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JAY MAISEL PHOTOGRAPHY
Michele Catania
"... uno dei maggiori punti di forza della fotografia è di essere un custode di memorie, la prova incontrovertibile di attimi del passato."
The Jay Maisel Workshop - 190 Bowery, New York
190 Bovery New York City, quartieri di Manhattan's Lower East Side, qui, dove c'era un'importante sede della Banca tedesca, in un enorme edificio di 3.250 metri quadrati, acquistato nel 1966 e che si erge su sei piani, Jay Maisel ha i suoi uffici, archivi, laboratorio ed abitazione.
Se lo studio di
un fotografo è lo specchio della sua posizione nello star-system
dell'immagine, allora certamente Maisel è uno dei più grandi
fotografi al mondo.
Gli studenti
devono portare la loro fotocamera digitale corredata da obiettivi,
un portatile con software utile per l'editing e la trasformazione.
Ai piani
superiori, le pareti sono quasi interamente dedicate ad esporre le
immagini del proprietario. La parte adibita ad abitazione rivela la
passione di Maisel per il collezionismo, migliaia di oggetti
artistici, ma anche cose strane: imballaggi, bottiglie vuote,
piccoli
attrezzi, lenti, magneti, viti, monete, marmi e componenti per
computer. Egli gli raccoglie amorevolmente per ammirarne la forma,
il colore, l'artigianato e diventano
interessanti
soggetti di ispirazione per alcune sue foto. Quando gli è stato chiesto dell' XI Settembre, ha risposto che le Torri Gemelle del World Trade Center erano per lui un simbolo meraviglioso, la quintessenza di New York, un punto di riferimento, molto di più che l'Empire State Building, a causa proprio della loro doppia azione, che le rendeva anche un meraviglioso simbolo grafico.
"... devi aver vissuto una città per comprenderne appieno il significato dei suoi edifici e dei loro abitanti. Mi sono trovato a piangere molte volte, e temevo che qualcuno mi avrebbe chiesto se avessi perso qualcuno. La risposta sarebbe stata: ...nessuno mi conosceva, ma ho perso tutti."
Jay nasce a Brooklyn il 18 gennaio 1931, quando gli USA sono nel pieno della crisi economica successiva al fatidico '29. La sua formazione avviene alla High School Abraham Lincoln di Brooklyn, dove si era iscritto nel settore grafico-pittorico, allievo di Leon Friend per la grafica e Joseph Hirsch per la pittura. Negli USA all'epoca andava per la maggiore l'Action Painting, l'espressionismo astratto. Jay frequenta anche alla Cooper Union Art School, i corsi di pittura, disegno e progettazione tridimensionale. Nel 1948 si diploma, quando ancora la fotografia è lontana dai suoi interessi primari. Si iscrive all'Università di Yale, dipartimento d'arte, dove conosce il tedesco Joseph Albers, pittore, grafico e designer, membro del gruppo Abstraction-Creation. Albers insegna dal 1950 all'Università di Yale, direttore del dipartimento d'Arte e sprona i suoi allievi a sviluppare una propria maniera di vedere il colore, scevra da codici interpretativi personali. Maisel, che proprio con Albers studia i problemi del colore, viene spinto a disinteressarsi dell'aspetto psicologico e sentimentale, cercando l'oggettività della forma e dei suoi elementi costitutivi. Durante questo periodo ha modo di fare la sua prima esperienza con un apparecchio fotografico, prestatogli da Buckminster Fuller. Fuller, uno dei massimi esperti di architettura industriale negli USA, si rivolgerà, nel 1967, a Maisel per una documentazione fotografica della grande cupola geodetica realizzata per il padiglione USA all'Expo di Montreal in Canada. Nel 1953 Jay Maisel si laurea, ottenendo il Bachelor of Arts, all'Università di Yale e si accinge ad entrare nel mondo del lavoro, proprio quando si sta sviluppando enormemente il settore dell'advertising, la fotografia commerciale. Maisel non si sente fiducioso delle sue capacità di guadagnarsi da vivere con la pittura e temendo possibili e lunghe difficoltà economiche, sceglie la fotografia. Di notte lavora in una panetteria di New Haven, durante le ore del giorno si dedica a fotografare tutto ciò che desta il suo interesse. Utilizza inizialmente il bianco e nero; ma comprende presto che per la sua formazione specifica gli è più congeniale il colore. Propone i suoi scatti a case editrici e agenzie pubblicitarie, ma con scarsi risultati. Decide allora di frequentare un corso accelerato di fotografia con Herbert Matter; nel 1954, tiene la sua prima personale alla Photographers Gallery di New York. Arrivano le prime commissioni a carattere commerciale-pubblicitario: un lavoro per la rivista Dance, uno per la Columbia Records e un opuscolo farmaceutico per la CIBA. Nel 1956, si iscrive ai corsi di Alexey Brodovitch, art director di Harper's Bazaar, il cui motto è: "Ogni lavoro deve essere fatto al meglio". Agli allievi che gli sottopongono le loro fotografie, Brodovitch elargisce suggerimenti e critiche, spronandoli a migliorare.
Da questo
momento, per Maisel inizia una escalation
lavorativa e di successo: riviste, agenzie pubblicitarie, grandi
società multinazionali sono i suoi clienti abituali; espone in ogni
parte del mondo, pubblica i suoi lavori su svariate riviste di
fotografia e su libri. Ma Jay lavora soprattutto per sé, per il
piacere dello scatto. Nel 1967 inizia ad insegnare "colore nella
fotografia" alla School of Visual Arts di New York e alla Cooper
Union Art School. Nel 1977, Maisel riceve la medaglia St. Gaudens della Cooper Union. Nel 1978, gli viene assegnato un premio della American Society of Magazine Photographers (ASMP). Jay Maisel, persona di grande cultura, è un professionista dalle grandi doti, in grado di lavorare intensamente con proverbiale serietà professionale. Non esita a rinunciare a un lavoro se ritiene che qualcuno sia in grado di farlo meglio di lui, ma è sempre pronto a scattare decine di fotografie su qualsiasi soggetto lo provochi. Dovunque vada, ha sempre con sé un mazzo di apparecchi fotografici.
"Mi sono convinto che posso imparare sempre cose nuove, vedere ogni giorno posti diversi. È vero che alcuni incarichi possono trasformarsi in una routine di mestiere, ma l'importante è riuscire sempre a crearsi problemi nuovi, a tentare strade diverse, mirando sempre un po' più in alto rispetto alle richieste del cliente".
Le sue fotografie
a colori, in grande formato, sono nei musei di tutto il mondo;
vengono vendute in multipli ottenuti dalla diapositiva attraverso il
processo del "dye transfer", firmate con un punzone a secco
(difficile da contraffare), a cifre di tutto rispetto.
"... ho il privilegio di scegliere ciò che mi piace. Potrei fotografare anche i rifiuti, certamente. Potrei cercare la tragedia al posto della bellezza. Ma è una scelta che riguarda solo me. Voglio essere giudicato per il mio lavoro, non per quello che potrei fare".
"Andate in sette paesi dell'Africa e riprendete tutto quello che volete. Avete tre giorni in ogni paese." È stato molto difficile allora ottenere il permesso di entrata in quei paesi, e in alcuni di essi sono anche stato arrestato per aver scattato le foto. Ma è stato un meraviglioso incarico. La cosa peggiore e la parte migliore è che non avevo limitazioni.
Maisel dimostra
di aver assorbito dalla Pop Art la capacità di estraniare un oggetto
o un momento da un contesto indifferenziato, la sua inquadratura è
spazio della presenza, non spazio della rappresentazione. Con
l'Iperrealismo, Maisel ha in comune il gusto per la selezione e
nitidezza del particolare, l'esaltazione del colore, in una quasi
totale assenza di "rumore". Ha utilizzato tutto quanto il processo
fotografico gli metteva a disposizione: la compressione prospettica
del teleobiettivo, la saturazione cromatica da sottoesposizione,
pellicole granaesenti. Maisel ha sempre controllato personalmente l'intero procedimento:
"... voglio che si riesca a trasferire nella stampa esattamente la visione che io ho avuto".
Quando gli è stato chiesto di offrire dei consigli ai giovani fotografi su come promuovere se stessi, ha risposto:
Inoltre, se volete fare i
fotografi, dovete portare sempre con voi una macchina fotografica,
perché la fotocamera dovrebbe essere una vostra appendice. Non
dovreste pensare: oggi ho intenzione di uscire a fare degli scatti,
ma dovete essere sempre pronti a cogliere l'attimo".
Bibliografia:
Jay Maisel, Jay Maisel New York - 2000
I grandi fotografi, Jay Maisel - Fabbri 1982
Enciclopedia pratica per fotografare, voce Jay Maisel - Fabbri 1979
Sitografia:
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