Pasquale Celommi (Montepagano 1851 - Roseto degli Abruzzi 1928)

 

 

 

Pasquale Celommi in posa nel proprio studio

 

 

Galleria Fotografica

 

 

Pasquale Celomi  nasce da umile famiglia, a Montepagano, oggi frazione di Roseto degli Abruzzi, che sorge sulla collina a ridosso dell’Adriatico, il 6 gennaio del 1851.

Presto i genitori si trasferiscono “alla marina”, dove, lungo la strada litoranea (oggi statale adriatica), gestiscono una piccola locanda nella quale avviene il cambio dei cavalli per le diligenze che percorrevano la strada litoranea.

Già da piccolo dà dimostrazione dell’amore verso la pittura, disegnando, con il carbone, lungo le fiancate delle “paranze” poste a riva, sulla spiaggia..

Viene notato da un facoltoso signore del luogo, Camillo Mezzopreti, che si dilettava di pittura, che  lo inizia nell’arte pittorica.

Nel 1869, il comune gli assegna un sussidio agli studi e nel 1873 vince il concorso per il pensionato artistico indetto dall’amministrazione provinciale di Teramo, grazie al quale si trasferisse a Firenze ove frequenta la scuola libera del nudo, con il maestro Antonio Ciseri.

Già qui inizia la sua avventura dipingendo  “L’odalisca” e “ Primi approcci”

Conosce Giuseppina Giusti, nipote del poeta Giuseppe Giusti e la sposa.

Dall’unione nasce nel 1881 il primogenito Raffaello, che sarà suo continuatore nell’arte pittorica.

 

Pasquale Celommi in una fotografia di gruppo in compagnia del figlio Raffaello

e del pittore Giuseppe Acerbo

 

 

Da Firenze si trasferisce quindi nella sua terra, a Roseto degli Abruzzi che agli albori della sua nascita si chiamava Marina di Montepagano (che poi mutò il nome in “Le Quote”, quindi in Rosburgo ed infine in Roseto degli Abruzzi).

Inizia quindi un fervido lavoro ed espone i suoi quadri in numerose rassegne pittoriche (Esposizione nazionale di Forense nel 1887, con “Odalisca al bagno”, L’esposizione operaia  di Teramo nel 1888 con “L’operaio politico”, la “Colombiana”  di Genova nel 1992, l’ Esposizione di Belle Arti di Roma nel 1895 con “Il ciabattino”,  nel 1897 all’Esposizione Umoristica di Roma con “Canzon d’amore” e nel 1898 all’Esposizione Generale di Torino con “Il mio girello”).

Di questa epoca sono soprattutto dipinti che ritraggono la sua gente (La pescivendola, Il ciabattino, L’operaio politico, La buona notizia, Ragazza con canestro, La lavandaia), o quadri di costume come “Sposalizio abruzzese”, “Il battesimo).

 

 

Raffaello  Celommi, Pasquale  Celommi, Francesco Paolo Michetti

 

 

Intreccia una fervida amicizia con il suo conterraneo e coetaneo Francesco Paolo Michetti che spesso viene a trovarlo nel suo studio, posto al primo piano di un castelletto, fatto da egli costruire in riva al suo Adriatico. Nasce anche un  rapporto epistolare con Teofilo Patini.

Il filosofo Giovanni Bovio fu un suo ammiratore, allor quando, davanti ad un suo dipinto così si espresse: “Non più Celommi tu ti chiami, il tuo nome oggi è Svelommi”

Il filosofo Giovanni Gentile che in villeggiatura a “Rosburgo” va spesso a trovarlo.

Nei primi anni del Novecento, lavora incessantemente  per la galleria viennese Winterstein, per le gallerie Beckerans di Monaco di Baviera e per quella di Roma dei fratelli D’Atri, situata in piazza di Spagna.

Di questo periodo sono le sue marine ed i suoi paesaggi campestri nei quali, comunque, viene evidenziato sempre il contatto della gente d’Abruzzo con la natura..

Nel 1920 viene insignito di medaglia d’argento al valor civile, per il salvataggio in mare di due persone.

Per il roseo della luce che pervade i suoi paesaggi – e specie le sue marine, con il riflesso del “bagnasciuga” –  venne chiamato “il pittore della luce”: questo è il nome che Michetti gli dona, osservando i suoi dipinti.

Il  9 agosto del 1929, all’età di  77 anni, a seguito di una nefrite, Pasquale Celomi si spegne a Roseto degli Abruzzi. Il filosofo Luigi Illuminati lo ricorderà con queste parole “… era rimasto popolano, e fu popolarissimo”.

 

 

Luigi Celommi

 

 

(Note biografiche e fotografie a cura del nipote dell'Artista - Luigi Celommi)

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