Raffaello
Celommi (Firenze
1881 - Roseto degli Abruzzi 1957)
Raffaello Celommi nel suo studio
Galleria
Fotografica
Nasce il 19 aprile del 1881, in via del Prato, a Firenze, dal pittore
già noto ed affermato Pasquale Celommi e da Giuseppina Giusti (nipote
del poeta Giuseppe Giusti).
A pochi mesi di età, suo padre insieme alla sua famiglia, ritorna a
Roseto degli Abruzzi (allora “Le Quote), ove risiedeva
prima di intraprendere gli studi presso l’Accademia di Belle Arti
di Firenze e di sposarsi.
Il giovane Raffaello, dopo aver dato prova di un forte talento
pittorico, intraprende il proprio percorso artistico presso la “bottega”
paterna ove apprende il “mestiere”.
Già da giovanissimo si esprime in maniera impeccabile; basti pensare al
quadro Contemplazione,
conservato presso il Museo Civico di Teramo,
datato 1898 e
quindi dipinto a soli 17 anni di età, ed alla tavoletta “Ritratto di coetaneo”,
dipinto ad appena 14 anni.
Ciò nonostante, il padre, allo scopo di affinare meglio l’arte del
giovane Raffaello lo invia a studiare, nel 1901, alla Libera Scuola del Nudo, presso l’Accademia di Belle Arti
di Roma.
Tornato da Roma, lavora alacremente, (il suo studio era posto al piano
terra di un castelletto costruito in stile medioevale sotto quello del
padre, posto al primo piano, collaborando anche con lui (come era
frequente in quell’epoca).
Raffaello
Celommi,
Pasquale
Celommi, Francesco Paolo Michetti
Conosce
Francesco Paolo Michetti – frequentatore dello studio paterno (ed
anche della sua mensa), cosi
come Giulio D’Atri, uno dei maggiori mercanti e galleristi del tempo,
con il quale intraprende anch’egli una lunga collaborazione che
durerà sino agli anni '40.
Conosce anche un altro frequentatore della casa paterna:
il filosofo Giovanni Gentile.
Negli anni '20 aderisce al partito fascista e nel 1922 partecipa
alla Marcia su Roma. Ne esce però presto,
dal momento in cui esso prende connotazioni di violenza e
borghesia. Viene espulso dal partito per non aver appeso il ritratto di
Mussolini insieme a quello del Re nel Municipio di Roseto degli Abruzzi,
ove egli era Sindaco
(ultimo eletto prima dell’avvento dei podestà).
Partecipa a scarse mostre e rassegne perché molto preso dal lavoro per
gallerie e privati committenti. Una delle ultime fu quella tenuta nel
1930 a Pescara.
Nel 1929 sposa Luigia Rosati,
figlia di
Luigi Rosati.,
allora direttore dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Da
quella unione nascono due figli: Pasquale e Luigi, il quale ultimo è il
continuatore dell’arte dei Celommi.
La moglie Luigia (familiarmente Gina) diviene la sua ispiratrice e
consolatrice nei momenti bui che tutti gli artisti attraversano, tanto
che alla sua immatura morte (1951), egli cade in una grave depressione
dalla quale, però, presto si riprenderà, confortato dalla sua arte.
Durante il biennio bellico '43-44, deve abbandonare il suo studio ed il
suo lavoro per sfollare nella vicina Montepagano, al fine di proteggere
la sua famiglia dai frequenti bombardamenti aerei.
Conosce e frequenta Tommaso Cascella,
altro illustre pittore abruzzese.
Tra le sue opere più significative: Transumanza;
Il mendicante (o Vecchio
con bisaccia); Ritratto di marinaio; Pastore abruzzese; Contemplazione;
La vecchia fornace;
Spigolatrice; Pescivendola; Pascolo; Partenza per la pesca.
Si dedica anche alla pittura sacra dipingendo una
Santa Teresa ed una grande
tela di Sant'Antonio,
conservata pressa la omonima chiesa di Pescara.
Esegue numerosi ritratti tra i quali quello del prof.
Giacomo Acerbo, del prof. De Marsico e
del prof. Sotgiu –
illustri economisti e giuristi di quegli anni.
Muore a Roseto degli Abruzzi la sera del 3 marzo 1957, dopo una giornata
di intenso lavoro, così come egli si era sempre augurato..
Luigi Celommi
(Note biografiche e fotografie a cura
del figlio dell'artista - Luigi Celommi)
Tutti i diritti riservati
altra BIBLIOGRAFIA:
Thieme-Becker,
Allgemeines
Lexikon der bildenden Künstler,
Leipzig 1992
A. M. Comanducci, Dizionario
illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, Milano 1962