte inevitabilmente appariscenti), quegli aspetti della «Trieste romantica» che abbiamo con amore, punte di malizia e di magica tensione, disancorato dalla memoria di pochi.
Con l'aiuto di chi si è detto, appunto, e di Silvio Rutteri, cui ci è gradito porgere un ringraziamento particolare.

 

 

 

L'editore

SERGIO ZORZON

 

 

 

PRESENTAZIONE
 

La Libreria «Italo Svevo» ha pensato all'edizione di un'opera che riflettesse la nostra città nel buon tempo dei nostri nonni, o anche dei nostri padri; un'opera che non avesse però un'unitarietà di corso storico, ma sgorgasse da un insieme vario di ricordi come da una brigata di amici che, ritrovandosi in- sieme dopo anni e anni, andassero rievocando ciascuno un passato suo o di sua conoscenza. Sarebbe stato dunque un parlare alla buona, ma con l'esattezza d'un fatto vissuto o tramandato nella memoria, come sfogliando pagine di vecchi giornali e raccogliendone la cronaca immediata del giorno, senza legami con una esatta cronologia o con un soggetto ben determinato. Un vario e appassionato tuffo, quindi, nel tramontato romanticismo triestino, con un panorama di libera varietà, come dovuto a incontri di persone diverse. E chi poteva apparire meglio adatto a questa molteplice rievocazione con pittoricità della cronaca immediata se non chi della cronaca sia artefice tuttora? Ecco i1 motivo per cui l'editore puntò i suoi inviti nel mondo della stampa, e ne è cosa uscito un libro realizzato da un numeroso e ben quotato stuolo di apprezzati giornalisti e pubblicisti, temprati alle colonne dei quotidiani, padroni della misura limitata a una pagina e della cernita nell'abbondanza dei particolari, e non ignari naturalmente, ognuno nel proprio campo, del passato storico cittadino. Cosa una serie svariatissima di articoli, anonimi come quelli che vivificano le cronache del giornale, semplici di stile ma vivaci come l'impressione colta nel momento del atto o della scena, viene a portare al lettore il riflesso di un'epoca che è ancor nella coscienza di molti, ma che ancor più è nella non conoscenza di moltissimi. Sono pagine della massima varietà di maniera espositiva e di soggetto, improntate a un vario panorama dell'Ottocento, con qualche punta al massimo al primo ventennio del secolo attuale, quand'esso aveva ancora voce e costumanza del precedente. Fantasia e verità, leggenda e storia, vicende di vita quotidiana e pagine d'arte, sentenze di vecchi e parlata di popolo si susseguono senz'ordine prefisso, ricche di un ieri vicino e pur già così lontano nel travolgimento del Novecento postbellico. Sono tanti e tanti i soggetti, onde ogni lettore può trovare quanto sia di suo interesse. Festività religiose e rappresentazioni teatrali, fiorenti attività di società patriottiche e vicende di edifici sacri, scomparsi aspetti topografici e usanze tramontate nel nuovo ritmo della vita, baracconi di fiere e sonorità di mercati, vivacità di contrade e ondulazioni di galleggianti di bagni marini, mete di passeggiate e aurore di ferrovie, rumori di mestieri e varietà di trasporti urbani, costumi di territoriali e mondo di fanciulli, corse al trotto e sale cinematografiche, terminologie dialettali e invitanti osterie si alternano nella sorpresa rievocatrice. Rimbalzano alla memoria cose note e dimenticate; sorprendono la mente fatti ignorati e usanze inconcepite. Un passato che pareva inesistente o vuoto, balza sul palcoscenico della storia vivo e pulsante, luminoso di episodi e avvinghiante di scene. La voce sommersa del passato riemerge col suono suo naturale e sfugge all'uniformità monotona, perché riportata vibrante da intelletti diversi, differenziantisi nella personalità dello stile e nella maniera rievocatrice, che è propria di ogni singolo scrittore. Nell'unicità del compito, la personalità di ciascuno è diversa. Ed è il motivo della varia vivacità di queste pagine, per cui a1 chiudersi di ciascuna c'è la sorpresa per la diversa intonazione della successiva. Una sorprendente copiosità di rare illustrazioni corrisponde alla parola scritta, e concorre meglio a imprimere nella nostra mente la cara visione del nostro passato ottocentesco.

 


SILVIO RUTTERI

 

 

 

 

 

 

INDICE DEI TESTI


La «Società di Minerva». Pag.9
Il gioco della tombola. Pag.10
Via del Torrente (ora Carducci). Pag.13
Le «Generali» e la «Ras». Pag.14
La Sinagoga. Pag.19
Il Politeama Rossetti. Pag.20
La «mularia» ed i ricreatori comunali. Pag.23
Locande e alberghi. Pag.24
Miramare. Pag.27
Il Palazzo Carciotti e le rive. Pag.28
La Strada ferrata. Pag.31
L'Alabarda di San Sergio. Pag.32
Il Campanile di San Giusto. Pag.33
La Cattedrale di San Giusto. Pag.34
Il Teatro Verdi. Pag.37
Piazza della Dogana (ora piazza Vittorio Veneto). Pag.38
Piazza Grande (ora  piazza dell'Unità d'Italia). Pag.41
La Pia Casa dei Poveri. Pag.42
Il Teatro Filodrammatico. Pag.45
Le carrozze di servizio pubblico. Pag.46
L'illuminazione pubblica. Pag.51
I cantieri. Pag.52

Corsia Stadion (ora Via Battisti). Pag.55
La Chiesa Evangelica. Pag.56
Navigazione e Lloyd. Pag.59
Il servizio tranviario. Pag.60
La Caserma Grande. Pag.63

I Teatri all'aperto. Pag.64
Toponomastica affettiva della vecchia Trieste bagni galleggianti. Pag.65
Il «Liston» ed i passeggi. Pag.66

L'Ippodromo di Montebello. Pag.70

La Lanterna. Pag.73

I bagni di mare. Pag.74

Roiano. Pag.77

Fontane vive e silenti. Pag.78

Barcola. Pag.83

Le processioni. Pag.84

Piazza della Borsa. Pag.87

Il Canal Grande. Pag. 88

San Giovanni e il Boschetto. Pag.91

I Carnevali ed i «Corsi». Pag.92

Piazza Barriera Vecchia (ora  piazza Garibaldi). Pag.95

Il Teatro Corti. Pag.96

Gli Stabilimenti dei Bagni Comunali. Pag.97

Il Cacciatore. Pag.98

I funerali. Pag.101

Le «Venderigole». Pag.102

Piazza della Legna (ora  piazza Goldoni). Pag.105
Piaza Giusepina (ora  piazza Venezia). Pag.106
Via del Molino a Vento. Pag.109
Le pescherie. Pag.110

Servola. Pag.115

Il Castello di San Giusto. Pag.116

Alcune macchiette triestine. Pag.119

I Caffé con la «cogoma». Pag.120

Il Teatro Armonia. Pag.123

Le birrerie. Pag.124
Acqua dolce per Trieste. Pag.127
Cresime e cresimandi. Pag.128

Sellai e fabbri-carrai. Pag.130

Lo sport. Pag.133

Via Fabio Severo. Pag.134

Quaresime e Pasque. Pag.137
Buffalo Bill e il Circo «Charles». Pag.138
La Galleria del Tergesteo. Pag.141
Andar al Coroneo. Pag.142
La Chiesa di Sant'Antonio Nuovo. Pag.147
Scuole pubbliche e private. Pag.148
Il Teatro Fenice. Pag.151
Le fiere di S. Nicolò e di S. Michele. Pag.152
Le scuole ippiche. Pag.155
I «fransi» ed i «Citi». Pag.156
Le osterie. Pag.159
La Chiesa di Sant'Antonio Vecchio. Pag.160
I macelli. Pag.161
I terremoti. Pag.162
Le beneficiate. Pag.165
L'Anfiteatro Maurone. Pag.166
La Chiesa dei Gesuiti.. Pag.169

La Lega Nazionale e la «Ginnastica» pag. 170

Il Teatro San Pietro. Pag.173

La Madonna della Salute. Pag.174

Un campo ed un «prà». Pag.179

I tre Lazzaretti. Pag.180

Asini, donne del latte e lavandaie. Pag.183

I Greci e i Serbo-Ortodossi. Pag.184
Gli Orologi. Pag.188

Le grandi demolizioni. Pag.189
Il Corpo dei Pompieri. Pag.191

Il Fondo Ralli. Pag.192

Scuole Materne. Pag.193
Il Cinematografo. Pag.194

La Chiesa di San Silvestro. Pag.197

Il Viale dell'Acquedotto (ora Viale XX Settembre). Pag.198
I mercati degli ambulanti. Pag.201

I Caffè-concerto. Pag.202

 

 

 

 

© Edizioni Italo Svevo, via Battisti n. 6, Trieste.