Barovier & Toso
1936 - 1955 1956 - 1960 1971 - 1984 dal 1985
Le origini della vetreria Barovier & Toso, sono da ricondursi al 1878, quando Benvenuto e Giuseppe Barovier fondano la F.lli Barovier. Poco dopo, la vetreria prese il nome di Artisti Barovier, producendo soffiati di tipo classico e oggetti di ispirazione Art Nouveau come in "Piume" ed utilizzando anche murrine policrome e tessere. Nel 1914, la Artisti Barovier partecipa alla Mostra dei Fiori a Palazzo Ducale. Durante la Prima Guerra Mondiale, la vetreria si trasferisce a Livorno, ed al suo ritorno a Murano, nel 1919, assume il nome di Vetreria Artistica Barovier & C. con a capo Ercole e Nicolò Barovier. La produzione di vasi a murrine si intensifica, su disegni di Vittorio Zecchin e Wolf Ferrari; vengono sperimentati nuovi connubi "ferro e vetro" con la collaborazione della ditta Cardin & Fontana di Venezia, presentati nel 1923 alla Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Nel 1926 Ercole Barovier assume definitivamente la direzione artistica dell'azienda, inventando tecniche di lavorazione che contribuiranno al rinnovamento dell'arte vetraria e con una produzione artistica di oltre 20.000 modelli. La nuova tecnica della "colorazione a caldo senza fusione", che utilizzando materie molto spesse, con inclusioni di varie sostanze, provoca delle reazioni policrome, porta alla realizzazione dei vetri "Primavera", una serie limitata esposta alla Biennale del 1930. Questa tecnica venne riutilizzata con varie modifiche, anche negli anni '50. Nel 1937, la vetreria partecipa all'Esposizione Internazionale di Parigi, ottenendo il Grand Prix. Ercole Barovier utilizzò il vetro incolore di grosso spessore, arricchendolo con applicazioni, inclusioni e bolle d'aria. Nel 1938 vennero prodotti i "Rostrati", vetri con la superficie caratterizzata da grosse punte regolari, degradanti. A questa serie appartengono i "Bugnati", "Lenti", "Superbolle", apparse negli anni seguenti. Nel 1936, avviene la fusione con la S.A.I.A.R. Ferro-Toso, prendendo il nome di Ferro-Toso-Barovier, che venne mantenuto fino al 1939, anno in cui si modificò in Barovier-Toso & C. Nel 1942, una nuova fusione, con le vetrerie di Murano F.lli Toso porterà alla attuale ragione sociale Barovier & Toso. Nel 1940, la Barovier-Toso & C presenta alla Triennale di Milano, diverse opere tra le quali: "Rugiada", "Groviglio", "Oriente" e "Rilievi aurati". La produzione del dopoguerra fu caratterizzata da forme piuttosto semplici, con la sperimentazione di nuovi usi delle tecniche tradizionali, come quelli sulle murrine, ottenendo effetti cromatici inediti. Alla Triennale di Milano del 1951, vennero presentati i vasi: "Corinto", "Damasco", "Millefili", "Sidone", "Parabolici", "Moreschi" e "a Spina". Nello stesso anno all'Esposizione Internazionale del Vetro a Parigi: i "Barbarici" gli "Eugenei", i "Neolitici" e gli "Aborigeni". Sul finire degli anni '50, si affiancò al padre, in qualità di progettista, il figlio Angelo, al quale si devono creazioni presentate alla Biennale del 1960, quali i "Polivasi". Negli anni '60, la vetreria riprese la tecnica delle murrine, proponendo alcuni nuovi modelli: "Argo", "Dorici", e "Caccia", presentati alla Biennale di Venezia nel 1962. Del 1972 sono i vetri "Siderei", "Athena", "Rotellati" e "Neomurrine". Dagli anni '80 la Barovier & Toso si avvalse della collaborazione di designer esterni quali Matteo Thun e Toni Zuccheri. La vetreria è tuttora attiva sotto la direzione di Angelo Barovier, di suo figlio Jacopo e di Giovanni Toso. Nell'attuale sede della Barovier & Toso (Murano - Palazzo Contarini), si può visitare il Museo Barovier & Toso, inaugurato il 14 giugno 1995.
Bibliografia:
Leslie A. Pina - Fratelli Toso - Italian Glass 1854-1980. Schiffer Publishing, 2004
Carl I. Gable - Murano Magic: Complete Guide to Venetian Glass, Its History and Artists. Schiffer Publishing, 2004
Marino Barovier - Il vetro a Venezia dal Moderno al Contemporaneo. Motta, 1999
Franco Deboni - I vetri Venini. Allemandi, 1996
Marino Barovier - Fantasie di vetro. Arsenale, 1994
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