Giovan
Francesco Gaggini
(Bissone,
24 giugno 1683 – Bissone, 14 giugno 1768)
Giovan Francesco Gaggini nacque a Bissone nel 1683 da Giovanni Giacomo
Gaggini e Cecilia Garovi. Per quanto riguarda la sua formazione
artistica, è ipotizzabile un alunnato presso Giulio Quaglio, il quale
avvicina il Gaggini al classicismo correggesco della scuola bolognese
della metà del Seicento di Marc’Antonio Franceschini. Da non trascurare
neppure uno studio dell’opera di Domenico Piola, artista che il Gaggini
potrebbe aver particolarmente apprezzato, soprattutto per i rimandi
correggeschi, durante il suo soggiorno a Genova.
In questa città, la presenza del Gaggini è testimoniata, intorno al
1710, nella chiesa di Santa Maria delle Vigne, per la realizzazione
degli affreschi della volta della cappella del Crocefisso: in queste
scene si nota la vicinanza con l’opera del Quaglio, in particolar modo
nei panneggi consistenti e nei volti fortemente scorciati.
Successivamente il Gaggini si sposta in Piemonte, operando a più riprese
nel Cuneese: le prime opere che gli vengono riconosciute in queste
terre sono gli affreschi della cupola, della volta e delle pareti del
coro della chiesa di Santa Croce a Cuneo, in collaborazione con lo
stuccatore Domenico Beltramelli, databili tra il 1713 e il 1718 dai
documenti relativi ai pagamenti dei lavori. La presenza del ticinese è
testimoniata negli anni seguenti soprattutto nella città di Savigliano,
dove esegue, tra il 1719 e il 1727, alcune tele (parte delle quali
rubate) con Storie della Vergine, poste negli intercolumni del santuario
dell’Assunta.
Dopo la parentesi nel 1721 a Salorino,
nell’attuale Canton Ticino, per
affrescare la volta della chiesa di San Zenone (tra le opere, Angeli
osannanti e musici e la Gloria di San Zenone), in collaborazione con i
fratelli Calvi, il Gaggini è ricordato ancora a Savigliano, in compagnia
di Carlo Pozzi, anche come autore degli affreschi della volta
dell’ex-chiesa di Santa Chiara e della pala d’altare con il Martirio di
San Sebastiano conservata nella chiesa di Sant’Andrea, datata 1727. Da
questa data il Gaggini si sposta a Mondovì, sempre nel Cuneese, dove
esegue, nello stesso anno e in collaborazione con Pietro Antonio Pozzi e
ancora Domenico Beltramelli, gli affreschi della volta del presbiterio,
con la Gloria di San Giuseppe, e della cupola, raffigurante l’Empireo.
Questa scena è emblematica per per la comprensione dello stile del Gaggini, che rimane pressoché immutato dagli affreschi cuneesi in poi:
in essa lo spazio pittorico si articola attorno ad un dinamico schema
concentrico dai rimandi correggeschi, mentre l’ossimorico accostamento
di due correnti ideologicamente distanti tra di loro, quali il Barocco
e il Classicismo, si esplicano l’una nel vorticoso ed eclatante
illusionismo prospettico e nelle pose esagerate dei personaggi, l’altra
nella nitidezza della composizione stessa. In questo edificio, il Gaggini esegue anche le tele con
Storie di Santa Teresa d’Avila.
Sempre nei territori piemontesi, il bissonese dipinge nel 1729 la pala
di San Vitale nella chiesa dell’Assunta a Busca, mentre nel 1733
realizza gli affreschi della cupola, ancora con Pietro Antonio Pozzi, e
la tela dell’Annunciazione nella chiesa della Santissima Annunziata di
Cuneo e gli affreschi della chiesa di San Giovanni decollato, forse con
il Beltramelli, nella medesima città.
Dai documenti relativi ai pagamenti per le opere citate, si deduce che
in questi cantieri la presenza del Gaggini sia dovuta principalmente a
Francesco Gallo, l’architetto piemontese ideatore di tali edifici, il
quale evidentemente apprezzava l’operato dei maestri ticinesi (come
testimoniano la presenza dei Beltramelli e dei Pozzi).
Infine, vi sono scarne notizie della presenza del Gaggini anche in altre
chiese piemontesi: sono queste il Duomo di Racconigi, nel quale pare
l’artista abbia eseguito una tela con San Giuseppe, e la chiesa di
Sant’Agostino ad Asti, dove ha affrescato alcune scene delle pareti.
Verso la fine del quarto decennio del Settecento, ritroviamo l’artista
in Lombardia, più precisamente nel Bresciano, area in cui l’attività del
Gaggini risulta alquanto fitta e ben riconoscibile, poiché tali lavori
presentano le medesime peculiarità stilistiche di quelli piemontesi. La
prima opera che l’artista esegue in queste zone è la decorazione della
cappella della Trinità nella chiesa di San Francesco d’Assisi a
Brescia, eseguita nel 1738 in collaborazione con Carlo Molinari. Sempre
a Brescia, l’anno successivo la sua presenza è testimoniata nella chiesa
di Santa Chiara (oggi sede del Centro Teatrale Bresciano), sulla cui
volta è dipinta la Santa Chiara in gloria, che replica in maniera
inequivocabile la Gloria di Santa Chiara eseguita nell’ex-chiesa eponima
di Savigliano qualche anno prima, tanto da far ipotizzare, come spesso
accade nell’opera di questo pittore, il riutilizzo del medesimo cartone
preparatorio.
Altra opera compiuta dal Gaggini è la realizzazione degli affreschi
nella navata della chiesa parrocchiale di Bagnolo Mella nel 1739, mentre
si ipotizza la sua mano anche nell’affresco del salone principale di
Palazzo Pancera a Collebeato, datato 1741, raffigurante l’Allegoria
della Pace tra Marte e Venere, e in tre affreschi di Villa Lechi a
Montirone, quali La Fortezza e la Giustizia, il Giudizio di
Paride e la Gloria di Ercole. Alcuni documenti permettono di
sostenere la paternità del Gaggini per gli affreschi negli scaloni di
Palazzo Pontoglio e di Palazzo Rossa, a Brescia, così come una figura
allegorica dipinta nella volta di un ambiente a piano terra del
Palazzetto Lechi.
Altri lavori di questo pittore sono gli affreschi della zona
presbiteriale della chiesa di San Zenone a Sale Marasino, databili tra
il 1739 e il 1748: tra questi si ricordano l’Assunzione della Vergine
nella volta e il San Zenone in gloria nella cupoletta del
presbiterio, sotto al quale, nei pennacchi, sono dipinti i quattro
Profeti.
La decorazione della cupola del presbiterio della chiesa dei Santi
Pietro e Paolo ad Azzano Mella e le Virtú teologali dipinte nei
pennacchi completano il quadro delle opere bresciane attribuite a Giovan
Francesco Gaggini, che a Bissone, suo paese natìo, dipinse la volta e la
cupola della chiesa di San Carpoforo. Questi affreschi, databili tra il
1743 e il 1747, raffigurano la Vittoria della Croce e la
Preghiera dell’Agnello al centro della volta, mentre ai lati della
stessa si trovano degli spicchi raffiguranti Angeli musici. Nella
cupola, infine, è rappresentato l’Empireo, con la Gloria di
San Carpoforo.
L’ultima opera nota di questo artista sono gli affreschi dipinti nella
cappella di Sant'Antonio da Padova nella chiesa di Sant’Eusebio a Castel
San Pietro, raffiguranti la Gloria di Sant'Antonio e alcuni
Angeli, la cui probabile datazione oscilla tra il 1753 e il 1755.
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