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Peter O. Krückmann
Jacopo Amigoni
ritrae Joseph Effner. Due artisti al servizio dell'arte in una corte
assolutistica
Jacopo Amigoni, Duello
fra Enea e Turno, 1722, affresco.
Pittori veneziani e
di altre regioni dell'Italia settentrionale presenti in Baviera e in
Franconia: raramente nell'ambito delle arti figurative vi fu una tale
serie di successi con simili felici risultati. A ognuno sono ben noti
gli affreschi di Giambattista Tiepolo a Würzburg, forse i dipinti più
grandiosi del Settecento. Ma tutto ha avuto inizio molto prima, nel
Cinquecento.
Nella rocca di Trausnitz presso Landshut viveva allora Wilhelm, l'erede
al trono della casata bavarese dei Wittelsbach, un uomo sommamente
ambizioso.
I grandi principi italiani del Rinascimento erano i suoi modelli.
Conformemente a tali esempi, fece arredare la rocca medioevale imitando
gli interni di un palazzo di Mantova o di Firenze. Inoltre negli anni
intorno al 1570 Friedrich Sustris in collaborazione con Alessandro
Scalzi, chiamato Padovano, realizzò vaste decorazioni murali. Famosa è
la "scala dei buffoni" nell'ala italiana. Alle pareti dello scalone è
rappresentato in modo illusionistico e di grande effetto un gruppo di
attori nei costumi della Commedia dell'arte. Mostrano i loro scherzi,
come se si trovassero veramente sulla scala in carne e ossa. Altri
ambienti con decorazioni murali di Sustris e di Padovano andarono
purtroppo distrutti in un incendio del 1961.
Durante il Seicento nei castelli non vennero eseguiti quasi mai dei
dipinti sul soffitto. Ci si attenne ai modelli veneziani, così per
esempio la villa suburbana, col nome di Borgo delle Ninfe, l'attuale
castello di Nymphenburg, fatta costruire da Adelaide di Savoia, consorte
del principe elettore Ferdinando Maria di Baviera, presenta dei pesanti
soffitti a cassettoni. I dipinti a olio presenti nelle stanze sono stati
eseguiti fra il
1669 e il 1695 da Antonio Triva e da Antonio Zanchi e in gran parte si
trovano ancor oggi nello stesso posto. Il Settecento portò il grande
cambiamento. Dappertutto in Europa all'inizio del secolo sorsero spesso
dei castelli consistenti in immensi complessi, e ciò accadde anche a
Monaco. Per primo venne ampliato Nymphenburg che raggiunse le dimensioni
attuali. Il complesso architettonico e il parco avevano circa la stessa
estensione del territorio comunale di Monaco. Al nord della città in una
zona allora ancora paludosa - automaticamente vien fatto di pensare a
Versailles - venne edificato il castello di Schleißheim. Già oggi la
costruzione ci appare monumentale, ma secondo le idee del committente,
il principe elettore Max Emanuel di Baviera, doveva avere un'estensione
maggiore. Noi torneremo più tardi a parlare di questo castello e della
decorazione di Jacopo Amigoni, ma prima la nostra attenzione va a due
altri cicli di affreschi. Nel 1733 Carlo Carlone originario di Scaria
giunse ad Ansbach. Essendosi formato a Udine presso il pittore Giulio
Quaglio, mostra nella sua opera in ugual misura elementi lombardi e
veneziani. Nel salone delle feste della Residenza di Ansbach in
Franconia fino al 1735 realizzò un dipinto sul soffitto, ben riuscito
pittoricamente ed eccezionalmente interessante dal punto di vista
iconografico. Viene rappresentata la glorificazione allegorica del
margravio Carl Wilhelm Friedrich di Ansbach. Apice e conclusione di
questa serie concentrata di pittura murale nella Baviera sono
naturalmente gli affreschi eseguiti da Giambattista Tiepolo, coadiuvato
dai figli Giandomenico e Lorenzo, su incarico del principe vescovo Carl
Philipp von Greiffenclau, affreschi che si possono ammirare nello
scalone e nella sala dell'imperatore nella Residenza di Würzburg. Queste
opere eseguite fra il 1750 e il 1753 sono così conosciute, che non è
necessario soffermarsi più a lungo. Max Emanuel di Baviera nella guerra
contro i Turchi negli anni 1683-1688 aveva acquistato un'ampia fama in
tutta l' Europa. Dai suoi nemici veniva chiamato rispettosamente il "re
blu" , dal colore della giacca. Il blu era il colore della bandiera
Bavarese. Quale importante sostegno degli Asburgo e "salvatore
dell'Occidente" gli sembrava giusto poter ottenere il titolo di re
dall'imperatore di Vienna, una più che meritata ricompensa. Questa
ascesa a un rango superiore non avvenne, come pure sfumò la speranza di
ottenere la dignità imperiale per la casata dei Wittelsbach.
Solo suo figlio Carl Albrecht riuscirà nell'intento. Tuttavia Max
Emanuel continuò a costruire secondo criteri che per la verità sarebbero
stati più adeguati a una residenza imperiale; cosa che apparve evidente
già ai suoi contemporanei. Nella scelta dei suoi artisti mostrò un
talento eccezionale. Enrico Zuccalli originario dei Grigioni realizzò la
costruzione in muratura del castello di Schleißheim. Il completamento
architettonico si deve a Joseph Effner. Effner era il figlio di un
giardiniere, era dunque di origini molto modeste. Ciò nonostante il
principe elettore deve aver ben presto riconosciuto che il giovane era
particolarmente dotato artisticamente, tanto che all'età di 19 anni lo
inviò a Parigi, dove si formò sotto la guida di Germain Boffrand,
diventando uno dei migliori architetti tedeschi. Fra le numerose
scoperte del principe elettore si può annoverare anche Jacopo Amigoni,
che operò a Schleißheim come influente pittore, dando il maggior
contributo all'arredo del castello. Per quale ragione la scelta del
principe fosse caduta su Amigoni, oggi non è più possibile appurarlo.
Nel 1711 viene citato per la prima volta nella Fraglia dei pittori e
solo sei anni dopo lo troviamo in Baviera e precisamente con uno degli
incarichi più ambiti che si potessero assegnare in quel tempo. In
effetti realizzò gli affreschi sul soffito per le stanze più importanti
del Nuovo Castello di Schleißheim: per il salone delle feste e per la
sala delle vittorie e per i due appartamenti adiacenti del principe e
della principessa. Il grandissimo affresco nel salone delle feste con la
sua composizione minuziosamente costruita divenne un capolavoro che
senza dubbio fu un esempio stimolante e fondamentale per gli affreschi
di Tiepolo a Würzburg. In stretto rapporto con le decorazioni a stucco
progettate da Effner conferiscono alla messa in scena del potere
cerimoniale una cornice che riunisce elementi sacri e profani in una
forma esemplare per il periodo dell'assolutismo. Descriverò tutto questo
più dettagliatamente in un libro sugli affreschi di Amigoni che uscirà
presto. Il risultato dell'attività di Amigoni deve essere stato talmente
convincente, che numerosi altri incarichi seguirono. Così il veneziano
dipinse numerosi quadri non solo per il castello di Nymphenburg e per la
Residenza di Monaco, fra cui il dipinto sul soffitto della Badenburg, ma
ricevette anche l'incarico di eseguire fra il 1725 e il 1729 un ciclo di
affreschi di grandi dimensioni nell'abbazia benedettina di Ottobeuren.
Naturalmente si avvalsero della sua opera anche altri rappresentanti del
clero e della nobiltà bavarese.
A questo proposito ci appaiono di particolare importanza due dipinti del
periodo bavarese di Amigoni, che solo recentemente sono stati scoperti e
che è stato possibile acquistare per il Nuovo Castello di Schleißheim.
Grazie alle dettagliate iscrizioni a tergo non è stato difficile
determinare a chi attribuirli.
1. Jacopo Amigoni,
L'architetto Joseph Effner, 1720 ca.
Il primo dipinto
rappresenta un architetto, facilmente riconoscibile dai suoi attributi.
Si tratta del già citato J. Effner, come apprendiamo da quanto sta
scritto sulla parte posteriore del quadro.
Si legge: "JOS. V. EFNER. CHURFL: HOFKAMER / RATH. OBER BAVMEISTER. VND
/ GARTEN DIRECTOR. Ao. 1687. DEN 9. / FEB: ZU DACHAU GEBOHREN. Ao. 1745.
den / 23.feb: zu MÜNCHEN. VERSTORBEN // GIACOMO AMIGONI PINXIT." (Joseph
von Effner, consigliere di corte nella camera delle finanze,
sovrintendente all'edilizia, direttore dei giardini, nato a Dachau il 9
febbraio 1687, morto a Monaco il 23 febbraio 1745, dipinto da Giacomo
Amigoni).
2. Jacopo Amigoni, Maria
Magdalena Effner, 1721 ca.
L'altro dipinto
rappresenta una giovane donna, secondo l'iscrizione si tratta della
moglie dell'architetto: "MARIA MAGDALENA VON EFF. / NER DES CHURF:
GENERALL/ Liut: v: Schön Tochter, Ao. / 1698 den 6 october zu Rur / mund.
Geboren u Vermählet / zu München den 21 Jener Ao. / 1721 gestorben den
16 April...// GIACOMO AMIGONI PINXIT.1779 " (Maria Maddalena von Effner,
figlia di von Schön, tenente generale del principe, nata a Rurmund [?]
il 6 ottobre 1698, coniugata a Monaco il 21 gennaio 1721, morta il 16
aprile ..., dipinto da Giacomo Amigoni, 1779).
L'anno 1779 indica la data in cui furono apportate le iscrizioni, ma i
due quadri furono dipinti molto prima, durante il soggiorno di Amigoni a
Monaco, cioè fra il 1717 e il 1729. Una cosa appare subito evidente: non
si tratta di due veri pendants, perché le due persone ritratte per
quanto riguarda la composizione non stanno in nessuna relazione fra
loro. Si può ovviamente supporre che i due ritratti non siano stati
eseguiti nello stesso tempo, ma successivamente. Salta subito all'
occhio il fatto che Effner si sia fatto ritrarre con vesti
particolarmente sfarzose, che ricordano in qualche modo gli abiti di
corte. Con la sinistra indica la proiezione orizzontale di una porta
trionfale a un solo arco. In questo ritratto che ricorda il suo rango
c'è la glorificazione di Effner come architetto. Alcune circostanze ci
fanno supporre che il ritratto sia stato eseguito nel 1720, dopo che
Effner in quello stesso anno era stato nominato consigliere di corte
della camera delle finanze. Il ritratto della moglie potrebbe essere
stato dipinto l 'anno successivo, nel 1721, anno in cui Effner si sposò.
Completamente diverso dal ritratto del marito che mostra alcuni
attributi di corte, la moglie si presenta in un abbigliamento
bucolico-arcadico. Ma i capelli incipriati, la spilla sul corsetto e le
guarnizioni di merletto della camicetta non lasciano alcun dubbio a
quale strato sociale appartenga. Come attributo vi sono dei fiori.
Secondo Cesare Ripa alludono alla virtù della persona in questione. Con
ciò Amigoni non presenta le persone ritratte come individui con una loro
realtà psichica, ma come portatori di ruoli tramandati e fissati dalla
società, ben differenti per uomini e donne. Mentre la "virtù maschile"
dell'architetto consiste nella sua intellettualità indicata dai libri e
dalla padronanza attiva dell'architettura di corte, la "virtù femminile"
si evidenzia nella personificazione della bellezza e naturalezza:
"natura naturans". Così si possono differenziare anche gli esempi
pittorici a cui Amigoni si riferisce. Essenzialmente sono i ritratti di
persone di successo, di fama internazionale di Antonio Pellegrini, per
quanto riguarda i ritratti femminili anche i poetici ritratti a pastello
di Rosalba Carriera.
Oltre alla loro alta qualità artistica i due dipinti hanno un
eccezionale valore come documenti del periodo d'oro del Barocco in
Baviera. La feconda collaborazione di due importanti artisti a
Schleißheim che grazie a loro divenne una grande opera artistica di quel
tempo, si riflette in questi due ritratti: Jacopo Amigoni ritrae Joseph
Effner e sua moglie.
Peter O. Krückmann
ARTE Documento
N°19
2003
©
Edizioni della Laguna