Pablo Picasso, le
origini, la formazione artistica
Pablo Picasso,
1901, Autoritratto
Pablo, Ruiz y Picasso, nasce a Málaga il 25 ottobre
1881. Il padre, don
José Ruiz Blasco (1838-1913), è insegnante di disegno
presso la locale scuola di Belle Arti e Mestieri, la madre, Maria Picasso y Lopez (1855-1939),
ha
origini genovesi.
La famiglia al tempo risiedeva a Malaga, in Spagna, dove
Pablo trascorrerà i primi dieci anni della sua vita. La famiglia Ruiz,
avrà dopo Pablo altri due figli, Dolores ("Lola") nata nel 1884 e
Concepción ("Conchita") nata nel 1887, e destinata a morire di
tisi nel 1895.
a goffaggine di un bambino, la
Pablo Ruiz Picasso
- La formazione artistica
Quello di Picasso con
l'arte è un rapporto che, con approcci diversi e con un coinvolgimento
sempre maggiore,
inizia nella casa paterna sin dal primo respiro e sarà destinato a
perdurare in costante trasformazione fino alla fine dei suoi giorni. E' proprio
all'interno delle mura domestiche che Pablo riceve le basi formali di
disegno e pittura, studia con attenzione ogni tecnica, segue da vicino il lavoro del
padre José Ruiz Blasco,
conservatore del locale Museo, professore di disegno alla scuola provinciale di
arti e mestieri, e pittore nel tempo libero. Il padre si era
specializzato nella decorazione di sale da pranzo,
dipingendovi motivi floreali ed uccelli che ritraeva nei minimi
particolari.
Pablo si dedica al disegno da gessi anatomici, esegue scene
caricaturali, passando poi al modello dal vivo; predilige come soggetti
figure di vecchi, nature morte e paesaggi. Ben presto il
suo talento farà che si che il padre gli
affidi la realizzazione dei particolari dei suoi dipinti.
Quando la famiglia Ruiz nel 1891 si traferisce a
Coruña, in Galizia,
dove
il padre ottiene un impiego più remunerativo
come insegnante di disegno nel
locale Istituto d'Arte, Pablo si
iscrive ai corsi di disegno, a partire
dal 1892. Realizza per gioco
riviste (in un unico esemplare) che redige e illustra, dando loro nomi
di fantasia quali La torre de Hercules, La Coruna, Azuly Blanco.
Durante questi anni
realizza i dipinti Due vecchi e Ragazza con i piedi nudi,
nei quali il gioco di luci e di ombre che mettono in risalto le figure,
ci rivelano già l'ottimo possesso dei mezzi tecnici
del giovane Picasso. Nel Giugno 1895, la famiglia si sposta nuovamente, questa volta a Barcellona, dove
Pablo prosegue gli studi artistici
all'Accademia della capitale catalana. In questo
ambiente, che influenzerà profondamente la sua formazione, conosce
Manolo, Baroja, Sabartès, Nonell, Casas, Sunyer, Soler e Casagemas.
Grazie all'aiuto del
padre, apre in calle de la Plata, uno
studio che condivide con il suo amico
Manuel Pallarès.
Pablo Picasso, 1895-96, Prima
Comunione.
Barcellona, Museo Picasso
E' di
questo periodo la tela Prima comunione, nella quale ritrae la
sorella Lola inginocchiata vicino all'altare sotto lo sguardo
amorevole dei genitori, di un realismo
accademico ancora debitore alla
pittura paterna.
Pablo Picasso, 1896,
Autoritratto. Barcellona, Museo Picasso
Firma le sue opere Pablo Ruiz, ma aggiunge il nome
della madre "Picasso". Nel 1897,
dopo aver vinto un concorso, si trasferisce a Madrid e segue i
corsi all'Accademia Reale San Fernando; ammalatosi di
scarlattina, ritorna dalla famiglia a Barcellona dove
collabora con le riviste Joventut
e Arte Joven, e frequenta
la taverna artistica letteraria "Ai quattro gatti" ("Els Quatre Gats"),
ritrovo di artisti, politicanti, poeti e vagabondi.
Pablo Picasso, 1899,
Ritratto
della sorella Lola, pastello
Studia per proprio
conto le opere del Greco, di Goya, poi di Renoir e Munch, sperimenta
tecniche diverse: scolpisce una Donna seduta, incide ad
acquaforte El Zurdo, disegna scene dal vero e si cimenta in
ritratti di amici (Sabartès, Nonell, De Soto, Gonzales).
Il primo viaggio a Parigi
Nel 1900, Picasso intraprende un primo viaggio a Parigi. Dopo una lunga
notte trascorsa in uno scompartimento di terza classe, scende in una
nebbiosa mattina d'autunno delle fine settembre alla stazione d'Orsay,
si dice, abbigliato con grosse scarpe e un feltro da moschettiere in
testa, trasportando un cavalletto, una tavolozza e una scatola di colori
(in altri bozzetti è vestito con un soprabito da cocchiere con il
colletto rialzato per ripararsi dal freddo).
Pablo, non ancora
diciannovenne, all'epoca era attratto dallo stile dei preraffaelliti
inglesi e dallo Jugendstil tedesco, e sovente aveva detto ad amici e
conoscenti che un giovane artista doveva necessariamente soggiornare a
Monaco e Londra. Pablo, quindi, aveva intrapreso il viaggio a Parigi
proprio in funzione di poter visitare l'Esposizione Universale,
fortemente motivato dal fatto che una sua opera era stata scelta per
essere esposta nel padiglione che rappresentava la Spagna.
Pablo Ruiz-Picasso, 1897, Scienza e Carità. Barcellona, Museo Picasso
Il dipinto, che
compariva nel catalogo della mostra con il N°79, dal titolo Gli ultimi
momenti (Scienza e Carità), era stato dipinto tre anni prima, firmato
Pablo Ruiz-Picasso, ed aveva già vinto un riconoscimento a Madrid. Il
soggetto, rappresenta un medico mentre visita un malato alla presenza di
una suora di carità che tiene un bimbo fra le braccia. Sembra che il
padre don José avesse fatto da modello per il medico e la sorella Lola
per la monaca.
Pablo, che al tempo non parlava francese, aveva convinto due studenti ad
accompagnarlo, Pallarès e Casagemas, anch'essi dell'Accademia di Belle
Arti di Barcellona, anche contando sul fatto che i due, di famiglia
benestante, avrebbero potuto contribuire alle spese. Durante questo
primo soggiorno parigino, durato due mesi, Pablo si immerge nelle
Gallerie d'arte, non disdegnando la sera i caffè bohemienne,
i night-club e le sale da ballo di Montmartre. Proprio in quel quartiere
Picasso ha trovato sistemazione, nell'atelier prestatogli dal pittore barcellonese Isidro
Nonell, ed ha conosciuto Pedro Manyac, un mercante di quadri spagnolo
stabilitosi a Parigi, con il quale si accorda per un salario di 150
franchi al mese in cambio della sua produzione di quadri, il che gli
consente di fare fronte a tutte le spese.
Pablo Picasso,
1900, Le Moulin de la Galette.
New York, Guggenhein Museum
Dipinge
Le Moulin de la Galette,
il suo primo dipinto parigino, dove viene ripresa
la vita notturna del famoso locale ricavato nel 1870 all'interno di un
vecchio mulino a vento di Montmartre.
Le Moulin de la Galette,
ispirerà qualche anno più tardi, Charles Ziedler e
Joseph Oller, alla realizzazione di un locale analogo, il Moulin Rouge
nel quartiere a luci rosse di Pigalle, destinato a diventare famosissimo
con il suo can-can.
Nel dipinto, Picasso ritrae
un ambiente dalla decadenza
lussuriosa usando
colori vivaci, molto più brillanti rispetto al passato,
con uno stile ancora impressionista.
Henry de Toulouse-Lautrec,
1889,
Le Moulin de la Galette
Pablo ricalca un tema
popolare ed amato, già percorso più volte da Degas, Manet
e
Toulouse-Lautrec, i cui dipinti dalla fine degli anni '80 e '90
ritraggono sovente locali notturni e case del piacere parigine, con i
loro frequentatori.
Dopo questo
primo soggiorno, Picasso ritorna a Parigi nel maggio 1901, dopo aver appreso
la notizia che il suo amico Carlos Casagemas, innamoratosi non corrisposto di una
ballerina, si era suicidato con un colpo di pistola.
Pablo Picasso, 1903, La Vie. Cleveland, Museum of Art
Pablo ne resta profondamente scosso, tanto
che realizzerà nel corso del tempo alcune opere dal cromatismo
rabbioso, dedicate all'amico scomparso: La morte di Casagemas,
dove l'amico appare composto nella bara, La sepoltura di Casagemas, che trae ispirazione dal dipinto La sepoltura del conte di
Orgaz, realizzato nel 1586 da El Greco, e successivamente nel
più monocromo
La Vie (1903), dove l'uomo ha il volto del suo amico defunto.
Pur continuando a
frequentare prevalentemente gli artisti spagnoli che vivevano a Parigi,
come Iturrino, Gargallo e Gonzales, Picasso non manca di introdursi nell'ambiente artistico parigino,
legando amicizia con Coquiot e con Max Jacob. Espone, insieme a
Francisco Iturrino, nella Galleria
di Vollard e alcuni pastelli in una mostra al Salon Parès, i quali vengono apprezzati
da Miguel Utrillo.
Quasi ad esito naturale,
dopo i primi contatti parigini,
la sua pittura ha assunto forti venature simboliste, evidenti in una
serie di paesaggi realizzati in innaturali toni di violetto e verde, con uno stile
formale più sobrio e compatto dei dipinti precedenti, ora debitrice ai modi di Toulouse-Lautrec.
Il periodo che ne segue è
comunque caratterizzato dalla tristezza, Pablo si
sposta costantemente tra Parigi e Barcellona.
Il periodo Blù
Con l'autunno del 1901 ha inizio il cosiddetto "periodo blu", che durerà
fino a tutto il 1904.
Più tardi scriverà: "Ho iniziato a
dipingere in blu, quando ho capito che era morto Casagemas". Il linguaggio
prevalentemente monocromo di questo periodo, accentuato da un disegno
stilizzato e pungente che definisce duramente i volumi, in linea con la
corrente espressionista, rivela anche la personale tristezza di Pablo
per la morte prematura dell'amico e
collega. I suoi
soggetti: prostitute, mendicanti, emarginati, sono immersi in una luce
irreale che evidenzia una tragica condizione sociale ed umana, oltre che l'infelicità del giovane pittore. Durante la mostra
organizzata da Manyac e Berthe Weill, nell'aprile 1902, Pablo affermerà:
«... l'Arte è figlia della tristezza e del dolore».
Da questo periodo firmerà le sue opere
solamente Picasso, con il cognome della madre. Egli stesso spiegherà
questa decisione, dichiarando che «... i miei amici di
Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più
sonoro di Ruiz. E' probabilmente per questa ragione che l'ho adottato».
Picasso si
trasferisce a Parigi
Nel 1904 Picasso si stabilisce a Parigi al
Bateau-Lavoir- 13 di Place
Émile-Goudeau - con la sua nuova compagna Fernande Olivier (1881-1966).
Bateau-Lavoir cioè "Battello-Lavatoio", si trovava
quasi al culmine
della collina di Montmartre,
abitato storicamente da artisti e gente umile, apostrofato così per la
quotidiana presenza di panni stesi ad asciugare davanti le finestre,
ricordando i battelli-lavatoio lungo la Senna. All'epoca, in quella zona
si potevano affittare degli appartamenti privi di gas ed elettricità con
pochi franchi al mese; cifre modeste, ideali per giovani artisti
squattrinati. Proprio quell'edificio, in passato adibito a laboratorio di pianoforti
e poi restaurato nel 1889 in modo da ottenerne dieci
piccoli appartamenti da affittare, era diventato un atelier d'artisti, casa comune che
per caso avrebbe visto nascere il cubismo.
Il Bateau-Lavoir, in ambienti
dalle pareti sottilissime, freddi d'inverno e caldi d'estate,
un unico
gabinetto in comune, con il trascorrere del tempo avrebbe visto
soggiornarvi
molti artisti, quali
Paul Gauguin,HenryMatisse,
Fernand Léger, Jean Cocteau,
Amedeo Modigliani, Robert
Delaunay, Maurice Denis,Francis Picabia,
Alexander
Archipenko, Ardengo Soffici, Raymond Radiguet
ed
il pittore olandese Kees van Dongen,
che nello stesso periodo di Picasso abitava al pian terreno accanto alla porta principale,
ed al cui posto nel 1906, sarebbe venuto a vivere
Juan Gris, rimanendovi ben 16
anni con moglie e figlio.
Il giovane Picasso
strinse grande amicizia con Juan Gris,
ma anche con
Guillaume Apollinaire, Raynal, Max Jacob,
André Salmon, André Breton e Gertrude
Stein, e la sua casa-studio diventò un ritrovo di artisti ed
intellettuali.
La frequentavano
Georges Braque, Pierre Reverdy, Amedeo Modigliani, poi André Derain,
quelli che per sopravvivere svendevano quadri e strofe e che quando
bevevano troppo si prendevano a pistolettate. Il gruppo, capeggiato da
Pablo, venne etichettato la "Bande à Picasso".
Quelle serate erano spesso rallegrate da
Max Jacob (Quimper
1876 - 1944), poeta, pittore, scrittore e critico, soprannominato il
bretone (che aveva già condiviso una stanza con Pablo Picasso), e da
Wilhelm
Apollinaire
(Roma 1880-Parigi 1918),
poeta e scrittore, soprannominato Guillaume.
Di
origini ebraiche,
noto per il suo alcolismo e omosessualità,
Max Jacob, è considerato un importante collegamento tra i simbolisti e
i surrealisti.
All'epoca viveva a rue Ravignan.
"...spesso andavamo a prenderlo
- col suo spirito, la sua verve sorprendente e il suo fascino
di narratore di storie fantastiche ci faceva trascorrere ore deliziose.
L'originalità della sua immaginazione aggiungeva un sapore speciale a
tutti i suoi racconti"." (Fernande
Olivier)
Wilhelm Apollinaris de
Kostrowitzky, figlio naturale di una polacca e di un ufficiale
pontificio, trasferitosi giovanissimo in Francia, riuniva in sé il
fascino dell'innovatore e del grande poeta romantico e popolare. Svolgeva anche attività di critico d'arte,
affiancancò, con conferenze ed articoli, successivamente raccolti in
volumi Les peintres cubistes; Chroniques d'art,
l'opera d'avanguardia dei grandi movimenti pittorici e dei loro
attori, dai fauves a Picasso e
Braque, da Delaunay ai futuristi, a Picabia e De Chirico.
Apollinaire, per il suo carattere particolare, venne anche sospettato ed arrestato per essere l'autore del furto del dipinto
La Gioconda
avvenuto nel 1911 al Museo del Louvre (sospetto di cui fu gravato anche Pablo Picasso),
risultando poi del tutto estraneo ai fatti e rilasciato. Così lo
descriverà Fernand Olivier: «...arrivava
sempre indaffarato, con un mucchio di vecchi libri sotto il braccio; in
mano vecchie incisioni che aveva scovato per pochi soldi nei più diversi
quartieri. Credeva sempre di avere fatto un grande affare.
Aveva la testa un po' a pera, tratti acuti, simpatici, distinti e occhi
piccoli molto ravvicinati al naso aquilino lungo e stretto, con le
sopracciglia come due virgole. Una bocca piccola che si riduceva
ulteriormente quando parlava, quasi a dare maggior forza a quello che
diceva. Un'aria da bambino buono, calma e dolce, grave o tenera, che
faceva sì che lo si ascoltasse con fiducia appena cominciava a parlare,
e parlava molto.
Come Picasso fumava la pipa ed era sempre con la pipa in mano o in bocca
che raccontava le sue storie, le più insignificanti o le più
buffe. Recitava male i suoi versi che amava tanto declamare
personalmente! Come li faceva risaltare poco! Eppure riusciva lo stesso a
commuoverci».
La banda Picasso
Questa allegra
compagnia si ritrovava la sera
per cantare, leggere poesie e ubriacarsi, o
divertendosi con le imitazioni di Max Jacob e di altri, facendo gran
baccano. A volte qualcuno
recuperava dell'oppio e nelle anguste stanze il suo odore dolce si
mescolava a quello acre del fumo di sigaretta. Il gruppo di giovani
scapestrati divenne
ben presto famoso sopratutto per essere piuttosto chiassoso. Dopo le
serate trascorse a bere vino e assenzio e parlare di pittura, presso Le cabaret des assassins, o Au Lapin Agile,
locali non distanti da Place
Émile-Goudeau, in una Montmartre quasi campestre, l'alticcia ed allegra
banda, tornando a piedi, cantava a squarciagola lungo tutto il percorso e
talvolta venivano perfino sparati dei colpi di pistola. Picasso, che ne possedeva una,
la portava sempre con sé, ed era suo uso sparare talvolta un colpo in aria
prima di entrare a casa, o al suo risveglio, a tarda mattinata. Quando
Pablo dipingeva (solitamente dal pomeriggio in poi, poiché si
svegliava tardi al mattino a causa delle serate brave) non voleva essere
disturbato da nessuno, a costo di essere villano e scortese.
Durante quel soggiorno, in cronica carenza di soldi, Pablo e Fernande
Olivier evitavano accuratamente i creditori, facendosi lasciare le
consegne davanti la porta d’ingresso, o non aprendo, con varie scuse,
per rinviare i pagamenti.
Il periodo Rosa
Dal 1905, la vena
drammatica in Picasso si attenua, nelle dolci, seppur
malinconiche figure del periodo "rosa", anche
questo caratterizzato da un colore prevalente, in cui l'artista
manifesta una particolare attenzione per il mondodel circo: saltimbanchi, acrobati, ed ancora arlecchini, sono i
soggetti preferiti (Famiglia d'acrobati, 1905; Donna col
ventaglio, 1905; Acrobata e giovane equilibrista 1905; Due
acrobati con cane, 1905; Famiglia di acrobati con scimmia,
1905; Ragazza di Maiorca, 1905; Ragazzo con pipa, 1905;
Due fratelli, 1906). Nel trascorrere di due anni anche questa vena
artistica sarà destinata ad esaurirsi.
Pablo Picasso, 1907, Les demoiselles d'Avignon.
New York,
Museum of Modern Art
Nel 1907
Picasso realizza il dipinto, LeDemoiselles d'Avignon, dove la sua pittura
inizia ad assumere tratti
geometrici. Il
grande quadro (quasi
otto metri quadrati), esposto per la prima volta solamente nel 1916 (sarà
tacciato di immoralità), viene
titolato da Picasso Le bordel philosophique
(Il bordello filosofico), poi verrà ribattezzato Les demoiselles d'Avignon (Le signorine di Avignone).
Nelle cinque donne nude, cinque prostitute in un bordello di calle Avignon
a Barcellona, la frammentazione della forma è già molto avanzata.
Pablo Picasso, 1907,
Les demoiselles d'Avignon, particolare
Nella
composizione, i corpi appaiono piatti, quasi
senza modellazione, linee più scure e più chiare suggeriscono le forme essenziali, senza
consentire l'individualizzazione dei caratteri somatici, gli occhi
sono fortemente contornati di nero, privi di espressione, una
singola linea unisce il sopracciglio con il
naso mostrato di
profilo. I volti delle due figure
all'estrema destra del dipinto sono rappresentazioni di maschere
africane stilizzate.
Nella sua
apparente semplicità esecutiva, Picasso in questo dipinto ha
dovuto risolvere diversi problemi
legati alla rappresentazione dei volumi per evitare qualsiasi
effetto di prospettiva, sostituendo le zone d'ombra con lunghe
linee parallele di colore.
Pablo Picasso, 1907,
studio per Les demoiselles d'Avignon
Le tappe di
questa ricerca sono testimoniate dai molti disegni e
bozzetti realizzati nelle varie fasi di progetto ed esecuzione,
fino alla stesura finale dell'opera che rappresenterà il
trait d'union tra la
visione fauve e il futuro cubismo.
Pablo Picasso, 1907,
Donna nuda.
Milano, Museo d'Arte Contemporanea
Maurice Raynal, mecenate avanguardista, grande sostenitore e promotore di
Picasso e del gruppo dei giovani artisti fin dal 1907, per quasi mezzo secolo ne
scrisse su giornali e riviste e ne pubblicò decine di volumi. A
cinquant'anni di distanza, il nipote giornalista, David Raynal, ha
raccolto in un libro, "La
bande à Picasso", una documentazione straordinaria di vecchi articoli,
appunti, lettere e fotografie inedite, oltre ad una fitta
documentazione di corrispondenza intercorsa tra Picasso e suo nonno.
Pablo Picasso, 1909,
Donna seduta.
Da sinistra: 1) Pablo
Picasso, 1908, Rue-des-Bois; 2) Pablo
Picasso, 1909, Paesaggio a Horta de Hebro;
3) Georges
Braque, 1909, La Roche-Guyon
Una ricerca,
quella della
spazialità
dell'immagine,
che condurrà Picasso ai
geometrici e sfaccettati paesaggi eseguiti nell'estate del 1908 a La Rue-des-Bois
e
nell'estate del 1909 a Horta
de Hebro (Paesaggio a Horta de Hebro), contraddistinti
da una più dettagliata frammentazione degli angoli visivi.
Nel 1908,
Braque aveva allestito una personale alla Galerie Kahnweiler, a
Parigi.
Dal 1909, inizia
una intensa frequentazione
e
collaborazione fra Braque e Picasso, già conosciutisi tramite
Apollinaire, nel 1907.
Braque, diviene il più convinto teorico del movimento, dando
luogo assieme a Picasso a quel sodalizio che verrà definito la
"Fondazione del Cubismo".
Da sinistra: 1) Georges Braque, 1910,
Candelieri;
2) Pablo Picasso, 1911,
Il poeta, Venezia, Museo Guggenheim
In questi anni, il
Cubismo di Picasso e Braque diviene sempre più noto in
Francia e all'estero, anche per merito di D. H. Kahnweiler che, oltre
a svolgere l'attività di mercante, promuove una campagna di
divulgazione del
Cubismo con mostre internazionali a Monaco, Colonia, Berlino
e pubblica le opere nelle migliori riviste
internazionali d'avanguardia.
Juan Gris, 1912, Ritratto di Picasso
Nel 1912
Metzinger e Gleizes pubblicano,
presso l'editore Eugene Figuière di Parigi, Du Cubisme, il
primo saggio sul cubismo;
l'anno successivo compare Les peintres cubistes, di Apollinaire.
Nel 1918, anno in cui muore Apollinaire, Amédée Ozenfant e
Charles Edouard Jeanneret pubblicano Après le cubisme.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Picasso, essendo
straniero, non viene arruolato sotto le armi come molti dei suoi amici e
compagni. Questo segna la fine di un periodo che aveva visto
lavorare assieme Braque, Picasso, Derain e Gris. Non sarà, come
avevano immaginato allora i nostri protagonisti, una separazione
temporanea,
ma segnerà la rottura di una comunanza di interessi. Proprio in quell'anno,
Braque, richiamato alle armi viene gravemente ferito in
combattimento, tanto che riprenderà a dipingere soltanto nel
1917, e non sarà più lo stesso.
Rimasto quasi
solo, Picasso si impegna in una ricerca che lo conduce ad un realismo
tendente al classicismo; ad un cubismo in cui la forma si identifica col
simbolo, col mito, caratterizzando la sua attività per circa dieci anni. Al
geometrico Arlecchino del 1915 si contrappongono l'Arlecchino
del 1917 ed i ritratti "realisti" di Max Jacob, di Cocteau e
di Vollard.