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Giacomo Favretto
(Venezia 1849 - 1887)
All'Accademia di Venezia,
dal 1864 al 1870,
è allievo
del Grigoletti, Nani, Moja e Molmenti.
Esordisce con scene d'interni, caratterizzate da una vena narrativa e
popolaresca.
Entrato in contatto con
Federico Zandomeneghi, ed influenzato
dall'amico
Guglielmo Ciardi, si avvicina alla pittura macchiaiola.
Dal 1878 si dedica anche alla
ritrattistica. I suoi dipinti iniziano a rivelare
un'adesione al vero ed agli effetti
della luce, sempre dotati di un'eccezionale
accuratezza descrittiva.
"Sapido
indagatore dell'ambiente popolare in dipinti dalla presentazione
accurata, arguti, pettegoli, è il «sottile interprete della nuova
società veneziana, ritrattista e creatore di scene di genere attraverso
le quali illustra la vita quotidiana, in modo dimesso e pieno di amorosa
attenzione»" (Zampetti 1980). Nel 1879 si reca a Parigi, assieme al
Ciardi,
in occasione della Mostra Universale
e conosce il Meissonier e il Fortuny. I soggetti dei suoi dipinti:
costumi settecenteschi; pittoreschi
abbigliamenti popolari veneziani;
piccoli quadretti di genere ispirati alla vita popolare, incontrano
incondizionatamente i favori del collezionismo locale, francese ed
inglese.
Si spegne a Venezia
il 12 giugno 1887.
A.R.
BIBLIOGRAFIA:
AA.VV.:
La Pittura in Italia - L'ottocento -
Electa, Milano 1991
Dizionario
Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al
XX secolo, Torino 1972
A. M. Comanducci,
Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni,
Milano 1962
Thieme-Becker,
Allgemeines
Lexikon der bildenden Künstler,
Leipzig 1992
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