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Le Vedute incise e dipinte di Bellotto; Due Canaletto in una bottega


 


Verso il 1741-1742, come testimoniano le firme incise sui capricci italiani, Bernardo Bellotto assunse il soprannome di «Canaletto», dando il suo contributo al sorgere di una infinita sequela di confusioni e di equivoci. Qualche tempo dopo l'arrivo dello zio a Londra (maggio 1746), cominciò a diffondersi la voce che quel pittore non fosse il vero Canaletto di Venezia. Poiché i mormorii sul presunto impostore continuavano a dilagare, nel luglio 1749 George Vertue precisava che un figlio della sorella del vero Canaletto, essendo dotato di qualche talento, era stato istruito presso lo zio Canaletto. Questo «Canaletto», avendo col trascorrere del tempo fatto notevoli progressi, cominciò a insuperbirsi sentendosi disobbligato dallo zio, che lo lasciò andare per i fatti suoi. Per questa ragione, concludeva Vertue, quando lo zio era sbarcato in Inghilterra lasciando il nipote a Venezia, era cominciata a diffondersi la voce dell'esistenza di due Canaletto.
Per mettere fine ai sospetti, Canaletto fu costretto a pubblicare sul Daily Advertiser del 25 luglio 1749 un annuncio in cui si invitavano gli interessati a recarsi nella sua abitazione in Silver street Golden Square».
Dunque la storia dei due Canaletto ha origini lontane e non poco ha influito sulla fortuna critica del nipote, le cui vedute veneziane, secondo Pietro Guarienti, il primo biografo (1753), erano «così diligentemente e al naturale eseguite, che un grande intendimento ricercasi in chi vuole distinguerle da quelle del Zio». La verità di questa affermazione è dimostrata dal fatto che il problema della separazione delle vedute veneziane dei due artisti sta trovando una soluzione, non priva di contrasti, solo in questi ultimissimi anni, grazie agli studi specialistici ed alla maturazione di quel mercato antiquario che, nel passato, si era servito del nome di Bellotto per dare una paternità a centinaia di vedute mediocri per le quali il nome di Canaletto era improponibile, così coinvolgendo anche la produzione genuina di Bellotto in una generale disistima.
Questa situazione ha avuto come conseguenza inconsapevole, a livello filologico, la dilatazione del catalogo delle vedute veneziane di Canaletto, compilato da Constable-Links, e il restringimento a soli sei numeri di quelle assegnate a Bellotto da Kozakiewicz. In parallelo con quello sui dipinti si formò il giudizio sulle acqueforti bellottiane che — come precisava un fine conoscitore come Mariette — si potrebbero ritenere incise dallo stesso Antonio Canal, «tant elles sont rassemblantes par la touche à ce qui a été gravé à Venise par ce dernier. On y trouve de même à redire trop d'égalité dans la touche et des gradations de lumière pas assez sensibles. Du reste ces vues sont fidèles; elles sont très bien en perspective [...]». L'accostamento tra le incisioni di Bellotto e quelle dello zio appare già formulato in questo apprezzamento del famoso collezionista, il quale mostrava di poco gradire la diligenza controllata del segno e la fermezza di quella luce inesorabile. Il discorso di Mariette non fa peraltro distinzione tra le acqueforti italiane e quelle del periodo sassone e polacco, misconoscendo di conseguenza l'autonomia di linguaggio e di visione che Bellotto andò maturando proprio a partire dagli anni in cui si cimentava con le prime lastre calcografiche.


Dario Succi - Annalia Delneri