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Pablo Picasso
Michele Catania
José Ruiz Blasco ritratto in una foto dell'epoca
Pablo Picasso, 1896, Ritratto della madre, pastello su carta. Barcellona, Museo Picasso
Pablo Ruiz Picasso - Le origini Pablo, Ruiz y Picasso, nasce a Málaga il 25 ottobre 1881. Il padre, don José Ruiz Blasco (1838-1913), è insegnante di disegno presso la locale scuola di Belle Arti e Mestieri, la madre, Maria Picasso y Lopez (1855-1939), ha origini genovesi. La famiglia al tempo risiedeva a Malaga, in Spagna, dove Pablo trascorrerà i primi dieci anni della sua vita. La famiglia Ruiz, avrà dopo Pablo altri due figli, Dolores ("Lola") nata nel 1884 e Concepción ("Conchita") nata nel 1887, e destinata a morire di tisi nel 1895. a goffaggine di un bambino, la sua ingenuità. Io ho fatto dei disegni accademica all'età di sette anni, la precisione del minuto che mi ha spaventato ". -
Pablo Ruiz Picasso - La formazione artistica Quello di Picasso con l'arte è un rapporto che, con approcci diversi e con un coinvolgimento sempre maggiore, inizia nella casa paterna sin dal primo respiro e sarà destinato a perdurare in costante trasformazione fino alla fine dei suoi giorni. E' proprio all'interno delle mura domestiche che Pablo riceve le basi formali di disegno e pittura, studia con attenzione ogni tecnica, segue da vicino il lavoro del padre José Ruiz Blasco, conservatore del locale Museo, professore di disegno alla scuola provinciale di arti e mestieri, e pittore nel tempo libero. Il padre si era specializzato nella decorazione di sale da pranzo, dipingendovi motivi floreali ed uccelli che ritraeva nei minimi particolari. Pablo si dedica al disegno da gessi anatomici, esegue scene caricaturali, passando poi al modello dal vivo; predilige come soggetti figure di vecchi, nature morte e paesaggi. Ben presto il suo talento farà che si che il padre gli affidi la realizzazione dei particolari dei suoi dipinti. Quando la famiglia Ruiz nel 1891 si traferisce a Coruña, in Galizia, dove il padre ottiene un impiego più remunerativo come insegnante di disegno nel locale Istituto d'Arte, Pablo si iscrive ai corsi di disegno, a partire dal 1892. Realizza per gioco riviste (in un unico esemplare) che redige e illustra, dando loro nomi di fantasia quali La torre de Hercules, La Coruna, Azuly Blanco. Durante questi anni realizza i dipinti Due vecchi e Ragazza con i piedi nudi, nei quali il gioco di luci e di ombre che mettono in risalto le figure, ci rivelano già l'ottimo possesso dei mezzi tecnici del giovane Picasso. Nel Giugno 1895, la famiglia si sposta nuovamente, questa volta a Barcellona, dove Pablo prosegue gli studi artistici all'Accademia della capitale catalana. In questo ambiente, che influenzerà profondamente la sua formazione, conosce Manolo, Baroja, Sabartès, Nonell, Casas, Sunyer, Soler e Casagemas. Grazie all'aiuto del padre, apre in calle de la Plata, uno studio che condivide con il suo amico Manuel Pallarès.
Pablo Picasso, 1896, Autoritratto. Barcellona, Museo Picasso
Firma le sue opere Pablo Ruiz, ma aggiunge il nome della madre "Picasso". Nel 1897, dopo aver vinto un concorso, si trasferisce a Madrid e segue i corsi all'Accademia Reale San Fernando; ammalatosi di scarlattina, ritorna dalla famiglia a Barcellona dove collabora con le riviste Joventut e Arte Joven, e frequenta la taverna artistica letteraria "Ai quattro gatti" ("Els Quatre Gats"), ritrovo di artisti, politicanti, poeti e vagabondi.
Studia per proprio conto le opere del Greco, di Goya, poi di Renoir e Munch, sperimenta tecniche diverse: scolpisce una Donna seduta, incide ad acquaforte El Zurdo, disegna scene dal vero e si cimenta in ritratti di amici (Sabartès, Nonell, De Soto, Gonzales).
Pablo Picasso, 1901, Autoritratto
Il primo viaggio a Parigi di Picasso
Pablo Ruiz-Picasso, 1897, Scienza e Carità. Barcellona, Museo Picasso
Il dipinto, che
compariva nel catalogo della mostra con il N°79, dal titolo Gli ultimi
momenti (Scienza e Carità), era stato dipinto tre anni prima, firmato
Pablo Ruiz-Picasso, ed aveva già vinto un riconoscimento a Madrid. Il
soggetto, rappresenta un medico mentre visita un malato alla presenza di
una suora di carità che tiene un bimbo fra le braccia. Sembra che il
padre don José avesse fatto da modello per il medico e la sorella Lola
per la monaca.
Pablo Picasso, 1900, Le Moulin de la Galette. New York, Guggenhein Museum
Dipinge Le Moulin de la Galette, il suo primo dipinto parigino, dove viene ripresa la vita notturna del famoso locale ricavato nel 1870 all'interno di un vecchio mulino a vento di Montmartre. Le Moulin de la Galette, ispirerà qualche anno più tardi, Charles Ziedler e Joseph Oller, alla realizzazione di un locale analogo, il Moulin Rouge nel quartiere a luci rosse di Pigalle, destinato a diventare famosissimo con il suo can-can. Nel dipinto, Picasso ritrae un ambiente dalla decadenza lussuriosa usando colori vivaci, molto più brillanti rispetto al passato, con uno stile ancora impressionista.
Henry de Toulouse-Lautrec, 1889, Le Moulin de la Galette
Pablo ricalca un tema popolare ed amato, già percorso più volte da Degas, Manet e Toulouse-Lautrec, i cui dipinti dalla fine degli anni '80 e '90 ritraggono sovente locali notturni e case del piacere parigine, con i loro frequentatori. Dopo questo primo soggiorno, Picasso ritorna a Parigi nel maggio 1901, dopo aver appreso la notizia che il suo amico Carlos Casagemas, innamoratosi non corrisposto di una ballerina, si era suicidato con un colpo di pistola.
Pablo Picasso, 1903, La Vie. Cleveland, Museum of Art
Pablo ne resta profondamente scosso, tanto che realizzerà nel corso del tempo alcune opere dal cromatismo rabbioso, dedicate all'amico scomparso: La morte di Casagemas, dove l'amico appare composto nella bara, La sepoltura di Casagemas, che trae ispirazione dal dipinto La sepoltura del conte di Orgaz, realizzato nel 1586 da El Greco, e successivamente nel più monocromo La Vie (1903), dove l'uomo ha il volto del suo amico defunto. Pur continuando a frequentare prevalentemente gli artisti spagnoli che vivevano a Parigi, come Iturrino, Gargallo e Gonzales, Picasso non manca di introdursi nell'ambiente artistico parigino, legando amicizia con Coquiot e con Max Jacob. Espone, insieme a Francisco Iturrino, nella Galleria di Vollard e alcuni pastelli in una mostra al Salon Parès, i quali vengono apprezzati da Miguel Utrillo. Quasi ad esito naturale, dopo i primi contatti parigini, la sua pittura ha assunto forti venature simboliste, evidenti in una serie di paesaggi realizzati in innaturali toni di violetto e verde, con uno stile formale più sobrio e compatto dei dipinti precedenti, ora debitrice ai modi di Toulouse-Lautrec. Il periodo che ne segue è comunque caratterizzato dalla tristezza, Pablo si sposta costantemente tra Parigi e Barcellona.
Il periodo Blù Con l'autunno del 1901 ha inizio il cosiddetto "periodo blu", che durerà fino a tutto il 1904. Più tardi scriverà: "Ho iniziato a dipingere in blu, quando ho capito che era morto Casagemas". Il linguaggio prevalentemente monocromo di questo periodo, accentuato da un disegno stilizzato e pungente che definisce duramente i volumi, in linea con la corrente espressionista, rivela anche la personale tristezza di Pablo per la morte prematura dell'amico e collega. I suoi soggetti: prostitute, mendicanti, emarginati, sono immersi in una luce irreale che evidenzia una tragica condizione sociale ed umana, oltre che l'infelicità del giovane pittore. Durante la mostra organizzata da Manyac e Berthe Weill, nell'aprile 1902, Pablo affermerà: «... l'Arte è figlia della tristezza e del dolore». Da questo periodo firmerà le sue opere solamente Picasso, con il cognome della madre. Egli stesso spiegherà questa decisione, dichiarando che «... i miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. E' probabilmente per questa ragione che l'ho adottato».
Picasso si trasferisce a Parigi Nel 1904 Picasso si stabilisce a Parigi al Bateau-Lavoir - 13 di Place Émile-Goudeau - con la sua nuova compagna Fernande Olivier (1881-1966). Bateau-Lavoir cioè "Battello-Lavatoio", si trovava quasi al culmine della collina di Montmartre, abitato storicamente da artisti e gente umile, apostrofato così per la quotidiana presenza di panni stesi ad asciugare davanti le finestre, ricordando i battelli-lavatoio lungo la Senna. All'epoca, in quella zona si potevano affittare degli appartamenti privi di gas ed elettricità con pochi franchi al mese; cifre modeste, ideali per giovani artisti squattrinati. Proprio quell'edificio, in passato adibito a laboratorio di pianoforti e poi restaurato nel 1889 in modo da ottenerne dieci piccoli appartamenti da affittare, era diventato un atelier d'artisti, casa comune che per caso avrebbe visto nascere il cubismo. Il Bateau-Lavoir, in ambienti dalle pareti sottilissime, freddi d'inverno e caldi d'estate, un unico gabinetto in comune, con il trascorrere del tempo avrebbe visto soggiornarvi molti artisti, quali Paul Gauguin, Henry Matisse, Fernand Léger, Jean Cocteau, Amedeo Modigliani, Robert Delaunay, Maurice Denis, Francis Picabia, Alexander Archipenko, Ardengo Soffici, Raymond Radiguet ed il pittore olandese Kees van Dongen, che nello stesso periodo di Picasso abitava al pian terreno accanto alla porta principale, ed al cui posto nel 1906, sarebbe venuto a vivere Juan Gris, rimanendovi ben 16 anni con moglie e figlio. Il giovane Picasso strinse grande amicizia con Juan Gris, ma anche con Guillaume Apollinaire, Raynal, Max Jacob, André Salmon, André Breton e Gertrude Stein, e la sua casa-studio diventò un ritrovo di artisti ed intellettuali. La frequentavano Georges Braque, Pierre Reverdy, Amedeo Modigliani, poi André Derain, quelli che per sopravvivere svendevano quadri e strofe e che quando bevevano troppo si prendevano a pistolettate. Il gruppo, capeggiato da Pablo, venne etichettato la "Bande à Picasso". Quelle serate erano spesso rallegrate da Max Jacob (Quimper 1876 - 1944), poeta, pittore, scrittore e critico, soprannominato il bretone (che aveva già condiviso una stanza con Pablo Picasso), e da Wilhelm Apollinaire (Roma 1880-Parigi 1918), poeta e scrittore, soprannominato Guillaume. Di origini ebraiche, noto per il suo alcolismo e omosessualità, Max Jacob, è considerato un importante collegamento tra i simbolisti e i surrealisti. All'epoca viveva a rue Ravignan.
"...spesso andavamo a prenderlo - col suo spirito, la sua verve sorprendente e il suo fascino di narratore di storie fantastiche ci faceva trascorrere ore deliziose. L'originalità della sua immaginazione aggiungeva un sapore speciale a tutti i suoi racconti"." (Fernande Olivier)
Apollinaire, per il suo carattere particolare, venne anche sospettato ed arrestato per essere l'autore del furto del dipinto
La Gioconda
avvenuto nel 1911 al Museo del Louvre (sospetto di cui fu gravato anche Pablo Picasso),
risultando poi del tutto estraneo ai fatti e rilasciato. Come Picasso fumava la pipa ed era sempre con la pipa in mano o in bocca che raccontava le sue storie, le più insignificanti o le più buffe. Recitava male i suoi versi che amava tanto declamare personalmente! Come li faceva risaltare poco! Eppure riusciva lo stesso a commuoverci».
Questa allegra compagnia si ritrovava la sera per cantare, leggere poesie e ubriacarsi, o divertendosi con le imitazioni di Max Jacob e di altri, facendo gran baccano. A volte qualcuno recuperava dell'oppio e nelle anguste stanze il suo odore dolce si mescolava a quello acre del fumo di sigaretta. Il gruppo di giovani scapestrati divenne ben presto famoso sopratutto per essere piuttosto chiassoso. Dopo le serate trascorse a bere vino e assenzio e parlare di pittura, presso Le cabaret des assassins, o Au Lapin Agile, locali non distanti da Place Émile-Goudeau, in una Montmartre quasi campestre, l'alticcia ed allegra banda, tornando a piedi, cantava a squarciagola lungo tutto il percorso e talvolta venivano perfino sparati dei colpi di pistola. Picasso, che ne possedeva una, la portava sempre con sé, ed era suo uso sparare talvolta un colpo in aria prima di entrare a casa, o al suo risveglio, a tarda mattinata. Quando Pablo dipingeva (solitamente dal pomeriggio in poi, poiché si svegliava tardi al mattino a causa delle serate brave) non voleva essere disturbato da nessuno, a costo di essere villano e scortese. Durante quel soggiorno, in cronica carenza di soldi, Pablo e Fernande Olivier evitavano accuratamente i creditori, facendosi lasciare le consegne davanti la porta d’ingresso, o non aprendo, con varie scuse, per rinviare i pagamenti.
Il periodo Rosa Dal 1905, la vena drammatica in Picasso si attenua, nelle dolci, seppur malinconiche figure del periodo "rosa", anche questo caratterizzato da un colore prevalente, in cui l'artista manifesta una particolare attenzione per il mondo del circo: saltimbanchi, acrobati, ed ancora arlecchini, sono i soggetti preferiti (Famiglia d'acrobati, 1905; Donna col ventaglio, 1905; Acrobata e giovane equilibrista 1905; Due acrobati con cane, 1905; Famiglia di acrobati con scimmia, 1905; Ragazza di Maiorca, 1905; Ragazzo con pipa, 1905; Due fratelli, 1906). Nel trascorrere di due anni anche questa vena artistica sarà destinata ad esaurirsi.
Il movimento Fauves Al "Salon d'Automne" del 1905 si tiene la prima mostra dei "Fauves", artisti destinati a ripercorrere il percorso di critica e disapprezzamento già occorso qualche decennio prima ai pittori impressionisti. Al movimento aderiscono: H. Matisse (1869-1954), A. Marquet (1875-1947), K. van Dongen (1877-1931), R. Dufy (1877-1953), G. Braque (1882-1963) e M. Vlaminck (1876-1958). Partendo dalle esperienze di Cézanne, di van Gogh, di Gauguin e dall'approccio analitico del Neoimpressionismo, i Fauves vogliono esaltare la dimensione primitiva della creatività e dell'istinto. In modo particolare nelle opere di Matisse e di Dufy, le immagini tendono a svilupparsi sul piano, come zone cromatiche. E' nella Donna con ventaglio e nel Ragazzo di profilo con collarino, eseguiti da Picasso durante la visita in Olanda all'amico Tom Schilperoot, che appaiono le prime influenze di Cézanne e dei Fauves. Nel 1906, al Salon d'Automne, espone Gauguin, che l'anno successivo organizza una mostra commemorativa di Cézanne in occasione della quale viene pubblicata la lettera di E. Bernard, (datata aprile 1904), nella quale il pittore così si esprime: « ... traiter la nature par le cylindre, la sphère et le cône » («...trattare la natura con il cilindro, la sfera e il cono»).
Il periodo negro - I Primitivi
Quando sul finire del 1906, in
Pablo si manifestano le influenze esercitate dall'arte
orientale e dall'arte africana, segnando l'inizio di quel periodo
indicato come "Epoca negra" o dei "Primitivi", egli è
già riconosciuto ed ammirato come un artista completo, ed il successo è
alle porte.
Pablo Picasso, 1907, Les demoiselles d'Avignon. New York, Museum of Modern Art
Nel 1907
Picasso realizza il dipinto,
Le Demoiselles d'Avignon, dove la sua pittura
inizia ad assumere tratti
geometrici. Il
grande quadro
(quasi
otto metri quadrati), esposto per la prima volta solamente nel 1916 (sarà
tacciato di immoralità), viene
titolato da Picasso Le bordel philosophique
(Il bordello filosofico), poi verrà ribattezzato Les demoiselles d'Avignon (Le signorine di Avignone).
Nelle cinque donne nude, cinque prostitute in un bordello di calle Avignon
a Barcellona, la frammentazione della forma è già molto avanzata.
Pablo Picasso, 1907, Les demoiselles d'Avignon, particolare
Nella composizione, i corpi appaiono piatti, quasi senza modellazione, linee più scure e più chiare suggeriscono le forme essenziali, senza consentire l'individualizzazione dei caratteri somatici, gli occhi sono fortemente contornati di nero, privi di espressione, una singola linea unisce il sopracciglio con il naso mostrato di profilo. I volti delle due figure all'estrema destra del dipinto sono rappresentazioni di maschere africane stilizzate. Nella sua apparente semplicità esecutiva, Picasso in questo dipinto ha dovuto risolvere diversi problemi legati alla rappresentazione dei volumi per evitare qualsiasi effetto di prospettiva, sostituendo le zone d'ombra con lunghe linee parallele di colore.
Pablo Picasso, 1907, studio per Les demoiselles d'Avignon
Le tappe di questa ricerca sono testimoniate dai molti disegni e bozzetti realizzati nelle varie fasi di progetto ed esecuzione, fino alla stesura finale dell'opera che rappresenterà il trait d'union tra la visione fauve e il futuro cubismo.
Pablo Picasso, 1907, Donna nuda. Milano, Museo d'Arte Contemporanea
Maurice Raynal, mecenate avanguardista, grande sostenitore e promotore di Picasso e del gruppo dei giovani artisti fin dal 1907, per quasi mezzo secolo ne scrisse su giornali e riviste e ne pubblicò decine di volumi. A cinquant'anni di distanza, il nipote giornalista, David Raynal, ha raccolto in un libro, "La bande à Picasso", una documentazione straordinaria di vecchi articoli, appunti, lettere e fotografie inedite, oltre ad una fitta documentazione di corrispondenza intercorsa tra Picasso e suo nonno.
Kees van Dongen, 1907, Ritratto di Fernand Olivier. Montpellier, Musee Fabre
Il celebre banchetto in
onore di Rousseau
Pablo Picasso, 1909, Donna seduta.
Il cubismo
Il cubismo è stato
prima di tutto una decisa confutazione dell'arte come imitazione della
natura, dell'arte come sentimento, che vede il soggetto-oggetto
sottoposto ad un'analisi profonda, ad una spoliazione totale. La fase
detta del cubismo analitico, ci mostra come l'immagine, pur rimanendo
immagine-forma, possa essere ridotta a segni quasi algebrici, perdere
quasi totalmente la propria significazione.
«... il Cubismo, questa rivoluzione che non ha eguale nella storia dell'arte dal
Rinascimento in poi, ha esercitato la sua influenza su tutta la sfera
delle attività artistiche, dalla poesia alla musica, e dall'architettura
al teatro» (Argan).
Pablo Picasso, 1908, Rue-des-Bois
Una ricerca, quella della spazialità dell'immagine, che condurrà Picasso ai geometrici e sfaccettati paesaggi eseguiti nell'estate del 1908 a La Rue-des-Bois e nell'estate del 1909 a Horta de Hebro (Paesaggio a Horta de Hebro), contraddistinti da una più dettagliata frammentazione degli angoli visivi.
Georges Braque, 1909, La Roche-Guyon
Pablo Picasso, 1909, Paesaggio a Horta de Hebro
Nel 1908, Braque aveva allestito una personale alla Galerie Kahnweiler, a Parigi. Dal 1909, inizia una intensa frequentazione e collaborazione fra Braque e Picasso, già conosciutisi tramite Apollinaire, nel 1907. Braque, diviene il più convinto teorico del movimento, dando luogo assieme a Picasso a quel sodalizio che verrà definito la "Fondazione del Cubismo".
Gino Severini, 1911, Il boulevard
Georges Braque, 1910, Candelieri
Pablo Picasso, 1911, Il poeta, Venezia, Museo Guggenheim
In Picasso la scomposizione dei piani si fa sempre più accentuata, divenendo totale negli anni 1911-12 (Il poeta, Venezia, Museo Guggenheim; Ma jolie, New York, Museum of Modern Art). Braque e Picasso sono così vicini stilisticamente che molte loro tele sembrano dipinte da un'unica mano; realizzano composizioni in cui vengono talvolta inseriti ritagli di carta, carta da parati e di giornale. Questa nuova invenzione (il papier collé ed il collage), fu in breve adottata da quasi tutti i pittori cubisti, conducendo ad un successivo sviluppo, detto "cubismo sintetico" (avrebbe ispirato l'arte dadaista e poi quella surrealista). Dopo una mostra cubista in Germania nel 1910, Picasso nel 1911 (anno in cui lavora assieme a Braque a Céret), tenne la sua prima personale negli Stati Uniti. Il 1912 vede ancora Picasso e Braque insieme a Sorgues (Foglio di musica e chitarra, 1912-13, Parigi, Musée National d'Art Moderne); nel 1913 nuovamente a Céret con J. Gris e Jacob; con Derain ad Avignone nell'estate del 1914 (Donna in poltrona davanti al caminetto, Parigi, Musée National d'Art Moderne; Bicchiere di assenzio, scultura policroma, New York, Museum of Modern Art).
In questi anni, il Cubismo di Picasso e Braque diviene sempre più noto in Francia e all'estero, anche per merito di D. H. Kahnweiler che, oltre a svolgere l'attività di mercante, promuove una campagna di divulgazione del Cubismo con mostre internazionali a Monaco, Colonia, Berlino e pubblica le opere nelle migliori riviste internazionali d'avanguardia.
Juan Gris, 1912, Ritratto di Picasso
Juan Gris, nel quale le prime tappe della ricerca cubista sono assenti, fin dal 1912 struttura il dipinto con piani che perdono soltanto in parte il loro valore descrittivo, e che conserva il contrasto chiaroscurale rifiutato invece da Braque e da Picasso. Nel 1912 Metzinger e Gleizes pubblicano, presso l'editore Eugene Figuière di Parigi, Du Cubisme, il primo saggio sul cubismo; l'anno successivo compare Les peintres cubistes, di Apollinaire. Nel 1918, anno in cui muore Apollinaire, Amédée Ozenfant e Charles Edouard Jeanneret pubblicano Après le cubisme. Il cubismo di Léger, che nel 1909 aveva conosciuto Delaunay e l'anno dopo Picasso e Braque, dopo aver esposto agli Indépendants Nudo nella foresta, finisce nel 1914, sfociando in una successiva produzione figurativa. André Derain, viene citato da Apollinaire, in Les peintres cubistes; da Gleizes e Metzinger, in Du Cubisme, come precursore del cubismo. Derain, dopo aver aderito ai Fauves, ed appassionatosi ai "primitivi", aveva lavorato con Picasso nel 1910 a Cadaqués, in Catalogna. Marcel Duchamp e a Francis Picabia, possono essere considerati, come molti altri, pittori che hanno trovato nel cubismo un punto di partenza per i loro successivi sviluppi personali, più che autentici cubisti. Varie tendenze del cubismo partono dalla sua determinante scoperta di un'autonomia espressiva dei piani formali, con il proposito di modificarla o superarla.
Louis Marcoussis, 1914, Il musicista. Washington, National Gallery of Art
Momenti di accostamento alla ricerca cubista si
ebbero in Francia, in Segonzac (1908), Moreau (1909), Boussingault (1911-14), Alix
(1913), Marchand (1911). In Italia Carlo Carrà ne subisce l'influenza dal 1912, mentre Severini,
attivo a Parigi fra cubismo
e futurismo, come già sopra accennato, aderisce al "cubismo sintetico" nel 1916.
Altri artisti ancora, vi si approcciarono dopo il 1918: L. Survage, A. Reth, M. Blanchard, J. Sourvebie,
J. Lurçat, R. Auberjonois, Dufresne,
Gernez, Hayden, Gromaire. Nel sincretismo di Dada, il cubismo interessò H.
Richter e K. Schwitters.
Pablo Picasso, 1909, Testa di Fernande Olivier
Henri Laurens, Testa, 1918-1919, scultura in pietra colorata. Parigi, Centre Pompidou
Jacques Lipchitz, Testa, 1915, scultura in bronzo
Jacques Lipchitz (Druskininkai 1891 - Capri 1973), trasferitosi a Parigi nel 1909 per studiare scultura all'École des Beaux-Arts, dopo aver conosciuto a Montmartre Juan Gris, Pablo Picasso e Amedeo Modigliani (con quest'ultimo intratterrà un rapporto di sincera amicizia), aderisce alla ricerca primitivista e cubista. Modigliani lo ritrarrà con la moglie Berthe (Jacques Lipchitz e sua moglie Bertha) nel 1917. Espose al Salon National des Beaux-Arts ed al Salon d'Automne del 1912.
Constantin Brâncuşi, Testa di Apollinaire, 1909, scultura in pietra
Constantin Brâncuşi (Peştişani 1876 – Parigi 1957), dopo aver studiato scultura all'Accademia di Bucarest, lavorò a Vienna e Monaco, per trasferirsi a Parigi nel 1904. Nella capitale francese frequentò gli studi di Antonin Mercié e di Rodin, e strinse amicizia con Modigliani, Satie e Duchamp.
Julio González, Bailarina pequeña, scultura in bronzo. Madrid, Museo National Reina Sofia
Julio González (Barcellona 1876 - Arcueil 1942), si stabilì a Parigi nel 1899. Proveniente da una famiglia di orafi, si dedicò molto presto al ferro, e dal 1910 inizia la sua ricerca cubista rivolta alla risoluzione dei volumi: ritaglia e gioca sull'equilibrio fra vuoto e pieno, forma e vuoto, curva e linea diritta, linea e spazio.
Alexandre Archipenko, Nudo femminile, 1916, scultura in bronzo
Raymond Duchamp-Villon, Cavallo, 1914. Parigi, Musée National d'Art Moderne
Raymond
Duchamp-Villon (Damville 1876 – Cannes 1918), diede vita, assieme ai
fratelli, al gruppo di artisti e critici che prese il nome di "Gruppo di
Puteaux". Per ovvi motivi, legati alla natura stessa della massa scultorea, la ricerca cubista fu più breve per gli scultori che per i pittori. Ognuno dei maggiori scultori cubisti si incamminerà per nuove vie, trovando una propria espressione personale in una scultura comunque essenzialmente fondata sul volume.
P.S.: Ove non diversamente indicato, i dipinti sono da intendersi oli su tela; l'ubicazione viene citata unicamente, qualora conosciuta, per le opere che trovano collocazione in sedi pubbliche.
BIBLIOGRAFIA:
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