Nora Carella (Parenzo 1918 - )
E' l’abilità nel ritrarre i personaggi, penetrandone a fondo la personalità attraverso la magia dello sguardo, ha portato l’artista a una notorietà che ha superato i confini italiani. Ha iniziato la propria attività artistica nella Roma degli anni Settanta, dove, dopo una personale di grande successo alla galleria Querel, aveva aperto un ampio ed elegante studio A Trieste ha effigiato il vescovo Bellomi, i sindaci Mario Franzil e Gianni Bartoli e vari presidenti del Lloyd Triestino - tra cui Vittorio Fanfani e Michele Lacalamita. L’abilità nel ritrarre i personaggi, penetrandone a fondo la personalità attraverso la magia dello sguardo, porta l’artista a una notorietà che supera i confini italiani. La Carella espone quindi con successo in tutto il mondo: da New York, a Madrid, a Casablanca. E a Roma due sale di Palazzo Pignatelli vengono intitolate a suo nome e ospitano in permanenza i suoi quadri. Altre opere sono collocate in collezioni pubbliche, quali l’Accademia Burckhardt, le ambasciate di Persia e di Bulgaria e la pinacoteca di Montecassino e, a Trieste, il Palazzo della Prefettura, il Lloyd Triestino, il Municipio, il Museo Revoltella, la Biblioteca Statale, Palazzo Gopcevich e l’Archivio di Stato. Recentemente ha esposto a Roma nelle sale di Castel Sant’Angelo e a Milano alla Galleria Ars Italica, presentata dal noto critico Rossana Bossaglia, che ha definito con entusiasmo la sua pittura personalissima. Nel capoluogo milanese le sue opere si trovano inoltre alla Galleria No Vacancy.
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"NORA CARELLA - COLORE E LUCE " alla Sala Veruda di Palazzo Costanzi - TRIESTE
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© N. Carella, Laguna, 2011, olio su tela 50 x 70 cm.
© N. Carella, Laguna, 2010, olio su tela 70 x 50 cm.
Il magico scintillare di quest’ultima attraverso l’acqua della laguna e quella racchiusa entro eleganti forme di cristallo rappresenta da alcuni anni la nuova maniera di Nora Carella. Che, come ogni vero artista, è capace di rinnovare il proprio linguaggio e, in questo caso, di reinterpretare attraverso un segno luministico anche i colori e i temi di un raffinato quotidiano. La pittrice sa racchiudere nel suo pennello, in modo del tutto personale, la grazia e il lirico sentire di De Pisis e il silenzio della pittura morandiana, arricchendo per altro spesso tali parametri di una veemenza fauve, che fa da contrappunto, come in un diagramma musicale, a momenti i delicato lirismo.
© N. Carella, Vetri, 2010, olio su tela 70 x 50 cm.
Attraverso un lessico del tutto contemporaneo la Carella ripropone quella valenza luministica che, nel corso dei secoli, è stata l’arma vincente della grande pittura italiana ed europea, dimostrandosi una delle poche artiste capaci di imprimere nelle proprie opere un segno di luce, che è stata elemento fondamentale nella pittura di ogni tempo. Basti ricordare le adamantine trasparenze di Vermeer, iperrealista ante litteram e artista molto amato dall’autrice; nonché i virtuosismi luministici della Scuola veneta e la pittura en plein air degli Impressionisti, che in tal modo coglievano dal vivo gli aspetti più magici e intensi del paesaggio. Per arrivare alle avanguardie del primo Novecento, da Picasso a Braque, all’Orfismo di Robert Delaunay, i quali, dalla frantumazione delle forme e dei volumi, facevano scaturire la valenza della luce e del colore.
© N. Carella, Vetri di luce, 2000, olio su tela 50 x 70 cm.
© N. Carella, Vasi con fiori, 2005 e 2006, due oli su tela, 45 x 35 cm.
Mediante il sogno dei vetri e dei fiori e le trasparenti vedute della laguna veneta la Carella si palesa dunque come una tra le poche artiste capaci di trasfigurare l’oggetto e il tema dei suoi quadri in un pensiero di luce, offrendoci in tal modo un orizzonte pittorico di valenza speciale, intriso di poesia e di grande qualità.
testi © Marianna Accerboni
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