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Umberto Boccioni
MANIFESTO TECNICO
DELLA SCULTURA FUTURISTA
(Manifesto futurista, Milano, 11 aprile 1912)
U. Boccioni.
Forme uniche della continuità, 1912. New York, MoMA
«
La
scultura, nei monumenti e nelle esposizioni di tutte le città d'Europa,
offre uno spettacolo così compassionevole di barbarie, di goffaggine e
di monotona imitazione, che il mio occhio futurista se ne ritrae con
profondo disgusto! Nella scultura d'ogni paese domina l'imitazione cieca
e balorda delle formule ereditate dal passato, imitazione che viene
incoraggiata dalla doppia vigliaccheria della tradizione e della
facilità. Nei paesi latini abbiamo il peso obbrobrioso della Grecia e di
Michelangelo, che è sopportato con qualche serietà d'ingegno in Francia
e nel Belgio, con grottesca imbecillaggine in Italia.
Nei paesi germanici abbiamo un insulso goticume grecizzante,
industrializzato a Berlino o smidollato con cura effeminata dal
professorume tedesco a Monaco di Baviera. Nei paesi slavi, invece, un
cozzo confuso tra il greco arcaico e i mostri nordici od orientali.
Ammasso informe di influenze che vanno dall'eccesso di particolari
astrusi dell'Asia, alla infantile e grottesca ingegnosità dei Lapponi e
degli Eschimesi. In tutte queste manifestazioni della scultura ed anche
in quelle che hanno maggior soffio di audacia innovatrice si perpetua lo
stesso equivoco: l'artista copia il nudo e studia la statua classica con
l'ingenua convinzione di poter trovare uno stile che corrisponda alla
sensibilità moderna senza uscire dalla tradizionale concezione della
forma scultoria.
La quale concezione col suo famoso "ideale di bellezza" di cui tutti
parlano genuflessi, non si stacca mai dal periodo fidiaco e dalla sua
decadenza. Ed è quasi inspiegabile come le migliaia di scultori che
continuano di generazione in generazione a costruire fantocci non si
siano ancora chiesti perché le sale di scultura siano frequentate con
noia ed orrore, quando non siano assolutamente deserte, e perché i
monumenti si inaugurino sulle piazze di tutto il mondo tra
l'incomprensione o l'ilarità generale. Questo non accade per la pittura,
a causa del suo rinnovamento continuo, che, per quanto lento, è la più
chiara condanna dell'opera plagiaria e sterile di tutti gli scultori
della nostra epoca! Bisogna che gli scultori si convincano di questa
verità assoluta: costruire ancora e voler creare con gli elementi egizi,
greci o michelangioleschi è come voler attingere acqua con una secchia
senza fondo in una cisterna disseccata!
Non vi può essere rinnovamento alcuno in un'arte se non ne viene
rinnovata l'essenza, cioè la visione e la concezione della linea e delle
masse che formano l'arabesco. Non è solo riproducendo gli aspetti
esteriori della vita contemporanea che l'arte diventa espressione del
proprio tempo, e perciò la scultura come è stata intesa fino ad oggi
dagli artisti del secolo passato e del presente è un mostruoso
anacronismo! La scultura non ha progredito, a causa della ristrettezza
del campo assegnatole dal concetto accademico del nudo. Un'arte che ha
bisogno di spogliare interamente un uomo o una donna per cominciare la
sua funzione emotiva è un'arte morta!
La pittura s'è rinsanguata, approfondita e allargata mediante il
paesaggio e l'ambiente fatti simultaneamente agire sulla figura umana o
sugli oggetti, giungendo alla nostra futurista compenetrazione dei piani
(Manifesto tecnico della Pittura futurista; 11 aprile 1910). Così la
scultura troverà nuova sorgente di emozione, quindi di stile, estendendo
la sua plastica a quello che la nostra rozzezza barbara ci ha fatto sino
ad oggi considerare come suddiviso, impalpabile, quindi inesprimibile
plasticamente.
» Noi
dobbiamo partire dal nucleo centrale dell'oggetto che si vuol creare,
per scoprire le nuove leggi, cioè le nuove forme che lo legano
invisibilmente ma matematicamente all'infinito plastico apparente e
all'infinito plastico interiore. La nuova plastica sarà dunque la
traduzione nel gesso, nel bronzo, nel vetro, nel legno e in qualsiasi
altra materia, dei piani atmosferici che legano e intersecano le cose.
Questa visione che io ho chiamato trascendentalismo fisico (Conferenza
sulla Pittura futurista al Circolo Artistico di Roma; Maggio 1911) potrà
rendere plastiche le simpatie e le affinità misteriose che creano le
reciproche influenze formali dei piani degli oggetti. La scultura deve
quindi far vivere gli oggetti rendendo sensibile, sistematico e plastico
il loro prolungamento nello spazio, poiché nessuno può più dubitare che
un oggetto finisca dove un altro comincia e non v'è cosa che circondi il
nostro corpo: bottiglia, automobile, casa, albero, strada, che non lo
tagli e non lo sezioni con un arabesco di curve e di rette.
» Due
sono stati i tentativi di rinnovamento moderno della scultura: uno
decorativo per lo stile, l'altro prettamente plastico per la materia. Il
primo, anonimo e disordinato, mancava del genio tecnico coordinatore, e,
troppo legato alle necessità economiche dell'edilizia, non produsse che
pezzi di scultura tradizionale più o meno decorativamente sintetizzati e
inquadrati in motivi o sagome architettoniche o decorative. Tutti i
palazzi e le case costruite con un criterio di modernità hanno in loro
questi tentativi in marmo, in cemento o in placche metalliche. Il
secondo, più geniale, disinteressato e poetico, ma troppo isolato e
frammentario, mancava di un pensiero sintetico che affermasse una legge.
Poiché nell'opera di rinnovamento non basta credere con fervore, ma
occorre propugnare e determinare qualche norma che segni una strada.
Alludo al genio di Medardo Rosso, a un italiano, al solo grande scultore
moderno che abbia tentato di aprire alla scultura un campo più vasto, di
rendere con la plastica le influenze d'un ambiente e i legami
atmosferici che lo avvincono al soggetto. Degli altri tre grandi
scultori contemporanei, Constantin Meunier nulla ha portato di nuovo
nella sensibilità scultoria. Le sue statue sono quasi sempre fusioni
geniali dell'eroico greco con l'atletica umiltà dello scaricatore, del
marinaio, del minatore. La sua concezione plastica e costruttiva della
statua e del bassorilievo è ancora quella del Partenone o dell'eroe
classico, pur avendo egli per la prima volta tentato di creare e
divinizzare soggetti prima di lui disprezzati o lasciati alla bassa
riproduzione veristica. La Bourdelle porta nel blocco scultorio una
severità quasi rabbiosa di masse astrattamente architettoniche.
»
Temperamento appassionato, torvo, sincero di cercatore, non sa purtroppo
liberarsi da una certa influenza arcaica a da quella anonima di tutti i
tagliapietra delle cattedrali gotiche. Rodin è di una agilità spirituale
più vasta, che gli permette di andare dall'impressionismo del Balzac
all'incertezza dei Borghesi di Calais e a tutti gli altri peccati
michelangioleschi. Egli porta nella sua scultura un'ispirazione
inquieta, un impeto lirico grandioso, che sarebbero veramente moderni se
Michelangelo e Donatello non li avessero avuti, con le quasi identiche
forme, quattrocento anni or sono e se servissero invece ad animare una
realtà completamente ricreata. Abbiamo quindi nell'opera di questi tre
grandi ingegni tre influenze di periodi diversi: greca in Meunier;
gotica in La Bourdelle; della rinascenza italiana in Rodin.
»
L'opera di Medardo Rosso è invece rivoluzionaria, modernissima, più
profonda e necessariamente ristretta. In essa non si agitano eroi né
simboli, ma il piano d'una fronte di donna o di bimbo accenna ad una
liberazione verso lo spazio, che avrà nella storia dello spirito una
importanza ben maggiore di quella che non gli abbia data il nostro
tempo. Purtroppo le necessità impressionistiche del tentativo hanno
limitato le ricerche di Medardo Rosso ad una specie di alto o
bassorilievo, la qual cosa dimostra che la figura è ancora concepita
come mondo a sé, con base tradizionale e scopi episodici. La rivoluzione
di Medardo Rosso, per quanto importantissima, parte da un concetto
troppo esteriormente pittorico, trascura il problema d'una nuova
costruzione dei piani e il tocco sensuale del pollice che imita la
leggerezza della pennellata impressionista, dà un senso vivace
immediatezza, ma obbliga alla esecuzione rapida dal vero e toglie
all'opera d'arte il suo carattere di creazione universale.
» Ha
quindi gli stessi pregi e difetti dell'impressionismo pittorico, dalle
cui ricerche parte la nostra rivoluzione estetica la quale,
continuandole, se ne allontana fino all'estremo opposto. In scultura
come in pittura non si può rinnovar se non cercando lo stile del
movimento, cioè rendendo sistematico e definitivo come sintesi quello
che l'impressionismo ha dato come frammentario, accidentale, quindi
analitico.
» E
questa sistematizzazione delle vibrazioni delle luci e delle
compenetrazioni dei piani produrrà la scultura futurista, il cui
fondamento sarà architettonico, non soltanto come costruzione di masse,
ma in modo che il blocco scultorio abbia in sé gli elementi
architettonici dell'ambiente scultorio in cui vive il soggetto.
Naturalmente, noi daremo una scultura d'ambiente. Una composizione
scultoria futurista avrà in sé meravigliosi elementi matematici e
geometrici che compongono gli oggetti del nostro tempo. E questi oggetti
non saranno vicini alla statua come attributi esplicativi o elementi
decorativi staccati, ma, seguendo le leggi di una nuova concezione
dell'armonia, saranno incastrati nelle linee muscolari di un corpo.
Così, dall'ascella di un meccanico potrà uscire la ruota d'un congegno,
così la linea di un tavolo potrà tagliare la testa di chi legge, e il
libro sezionare col suo ventaglio di pagine lo stomaco del lettore.
»
Tradizionalmente, la statua si intaglia e si delinea sullo sfondo
atmosferico dell'ambiente in cui è esposta. La pittura futurista ha
superata questa concezione della continuità ritmica delle linee in una
figura e dell'isolamento di essa dal fondo e dallo spazio avviluppante
invisibile. "La poesia futurista - secondo il poeta Martinetti - dopo
aver distrutta la metrica tradizionale e creato il verso libero,
distrugge ora la sintassi e il periodo latino. La poesia futurista è una
corrente spontanea ininterrotta di analogie, ognuna riassunta
intuitivamente nel sostantivo essenziale. Dunque, immaginazione senza
fili e parole in libertà". La musica futurista di Balilla Pratella
infrange la tirannia cronometrica del ritmo. Perché la scultura dovrebbe
rimanere indietro, legata a leggi che nessuno ha il diritto di imporle?
Rovesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l'assoluta e completa abolizione
della linea finita e della statua chiusa.
»
Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l'ambiente. Proclamiamo che
l'ambiente deve far parte del blocco plastico come un mondo a sé e con
leggi proprie; che il marciapiede può salire sulla vostra tavola, e che
la vostra testa può attraversare la strada mentre tra una casa e l'altra
la vostra lampada allaccia la sua ragnatela di raggi di gesso.
Proclamiamo che tutto il mondo apparente deve precipitarsi su di noi,
amalgamarsi, creando un'armonia colla sola misura dell'intuizione
creativa; che una gamba, un braccio o un oggetto, non avendo importanza
se non come elementi del ritmo plastico, possono essere aboliti, non per
imitare un frammento greco o romano, ma per ubbidire all'armonia che
l'autore vuoi creare. Un insieme scultorio, come un quadro, non può
assomigliare che a sé stesso, poiché la figura e le cose devono vivere
in arte al di fuori della logica fisionomica.
» Così
una figura può essere vestita in un braccio e nuda nell'altro, e le
diverse linee d'un vaso di fiori possono rincorrersi agilmente fra le
linee del cappello e quelle dei collo. Così dei piani trasparenti, dei
vetri, delle lastre di metallo, dei fili, delle luci elettriche esterne
o interne potranno indicare i piani, le tendenze, i toni, i semitoni di
una nuova realtà. Così una nuova intuitiva colorazione di bianco, di
grigio, di nero, può aumentare la forza emotiva dei piani, mentre la
nota di un piano colorato accentuerà con violenza il significato
astratto del fatto plastico! Ciò che abbiamo detto sulle linee - forze
in pittura (Prefazione - manifesto al catalogo della I Esposizione
futurista di Parigi; ottobre 1911) può dirsi anche per la scultura,
facendo vivere la linea muscolare statica nella linea - forza dinamica.
In questa linea muscolare predominerà la linea retta, che è la sola
corrispondente alla semplicità interna della sintesi che noi
contrapponiamo al barocchismo esterno dell'analisi.
» Ma la
linea retta non ci condurrà alla imitazione degli egizi, dei primitivi o
dei selvaggi, come qualche scultore moderno ha disperatamente tentato
per liberarsi dal greco. La nostra linea retta sarà viva e palpitante;
si presterà a tutte le necessità delle infinite espressioni della
materia, e la sua nuda severità fondamentale sarà il simbolo dalla
severità di acciaio delle linee del macchinario moderno.
»Possiamo
infine affermare che nella scultura l'artista non deve indietreggiare
davanti a nessun mezzo pur di ottenere una realtà. Nessuna paura è più
stupida di quella che ci fa temere di uscire dall'arte che esercitiamo.
» Non
v'è né pittura, né scultura, né musica, né poesia, non v'è che
creazione! Quindi se una composizione sente il bisogno d'un ritmo
speciale di movimento che aiuti o contrasti il ritmo fermato
dell'insieme scultorio (necessità dell'opera d'arte) si potrà applicarvi
un qualsiasi congegno che possa dare un movimento ritmico adeguato a dei
piani o a delle linee. Non possiamo dimenticare che il tic-tac e le
sfere in moto di un orologio, che l'entrata o l'uscita di uno stantuffo
in un cilindro, che l'aprirsi e il chiudersi di due ruote dentate con
l'apparire e lo scomparire continuo dei loro rettangoletti d'acciaio,
che la furia di un volante o il turbine di un'elica, sono tutti elementi
plastici e pittorici, di cui un'opera scultoria futurista deve valersi.
L'aprirsi e il richiudersi di una valvola crea un ritmo altrettanto
bello ma infinitamente più nuovo di quello d'una palpebra animale!
»
Conclusioni:
1. - Proclamare che la scultura si prefigge la ricostruzione astratta
dei piani e dei volumi che determinano le forme, non il loro valore
figurativo.
2.- Abolire in scultura, come in qualsiasi altra arte, il sublime
tradizionale dei soggetti.
3. - Negare alla scultura qualsiasi scopo di ricostruzione episodica
veristica, ma affermare la necessità assoluta di servirsi di tutte le
realtà per tornare agli elementi essenziali della sensibilità plastica.
Quindi percependo i corpi e le loro parti come zone plastiche, avremo in
una composizione scultoria futurista, piani di legno o di metallo,
immobili o meccanicamente mobili, per un oggetto, forme sferiche pelose
per i capelli, semicerchi di vetro per un vaso, fili di ferro e
reticolati per un piano atmosferico, ecc. ecc.
4. - Distruggere la nobiltà tutta letteraria e tradizionale del marmo e
del bronzo. Negare l'esclusività di una materia per la intera
costruzione d'un insieme scultorio. Affermare che anche venti materie
diverse possono concorrere in una sola opera allo scopo dell'emozione
plastica. Ne enumeriamo alcune: vetro, legno, cartone, ferro, cemento,
crine, cuoio, stoffa, specchi, luce elettrica, ecc. ecc.
5. - Proclamare che nell'intersecazione dei piani di un libro con gli
angoli d'una tavola, nelle rette di un fiammifero, nel telaio di una
finestra, v'è più verità che in tutti i grovigli di muscoli, in tutti i
seni e in tutte le natiche di eroi o di veneri che ispirano la moderna
idiozia scultoria.
6. - Che solo una modernissima scelta di soggetti potrà portare alla
scoperta di nuove idee plastiche.
7. - Che la linea retta è il solo mezzo che possa condurre alla
verginità primitiva di una nuova costruzione architettonica delle masse
o zone scultorie.
8. - Che non vi può essere rinnovamento se non attraverso la scultura
d'ambiente, perché con essa la plastica si svilupperà, prolungandosi
nello spazio per modellarlo. Quindi da oggi anche la creta potrà
modellare l'atmosfera che circonda le cose.
9. - La cosa che si crea non è che il ponte tra l'infinito plastico
esteriore e l'infinito plastico interiore, quindi gli oggetti non
finiscono mai e si intersecano con infinite combinazioni di simpatia e
urti di avversione.
10. - Bisogna distruggere il nudo sistematico; il concetto tradizionale
della statua e del monumento!
11. - Rifiutare coraggiosamente qualsiasi lavoro, a qualsiasi prezzo,
che non abbia in sé una pura costruzione di elementi plastici
completamente rinnovati.
»