Dopo la prima
guerra mondiale le arti applicate assunsero il nome definitivo di arti
decorative. In Italia la ceramica aveva assunto una forma di arte
rivolta al passato, con un gusto indirizzato alla rievocazione di tempi
e decori classici, intessuto di romanticismo e di ricordi storici. Dai
primi anni Venti si assistette ad una rivoluzione tecnica e concettuale;
si mescolarono influenze e stili assai diversi, quali futurismo,
simbolismo, naturalismo, modernità e tradizione. Oltre a notevoli eventi
come esposizioni, concorsi e biennali, la ceramica italiana fu
incentivata anche da innovazioni tecniche, come l'impiego di nuovi
smalti o dell'aerografo, tesi alla ricerca costante di effetti
luministici, che inaugurarono una lunga e felice stagione. In tutta
Italia nacquero nuove fornaci, si stabili una proficua collaborazione di
ceramisti, pittori, scultori, architetti, tutti affascinati dalle nuove
potenzialità di quest'arte che colpiva ed entusiasmava il pubblico
sempre più, sviluppando una vera e propria moda destinata a crescere nel
tempo. Torino, dopo l'esperienza della nota ditta
Lenci, conobbe sin dall'inizio degli
anni Trenta o sviluppo di diverse altre manifatture ceramiche,
costituendo un importante punto di riferimento economico oltre che
artistico. Queste fabbriche, fondate in massima parte da artisti e
valenti decoratori che avevano in precedenza collaborato con la Lenci,
produssero manufatti analoghi per tipologia a quelli della ditta di
Helen Scavini,
intuendone le potenzialità imprenditoriali; pur tuttavia, nonostante la
dizione di "industria ceramica" di frequente loro attribuita, le nuove
manifatture non superarono da un punto di vista quantitativo una
dimensione artigianale, come mostra il numero ridotto di modelli
superstiti. Attualmente la circolazione nel mercato antiquario di
esemplari riconducibili alle ditte Ars Pulchra, Igni, Le Bertetti o
Essevi,
risulta assai limitata e rappresentata da pezzi spesso unici, a
differenza di quanto accade per la Lenci, i cui modelli - anche
importanti - sono invece numericamente ben attestati. Tra le ditte
epigoni della Lenci, la prima fu quella di Clelia Bertetti, attiva dal
1932 al 1942; poi la
Essevi di
Sandro
Vacchetti, dal 1934 al 1952; l'Ars
Pulchra di Bartolomeo Camisassa, dal 1935 al 1962. Vanno poi menzionate
la Igni, più probabilmente fondata dai fratelli Cian che non da Nello
Franchini come sempre è stato scritto, le Ceramiche Nobili di Alberto
Nobili, le Ceramiche d'arte di Mastro Chigo, fondata da Camillo Chigo,
la Cia di Manna, fondata da una decoratrice della Lenci non ancora
individuata; la Vi.Bi. di Vittorio Brunetti, la Ronzan di Giovanni ed
Antonio Ronzan ed infine la Bigi di Giovanni Barzizza. Della più parte
di queste manifatture la ricerca non ha ancora chiarito gli estremi
cronologici, o per la perdita del materiale documentario o per lo stato
ancora iniziale degli studi.
Maria Grazia Gargiulo
TESTI DI RIFERIMENTO:
Maria Grazia
Gargiulo - Ars Pulchra 1935-1962, Ceramiche del Novecento Italiano.
Pacini Editore
Sitografia:
Sandro Vacchetti e la ESSEVI