Cernigoj nacque a Trieste
secondo di sette fratelli il 24 agosto 1898. Suo padre, Massimiliano, originario
di Dobravlje nella Valle del Vipacco, era scaricatore di porto; sua madre, Maria
Grgic, proveniva da Padriciano.
Frequentò la scuola elementare di via Belvedere e la 'cittadina' di via Giotto.
Apprese le arti nelle Scuole Industriali sotto la guida del Torelli, del Mayer e
del Wostry che egli, pur dopo disparate esperienze, continuò a considerare suo
maestro.
Grazie alla borsa di studio della baronessa Marenzi potè continuare gli studi
dopo l'interruzione bellica, che visse come soldato austriaco sul fronte rumeno.
Il suo talento di gran disegnatore si manifestò sin da giovane, ed egli non
abbandonò la matita neanche negli ultimi giorni di vita trascorsi in una casa di
riposo per anziani presso Lipizza.
Nel 1922 incontrò i futuristi a Bologna e conseguì l'abilitazione
all'insegnamento del disegno e della storia dell'arte. Insegnò al Ginnasio di
Postumia e quindi si recò a Monaco dove studiò con Guntal-Becher ed a Weimar con
Gropius, Kandinskij e Moholy-Nagy.
In un'intervista rilasciata al quotidiano di Trieste "Il Piccolo" nel 1981, così
disse: "...Andai a studiare a Monaco, che noi consideravamo allora una specie di
Parigi, solo per scoprire che a Monaco tutto era più conservatore. (...) Fui
praticamente buttato fuori dall'Accademia perché facevo dei collages; il
professore disse: non è il nostro genere." Cominciò ad esporre nel 1927 e
partecipò alla XVIII Biennale di Venezia del 1932 nella sezione arti
decorative, alla Internazionale d'arte grafica di Lubiana, a importanti rassegne
in Italia, fra le quali la Mostra Internazionale d'Arti Decorative a Monza, a
Belgrado, New York, Vienna, Praga e altrove ottenendo ambiti riconoscimenti.
Oltre che alla pittura si dedicò anche all'incisione, alla grafica editoriale e
alla decorazione navale; collaboratore dell'architetto Gustavo Pulitzer-Finali,
fu tra i primi a Trieste ad occuparsi di questo settore della produzione
artistica; ed è un vero peccato che i suoi pannelli decorativi siano andati
dispersi, perché certamente erano tra le sue opere migliori.
Sempre nel 1927, fondò con gli amici Giorgio Carmelich ed Emilio Mario Dolfi il
Gruppo Costruttivista di Trieste e ne pubblicò il manifesto.
Aprì una piccola scuola privata in uno scantinato di via della Fornace. Disegnò
e costruì le scenografie per il teatro popolare di San Giacomo. Collaborò alla
rivista "Tank" di Lubiana. Sono gli ultimi guizzi dell'avanguardia.
Dopo un secondo soggiorno lubianese, nel 1940 si stabilì in via Torrebianca 19,
abitazione, studio e laboratorio dove resterà finché la vecchiaia non gli
precluderà le molte e dure rampe di scale. Cavalletti, cornici impolverate,
scatole vuote, tele, libri, pennelli e il modesto tavolo di lavoro a sinistra,
sono i veri protagonisti di questo interno illuminato dalla luce dello spiovente
abbaino. Sul lato destro il classico cavalletto da studio sul quale è appoggiato
un paesaggio incompiuto, forse l'ultima opera pensata, schizzata, osservata per
capirla e rimeditarla nel colore, nel silenzio della stanza. Sul pavimento di
legno, in una semplice brocca di osteria, i pennelli.
C'è un disordine che piace, tipico di un uomo di felice fantasia che captava,
sono parole di Silvio Benco, "attraenti sensazioni di colore".
Durante gli anni della seconda guerra si dedica all'affresco nelle chiese dei
centri minori del Carso, e in quelle di Caporetto (con Music), di Fontana del
Conte, di Bac e Kosana.
La fine della guerra è per Cernigoj l'inizio di una seconda giovinezza. Dal 1946
insegna disegno al liceo scientifico a lingua d'insegnamento slovena a Trieste,
ed è il primo maestro di Luigi Spacal. Le sue esperienze polimateriche,
tachiste, informali, costruttiviste, pop, si sono sempre rinnovate, ed egli si è
sempre distinto per il gusto raffinato e la perfezione esecutiva. L'itinerario
di Cernigoj è complesso e laborioso: dall'impressionismo monacense, saltando a
piè pari l'esperienza della Bauhaus, egli si porta ad un gusto figurativo, che
nel dopoguerra assume forme neocubiste e si qualifica per il colore puro e
piatto.
Così lo ricorda Luigi Spacal: "Come pittore era un pittore d'istinto: ha dipinto
molto, ma distruggeva molti dei suoi lavori perché era incontentabile... Come
uomo godeva grande simpatia negli ambienti artistici per il suo spirito
sarcastico e le sue battute umoristiche... Non solo la minoranza slovena, alla
quale è stato sempre orgoglioso di appartenere, ma tutta Trieste ha perso con
Cernigoj uno dei suoi grandi uomini." Una grande mostra antologica dell'artista
è stata allestita nel 1977 dal Comune di Trieste.