Ansel Adams
Il pensiero e la tecnica
Michele Catania
Ansel Adams è forse il più celebre fotografo paesaggista del ‘900, famoso per la cura con cui realizzava i suoi scatti, dall’analisi compositiva a quella esposimetrica fino alle stampe. I suoi paesaggi bianconeri sono carichi di forza e dinamismo volti a mostrare non tanto la realtà delle cose, bensì la loro intrinseca bellezza, espressa tramite ciò che il fotografo sente e percepisce del proprio soggetto. La foto dunque è un’espressione soggettiva e personale che non va confusa con ciò che rappresenta, lo stesso Adams disse che una persona che avesse visto uno dei suoi paesaggi prima di una sua foto vi avrebbe trovato enormi differenze. Una foto non è la rappresentazione della realtà ma una sua interpretazione, attraverso la visione del fotografo, cioè un’analisi compositiva dell’inquadratura eseguita con grande capacità tecnica, ma soprattutto un’analisi esposimetrica di ogni gradazione tonale, volta a realizzare un negativo, che una volta lavorato, possa dare in stampa la miglior resa possibile, secondo ciò che il fotografo vuole comunicare. Questo sistema, inventato da Adams e chiamato “sistema zonale” permise al fotografo di realizzare spettacolari scatti con un controllo sulle fonti di luce quasi totale, in grado di catturare ogni minimo dettaglio e giocando con la latitudine di posa ed il contrasto per ottenere l’effetto desiderato.
Moonlight over Hernandez (New Mexico), in questo scatto del 1941 Adams riesce a catturare un immagine con un dettaglio tale da riuscire a scorgere i crateri lunari e allo stesso tempo eponendo perfettamente la cittadina, con una una profondità di campo che si estende dal soggetto più vicino fino alla lontana catena montuosa.
Adams dedicherà tre volumi alla spiegazione del suo processo fotografico dai titoli: Il negativo, La stampa, La fotocamera, nei quali codificherà il proprio “sistema zonale” come la capacità di orientare l’informazione fotografica secondo particolari emozioni personali e soggettive. Adams elaborò anche la teoria della “previsualizzazione” secondo la quale prima ancora di pensare a scattare una fotografia ad un determinato soggetto analizzava l’ambiente per determinare come sarebbe stato ad una certa ora con un certo tipo di luce e se li vi sarebbe potuto accadere qualcosa di interessante da poter immortalare, sapendo così muoversi nel posti giusti nel momento più propizio per la realizzazione delle sue opere.
Vernal Fall, eseguita nel 1948 fa parte dei numerosi scatti eseguiti nello Yosemite National Park, la composizione molto studiata e dai toni profondi e contrastati
Ansel Adams fu uno dei fondatori del “Gruppo f.64” assieme ad altri noti fotografi come Weston, che sul filone della fotografia straight e in contrapposizione al pittorialismo si prefiggeva l’obiettivo di comunicare l’assoluta nitidezza d’immagine e la massima profondità di campo possibile, ottenuta appunto con un diaframma molto chiuso che nella maggior chiusura raggiunge proprio il valore 64 tipico del grande formato che utilizzavano i membri di questo gruppo.
Monument Valley, Arizona 1958, in questo scatto si apprezza l’importanza che Adams attribuiva alla profondità di campo. La roccia in primo piano e le montagne sullo sfondo oltre che essere perfettamente ordinate secondo una logica geometrica appaiono perfettamente a fuoco.
Bibliografia: The Camera ( La Fotocamera - Zanichelli ed. - I ediz. Nov 1989) The Negative ( Il Negativo - Zanichelli ed. - I ediz. Ottob. 1987) The Print ( La Stampa - Zanichelli ed. - I ediz. Nov. 1988)
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