La Scultura cubista
Giorgio Catania
E. Degas, Donna che esce dalla vasca da bagno, bronzo
La scultura, che dal Rinascimento aveva riconquistato un ruolo primario nella definizione degli spazi esterni e interni delle città, nel Seicento con il barocco e fino a tutto l'Ottocento, venne ampiamente utilizzata per soddisfare le esigenze della devozione clericale e nella propaganda politica e celebrativa dello Stato. Nobili e borghesi giunsero persino a erigere i loro monumenti funebri nelle chiese. Il suo linguaggio formale, dopo essere rimasto invariato per secoli in una tradizione artistica consolidata e di successo, dalla seconda metà del XIX° secolo comincia a modificarsi ad opera dell'Impressionismo. In particolare sarà Edgard Degas, anche se in minor misura che nella pittura, a esercitare una certa influenza in questo campo. Nella scultura Donna che esce dalla vasca da bagno[1], Degas si esprime in un tema a lui caro: donne che fanno il bagno, entrano ed escono dalla vasca, si lavano, si asciugano, si pettinano - nudi che evocano la sensuale pienezza delle linee femminili attraverso un linguaggio ancora non insensibile alla lezione di Rodin, alla ricerca di nuove forme espressive.
E. Degas, Donna che entra nella vasca da bagno. New York, Metropolitan Museum
P. Gauguin, Day of the God (Mahana no Atua), 1894. Chicago, Art Institute
P. Gauguin, Jeune tahitienne, 1890-93, scultura lignea. Sothebys New York, 3 giugno 2011
L'arte primitiva Alla ricerca delle origini dell'umanità e di una vita semplice, Paul Gauguin trascorrerà diversi anni tra le popolazioni dei Caraibi e della Polinesia vivendo la stessa vita delle popolazioni locali, impegnandosi di apprenderne le tradizioni culturali e artistiche. Dai miti e leggende di questi "Primitivi" egli si ispirerà per i suoi quadri e rilievi in legno, che diverranno spunto per gli artisti occidentali alla ricerca di nuovi linguaggi formali. Nello stesso anno della sua morte (maggio 1903), avvenuta alla Dominique, nelle isole Marchesi, il "Salon d'Automne" gli dedicò una retrospettiva che molto contribuì all'inizio del Primitivismo nell'Arte Moderna occidentale.
H. Rousseau. La Bohémienne endormie. New York, Museum of Modern Art
Ciò che Gauguin era andato a cercare in Polinesia, Rousseau il Doganiere lo aveva colto negli zoo e nei giardini botanici di Parigi, ben rappresentato nei suoi dipinti naïf. Tele dai rapporti prospettici quasi inesistenti, offrono una visione bidimensionale e dilatata dello spazio, trasportando l'osservatore in un mondo da favola - un magico incanto che precorre il Surrealismo. Autodidatta, Rousseau si espresse con una semplicità quasi infantile, riuscendo però a destare l'interessante degli artisti più innovativi e affermati di quel tempo. Pablo Picasso, contribuì molto alla fama di Rousseau: riconoscendo alla figurazione primitiva ed esotica delle opere del Doganiere una ricerca quasi spirituale di ritorno alle origini, assieme ad Apollinaire, Salmon, Gris, Vaillant, e altri, nel 1908 volle celebrarlo al Bateau Lavoir con un banchetto simbolico che sarebbe passato alla storia. Nonostante l'artista non avesse avuto altra ambizione se non quella di essere accolto e considerato nel mondo artistico parigino, l'influenza che la sua pittura "primitivista" esercitò sul Cubismo, Espressionismo e Surrealismo, fu considerevole.
Parigi, Montmartre, "Bateau-Lavoir", place Émile-Goudeau (place Ravignane), 13
Paco Durio (Francisco Durrio de Madrón), scultore e ceramista, viveva al Bateau-Lavoir già da diversi anni quando all'arrivo di Picasso (1904), avendo trovato un locale più adatto alle sue esigenze, gli propose di occupare il suo studio. All'epoca, il giovane Pablo, appena entrato nella fase del «periodo blu», se la passava piuttosto male economicamente e Paco gli venne in aiuto.
Paco Durio, Tête synthétiste, rame
Paco Durio era già stato grande amico di Gauguin, tanto che questi alla sua partenza per le Martiniche gli aveva lasciato alcune sue opere. Anche Picasso gli farà dono di due dipinti; un'amicizia tra i due, che a causa di contrasti proprio riguardo al Cubismo, cesserà drasticamente.
Fig.1 - Maschera rituale Bobo, Burkina Faso - Fig.2 - Maschera Dan Guere, Costa d'Avorio
Nel 1906, in Picasso si manifestano le influenze esercitate dall'arte orientale e dall'arte africana (Bobo, Dan, N'gueré, Bakota...), che molto affascinarono tutto il mondo intellettuale di quel periodo - le contemporanee ricerche psicoanalitiche vedranno nel 1913 la pubblicazione di Totem e Tabù di Freud. La scultura e la maschera africana, già apparsa nell'opera di Gauguin, nella sua semplificazione e deformazione espressionistica, è carica di significati mistici, primitivistici ed esotici. Nell'Africa nera, la credenza nel potere degli antenati, delle divinità e di altri esseri soprannaturali dominava il pensiero religioso; le maschere venivano utilizzate nei rituali con l'intento di assicurare la fertilità, l'incremento dei raccolti, l'ottenere protezione e benessere. Il legno, materiale di uso più comune in queste maschere rituali, veniva talora dipinto in policromia, talora annerito o sporcato di sangue; i soggetti fondamentali erano antropo- e zoomorfi, anche combinati tra loro in maniera seminaturalistica e grottesca.
Ernst Ludwig Kirchner, Tänzerin, 1914. Berlino, Brücke Museum
Ernst Ludwig Kirchner, che nel 1905 redige il Manifesto della Brucke, collezionava
sculture africane. Nella Danzatrice del 1914, come in altre opere
dell'artista, appare evidente l'influenza dell'arte primitiva - i volti
delle due figure alla destra del dipinto si ispirano alle maschere africane.
Pablo Picasso, 1907, Les demoiselles d'Avignon. New York, Museum of Modern Art
Pablo Picasso, 1907, Les demoiselles d'Avignon, particolare
Nella composizione, i corpi appaiono piatti, quasi senza modellazione, forme essenziali che non consentono l'individualizzazione dei caratteri somatici - una singola linea unisce il sopracciglio con il naso mostrato di profilo. I volti delle due figure all'estrema destra del dipinto sono rappresentazioni di maschere africane stilizzate. Nell'apparente semplicità esecutiva di questo dipinto, nell'intento di evitare qualsiasi effetto di prospettiva, Picasso ha dovuto risolvere diversi problemi legati alla rappresentazione dei volumi - più di 100 sono i disegni e bozzetti realizzati dall'artista prima di giungere al capo d'opera.
P. Picasso, Tête de femme, 1909. Collezione privata
I vari procedimenti di riduzione geometrica dei soggetti, la compressione dei volumi sul piano di rappresentazione non convinsero pienamente il maestro, che continuò la sua ricerca in altre direzioni. Progressi estetici significativi nella scultura cubista, sarebbero arrivati proprio da Picasso e dal connazionale Julio Gonzales, alcuni anni dopo, quando i volumi solidi si sarebbero mutati in una sorta di collage tridimensionale aperto su tutti i lati, dove l'ideale trasparenza quasi annulla l'entità volumetrica.
Julio Gonzales, nel 1893, conosce Pablo Picasso in un noto caffè di Barcellona. Trasferitosi nel 1904 a Parigi, frequenta Pablo Gargallo, Jaime Sabartés, Juan Gris, Manolo Hugue e Max Jacob. Espone alla Société Nationale des Beaux-Arts, al Salon des Indépendants e al Salon d'Automne. Nel 1918 apprende le tecniche di saldatura autogena, facendola divenire strumento nelle sue future realizzazioni artistiche in ferro; ritaglia, gioca sull'equilibrio fra vuoto e pieno, curva e linea diritta, linea e spazio, sensibile alla geometria delle forme.
J. González, Bailarina pequeña, bronzo. Madrid, Museo Reina Sofia
Dal 1920, González inizia a collaborare con Picasso, al quale successivamente fornirà assistenza tecnica per l'esecuzione di sculture in ferro (dal 1928 al 1931), condividendo con il maestro importanti ricerche sulla scultura cubista.
Georges Braque, Case all' Estaque, 1908
Georges Braque, l'altro grande protagonista del cubismo, inizia nel 1908 la sua ricerca pittorica nella scomposizione delle forme.
G. Braque, Hymen, scultura in gesso G. Braque, Thyria, scultura in ceramica
U. Boccioni. Forme uniche della continuità, 1912. New York, Museum of Modern Art
Anche in Italia la scultura viene travolta dai venti di innovazione. Medardo Rosso (Torino 1858 – Milano 1928), cresciuto nel clima della Scapigliatura lombarda prima e a Parigi dopo il 1887, assorbe il messaggio di Degas, cerca di superare la contraddizione tra forma chiusa e spazio aperto. Questa nuova strutturalità della forma plastica richiamerà l'interesse di Boccioni e dei futuristi sull'opera di Rosso. L'11 aprile del 1912, Umberto Boccioni pubblica il "Manifesto tecnico della scultura futurista" in cui afferma che "la scultura si prefigge la ricostruzione astratta dei piani e dei volumi che determinano le forme, non il loro valore figurativo"; nega inoltre l'esclusività di una materia per l'intera costruzione d'un insieme scultoreo, promuovendo l'utilizzo di materie diverse: "vetro, legno, cartone, ferro, cemento, crine, cuoio, stoffa, specchi, luce elettrica ecc.".
U. Boccioni. Antigrazioso, 1913. Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
Nel 1913 realizza il gesso Antigrazioso (Ritratto della madre - Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), ove i lineamenti della donna vengono deformati nella resa di una fusione tra spazio e tempo.
U. Boccioni, Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1914–15, guazzo, olio, legno, cartone, rame e ferro dipinto. Venezia, Peggy Guggenheim
Tra le poche opere realizzate e sopravissute[3] dell'artista, molto significativo Dinamismo di un cavallo in corsa + case, del 1914-1915 (Venezia, Peggy Guggenheim).
Boccioni analizza, in una prima fase il rapporto di influenza reciproca tra oggetto e ambiente circostante, quindi i mutamenti emotivi del soggetto nel continuum spazio-tempo.
« Boccioni si preoccupa di precisare la posizione del dinamismo plastico e sintetico del Futurismo in rapporto al Cubismo ed ai suoi precedenti storici.» (Argan, 1970)
G. Balla, Linee forza del pugno di Boccioni
Giacomo Balla, con Linee forza del pugno di Boccioni, offre l'impressione simultanea di dinamismo, potenza e velocità. Alla morte di Boccioni, nel 1916, l'opera diverrà l'emblema del "Manifesto Futurista", stampata sulla carta da lettere del gruppo.
A. Modigliani, Testa, 1910-12 pietra calcarea, h. 64. Christie's Parigi, 14 giugno 2010
Tra gli artisti italiani, Amedeo Modigliani, è certamente quello che più
è stato a contatto con i grandi protagonisti del cubismo. Arrivato a Parigi nel febbraio 1906, conosce e
frequenta Picasso e Braque; incontra Brancusi alla Cité Faulguière a
Montparnasse e con lui ha lunghe discussioni che lo fanno interessare maggiormente alla scultura, di cui aveva già subito l'incanto ai tempi
degli studi a Venezia.
Spesso si reca nell'atelier parigino di questi,
per scolpire assieme a lui - nasce l'amicizia; nel 1909
Modigliani invita Brancusi a trascorrere le vacanze estive nella sua casa di Livorno[4]. Avendo sofferto
nel
1901, di seri problemi polmonari, il dottor Alexandre sconsiglia Modigliani di
lavorare il marmo bianco, le cui fini polveri gli avrebbero potuto arrecare danno ai polmoni - l'artista si dedicherà alla pietra arenaria,
disdegnando invece argilla e gesso.
A. Modigliani, Nudo femminile in piedi. Canberra, Australian National Gallery
P. Picasso, Le verre d'absinthe, 1914. Collezione eredi Picasso
U. Boccioni. Sviluppo di una bottiglia nello spazio, 1912. Milano, Museo del Novecento
Picasso, con il Bicchiere d'assenzio del 1914, forse si ispira al bronzo eseguito nel 1912 da Umberto Boccioni, intitolato Sviluppo di una bottiglia nello spazio, in cui la bottiglia viene sezionata in modo da farne vedere anche l'interno.
P. Picasso, Chitarra, 1912-13, fogli metallici, spago, e cartone. New York, Museum of Modern Art
Nel 1912-1913, Picasso realizza Chitarra, una composizione in metallo, spago e cartone assemblati in maniera completamente nuova. Nel 1913, ancora uno strumento musicale: Violino (Parigi, Musée National Picasso), una composizione in metallo, pittura e fil di ferro.
P. Picasso, Studio per un monumento a Guillaume Apollinaire, 1928/1962. Collezione Macklowe
Picasso, agli inizi degli anni Trenta, esegue decine di sculture. Durante tutto il suo percorso artistico tornerà più volte ad occuparsi della scultura utilizzando vari materiali: cartone, legno, ferro, bronzo e ceramica.
Raymond Duchamp-Villon, Le Cheval, 1914. Parigi, Musée National d'Art Moderne
Raymond Duchamp-Villon (Damville 1876 – Cannes 1918), diede vita, assieme ai fratelli, al gruppo di artisti e critici che prese il nome di "Gruppo di Puteaux".
L'artista, con i suoi ready-made, (come la pala da neve
intitolata In advance
of the broken arm del 1915 o l'orinatoio del 1917, titolato
Fontana), aprirà la strada ad un nuovo
concetto di Arte, dove anche un oggetto
comune può venire innalzato al rango di opera d'arte per la sola volontà
dell'autore, ovvero l'idea è "progetto" e il soggetto è "opera".
H. Laurens, Testa, 1918-1919, pietra colorata. Parigi, Centre Pompidou H. Laurens, La grande Baigneuse, 1947, bronzo. Francoforte, Städel Museum
Henri Laurens (Parigi, 1885 – 1954), trasferitosi a Montparnasse, dopo aver conosciuto Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Fernand Léger, aderisce al Cubismo. La sua opera cubista ha notevoli parallelismi con tutti i principali protagonisti del movimento: le sue prime composizioni sono "Papiers collés", poi assemblaggi realizzati sovente con materiali di recupero, che l'artista all'epoca giudicava dei passatempi, come il Compotier de raisins. Successivamente esegue opere in pietra, terracotta e bronzo - diverrà famoso per le sue Baigneuses.
Jacques Lipchitz, Testa, 1915, scultura in bronzo
Jacques Lipchitz (Druskininkai 1891 - Capri 1973), trasferitosi a Parigi nel 1909 per studiare scultura all'École des Beaux-Arts, dopo aver conosciuto a Montmartre Juan Gris, Pablo Picasso e Amedeo Modigliani (con quest'ultimo intratterrà un rapporto di sincera amicizia), aderisce alla ricerca primitivista e cubista. Modigliani lo ritrarrà con la moglie Berthe (Jacques Lipchitz e sua moglie Bertha) nel 1917. Espose al Salon National des Beaux-Arts ed al Salon d'Automne del 1912.
C. Brâncuşi, Testa di Apollinaire, 1909, scultura in pietra C. Brâncuşi, Musa dormiente, 1909-1910, scultura in marmo
Constantin Brâncuşi nasce a Pestisani Gorj, in Romania, il 19 febbraio 1876. Dopo aver studiato scultura (dal 1898 al 1901), all'Accademia di Bucarest, per alcuni anni lavora a Vienna e Monaco; nel 1904 si trasferisce a Parigi dove frequenta lo studio di Antonin Mercié e stringe amicizia con Modigliani, Satie e Duchamp. Nella capitale francese si iscrive all'Ecole des Beaux-Arts, conosce Auguste Rodin, e si appassiona all'arte africana.
Constantin Brâncuşi, Il bacio, 1907, scultura in pietra
Nel 1907 realizza Il bacio, ove si evidenzia la semplificazione formale che lo condurrà vicino all'astrattismo. Tra il 1909 e il 1910 realizza Musa dormiente, (Parigi, Musée National d'Art Moderne).
“Cerco la forma in tutto quel che intraprendo, per risolvere il difficile problema dell’ottenere tutte le forme in una sola.. in grado di suggerire l’infinito. Le superfici dovrebbero sembrare come se partissero dalla massa verso un’esistenza perfetta, completa”. Constantin Brâncuşi
C. Brâncuşi, Mademoiselle Pogany, 1912, bronzo brunito e lucidato C. Brâncuşi, Mademoiselle Pogany, 1931, marmo
Nel
dicembre del 1910 a Parigi conosce Margit
Pogany, di origine ungherese, che invita a posare per lui nel suo
studio. Brancusi si
concentra sulla pettinatura, sui suoi grandi occhi; realizza le
braccia raccolte sul volto, in una semplificazione formale molto
avanzata. Dopo la prima versione del 1912 (la donna aveva già fatto
ritorno in patria), ne seguiranno altre, sia in pietra che
in bronzo. Nel
1931 vi ritorna per l'ultima volta, realizzando una scultura in marmo
dai tratti ancor più semplificati. Tra le sue opere più famose Colonna senza fine, 1918, formata da una serie di tronchi di piramide sovrapposti in maniera alternata,
combacianti a due a due.
A. Archipenko, Médrano II, 1913–14. Legno verniciato, latta, vetro e tela cerata dipinta. New York, Guggenheim Museum A. Archipenko, Nudo femminile, 1916, bronzo. Christie's New York, 2006
Alexander Archipenko
(Aleksandr Porfirevic)
nasce a
Kiev nel 1887.
Intrapresi
gli studi di pittura e scultura a Kiev,
ribelle,
contrario alla tradizione accademica, dopo essere stato espulso
dalla scuola d'arte, vive per un periodo a Mosca, dove si
associa a un gruppo di artisti d'avanguardia,
partecipando ad alcune mostre.
Nel 1908 si trasferisce a Parigi, e dimora al Bateau Lavoir,
dove conosce Picasso e Braque nel pieno del protocubismo. Entra
nel gruppo "Section d'Or", e partecipa alle grandi mostre al "Salon
d'Automne" e "des Indépendants" (1910).
Nel 1912 tiene la sua prima mostra personale ad Hagen presso il Folkwang-Museum.
Vladimir Tatlin, Rilievi, 1914, metallo e pelle applicati su legno
Le ricerche delle avanguardie russe, nella scultura, non furono da meno a quelle della Francia e dell'Italia, trovando in Vladimir Tatlin l'esponente di maggior rilievo. Recatosi a Parigi, Tatlin frequenta Picasso, a cui si ispira per realizzare Rilievi e Controrilievi. Rientrato in patria si esprime per breve tempo in una forma di cubo-futurismo, poi, nel 1913 fonda, assieme a Aleksandr Mihajlovic Rodcenko, il Movimento Costruttivista. L'anno successivo, dopo aver definitivamente abbandonato i suoi legami con il Cubismo, rifiuta il rapporto soggetto-oggetto, affermando che l'opera d'arte è di per se "oggetto" autonomo (nel 1919 realizzerà il suo progetto per il Monumento alla Terza Internazionale). Nel 1920, Naum Gabo e Antoine Pevsner, entrati in contrasto con la filosofia costruttivista di Tatlin, redigono il Manifesto Realista, nel quale, a riguardo della scultura, si legge:
Affermiamo che la
linea vale solo come direzione delle forze statiche e dei loro ritmi
negli oggetti.
Rinunciamo alla
delusione artistica radicata da secoli secondo cui i ritmi statici sono
gli unici elementi delle arti plastiche.
Il Costruttivismo ebbe molti proseliti sia in patria che all'estero, tra pittori, scultori, designer e architetti.
O. Zadkine, Le violoncelliste, bronzo patinato, 1935 ca.
G. Miklos, Jeune fille, 1927, scultura in bronzo patinato G. Miklos, Divinitè solaire, 1928, scultura in bronzo dorato
J. Csaky, Bird, 1924 ca., scultura in marmo J. Csaky, Cones et sphères, ideato nel 1919, scultura in bronzo patinato. Fusione realizzata nel 1974
Joseph Csaky (Szeged
1888 - Parigi 1971), dopo aver studiato per un breve
periodo presso l'École des Arts Décoratifs di Budapes, si
trasferisce nel 1908 a
Parigi, dove stabilisce la sua residenza a
"La Ruche".
Ben presto aderisce al Cubismo, prendendo parte alle mostre del Salon d'Automne, del Salon des Indépendants,
al Salon de la Société Nationale des Beaux Arts e al Salon des Tuileries.
Conclusioni Se il Cubismo si sviluppa nella pittura a partire dal 1908, nella scultura le prime opere (escludendo Tête de femme di Picasso dell'autunno 1909), compaiono solo verso il 1910-1911, ad opera di Duchamp-Villon, Csaky e Archipenko. Uno scarto temporale, tra i due medium, dovuto anche ai maggiori problemi tecnici legati alla massa scultorea, rispetto a quelli dalla pittura. In Modern Plastic Art, Carola Giedion-Welcher afferma che gli scultori cubisti avevano analizzato il materiale statico sia semplificando deliberatamente i volumi, sia disintegrando la massa per mezzo della luce. Come esempio della ricerca di ridurre il materiale a una semplicità volumetrica, l'autrice cita l'opera di Brancusi, per l'analisi della sua struttura, quella di Naum Gabo. Il problema della resa del piano indipendente dal volume, verrà affrontato successivamente da molti scultori, soprattutto in Europa, con una semplificazione degli elementi, geometrizzazione e ritaglio delle forme, avvicinandosi e raggiungendo talvolta l'astrazione. Per i motivi legati alla natura della massa scultorea, la ricerca cubista fu più breve per gli scultori che per i pittori. Ognuno dei maggiori scultori cubisti si incamminerà per nuove vie, trovando una propria espressione personale in una scultura comunque essenzialmente fondata sul volume.
Note:
[1]Edgar Degas, pur
avendo modellato fin dal 1860 (figure di cavalli e ballerine),
intensifica la scultura dopo il 1880 a conseguenza dei problemi alla
vista che lo costrinsero a ridurre l'attività pittorica. Secondo John Rewald, questa produzione (sculture di piccolo formato in cera e creta),
che raffigurano ancora cavalli, ballerine, donne che entrano ed escono
dalla vasca da bagno o che si asciugano, sarebbero stati eseguiti
prevalentemente tra il 1896 e il 1911. [2]Dal modello in cera verranno realizzati sei bronzi, su commissione di Daniel- Henry Kahnweiler, che Picasso dipinge personalmente, tenendone uno per sè. Il 13 e 14 giugno 1921, i cinque rimanenti vengono messi in asta all'Hótel Drouot di Parigi. [3]Quando Boccioni parte per la guerra, nel battaglione Lombardo Ciclisti e Automobilisti, assieme a Carlo Erba e altri futuristi milanesi, lascia la maggior parte delle sculture in gesso nel cortile del suo studio, parzialmente esposte alle intemperie. Alla sua morte, la famiglia si trasferisce a Verona decidendo di non trasportare le 9 sculture ancora integre (poichè troppo ingombranti e pesanti), e le affidano a un amico di famiglia, che le sistema sotto un portico, dove rimarranno fino al 1927, quando questi decide di distruggerle, gettandone i pezzi in una discarica nei pressi di Milano. Solamente quella più piccola, "Sviluppo di una bottiglia nello spazio", dipinta di rosso-minio dal Boccioni prima della partenza, viene recuperata (per esserne i pezzi riconoscibili) e restaurata ad opera dello scultore Marco Bisi. Nel 1935, l'opera viene donata al Comune di Milano, il quale ne realizza delle copie in bronzo. Dell'originale, non se ne hanno più notizie, forse andato distrutto in fonderia durante il processo di riproduzione. [4] Durante questo periodo scolpisce alcune teste in arenaria, che poi diedero luogo ai fatti del 1984.
BIBLIOGRAFIA:
G. C. Argan, Picasso, Il simbolo e il mito, Studi e Note, Roma, 1955 C. Giedion-Welcher, Modern Plastic Art, London, 1956 Jeanne Modigliani, Amedeo Modigliani, Man and Myth. New York, 1958 R. Cogniat, Picasso, Losanna, 1959 A. Modigliani - April 18 - May 20, 1959. The Contemporary Arts Center. Cincinnati Art Museum C. Brandi voce Picasso in Enciclopedia Universale dell'Arte, vol. X, Venezia - Roma, 1963 A. Martini, Picasso e il Cubismo, Milano, 1968 J. Metzinger, Le cubisme était né, Présence, Paris, 1972 M. Luzi, Vicissitudine e forma, Milano, 1974 Il Cubismo nella scultura, catalogo della Galleria Pieter Coray di Lugano, aprile-maggio 1988 R. Krauss, Passaggi, Storia della scultura da Rodin alla Land Art, Milano 1998 Jean-Paul Crespelle, La vita quotidiana a Montmartre ai tempi di Picasso (1900-1910). Milano, 1998 E. Pontiggia (a cura di), Adolfo Wildt e i suoi allievi, Catalogo mostra, Skira, Milano, 2000 F. Galluzzi, Pablo Picasso. Giunti, Firenze, 2002 G. Dorfles, A. Vettese Il Novecento. Protagonisti e movimenti. Atlas, Milano, 2006 U. Boccioni, La rivoluzione della scultura, Silvana Editoriale, 2006 Collana La Storia dell'Arte - vol. 17 - Le Avanguardie (a cura di Stefano Zuffi). Electa, Milano, 2006 Herbert Lottman, Amedeo Modigliani, Principe di Montparnasse, Milano, 2007 Israël Armand - Georges Braque sculptures. Catalogues raisonnés (des), 2008 M. De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, 2009
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