Matteo Gardonio


 

UN AFFRESCO RITROVATO DI NAPOLEONE COZZI A TRIESTE

 

 

Da poco conclusasi a Travesio di Pordenone, la mostra curata da Melania Lunazzi, sul pittore, patriota e alpinista Napoleone Cozzi (1867-1916), ha avuto il merito di portare all'attenzione nazionale l'eccentrica figura di questo artista nato a Trieste e vissuto nella fervida stagione a cavallo fra Otto e Novecento1. Sulle imprese pittoriche di Cozzi nella città giuliana si è ritrovato, in quel contesto, tutta la decorazione del Nuovo Frenocomio realizzata dal pittore nel 1906. Un lavoro titanico, è il caso di dire, che fu completato, come testimoniano i documenti, in meno di un anno con la supervisione dell'ideatore del progetto, l'ingegnere Lodovico Braidotti2. Che Napoleone Cozzi fosse velocissimo nell'esecuzione lo sappiamo anche dal suo grande ammiratore Silvio Benco il quale, in occasione della mostra postuma dedicata all'artista nel 1930 a Trieste, lasciò una nitida descrizione del bizzarro personaggio nelle pagine del Piccolo: "era un esecutore di straordinaria rapidità e bravura. Si faceva assegnare due mesi di tempo per condurre un vasto lavoro di decorazione: poi aspettava l'ultimo momento e lo eseguiva in due giorni"3.

Tale deve essere stato anche il modus operandi utilizzato per gli affreschi ritrovati al pianterreno di uno stabile di via Rossetti a Trieste, e che ora si rendono noti e che non sono, si badi bene, eseguiti alla " fapresto" ma anzi dimostrano un'assimilazione della lezione neotiepolesca propugnata dal maestro di Cozzi, Eugenio Scomparini.

 

1 - NAPOLEONE COZZI, Studio per decorazione da soffitto. Trieste, Civico Museo Revoltella.

 

 

1-3 - NAPOLEONE COZZI, La Scienza, la Pittura. Trieste, casa in via Rossetti.

 

4 - NAPOLEONE COZZI, Decorazione a grottesche. Trieste, casa in via Rossetti.

 

 

Il soffitto della sala si presenta con la raffigurazione di quattro allegorie sistemate da Cozzi come entro lunette per enfatizzare gli spazi e dare sicuro effetto di trompe-l'oeil, e sedute su una balaustra che apre ad un cielo rannuvolato ma limpido; possiamo così ammirare l'Agricoltura raffigurata da una giovane che regge, nel vezzo d'un gesto tipicamente neosettecentesco, con il braccio destro un grappolo d'uva ed ha, accanto a sé sulla sinistra, un fascio di spighe di grano; viene di seguito l'Industria con le tipiche peculiarità dell'incudine e il martello da un lato e la ruota dentata dall'altro, poi la Scienza che meditabonda, poggiata su imponenti tomi, guarda al globo segnandolo con il compasso, e infine l'Arte, forse l'allegoria resa al meglio da Cozzi per una schietta semplicità, che tiene nella mano destra un pennello. Interessante notare che tutte le allegorie, sebbene disposte in atteggiamenti diversi, non guardano verso l'interno della sala, quindi verso lo spettatore, ma altrove.

Non mancano inoltre anche delle finezze nella decorazione di Cozzi, come i quattro tondi agli angoli raffiguranti Minerva e accompagnati da cartigli con un relativo motto in latino; in questo caso, l'artista li rende come fossero finti mosaici dipingendo delle vere e proprie tessere musive. Al centro invece trionfa la fantasia del pittore con quattro figure femminili alate, legate al mito di Minerva, le quali, guardandosi allo specchio, hanno un braccio cinto da due corone d'alloro e una terza che lasciano cadere. Cozzi pone le figure all'interno di un apparato ornamentale con rimandi alle fantasticherie di Raffaello e Giovanni da Udine nelle celebri Logge vaticane mescolate, secondo il gusto eclettico, a elementi egizi.

Un'impresa più contenuta in termini di spazio rispetto a quella per il Frenocomio, ma di qualità superiore che fa pensare subito a Eugenio Scomparini; proprio le orme del maestro seguì Napoleone tanto da far dire a Benco delle sue opere che "mostrano l'allievo tirato su alla scuola dello Scomparini, esperto dei candelabri cinquecenteschi e di prospettici soffitti tiepoleschi"; con queste premesse Cozzi andava realizzando nella zona cicli decorativi sia per dimore private, come in questo caso, sia in teatri come quello di Pirano dove venne chiamato nel 19104.

Tornando alla nostra decorazione, pare utile rivedere il progetto iniziale nel disegno preparatorio conservato al Museo Civico Revoltella; intanto per motivi cronologici, essendo il disegno siglato e datato al 1895, e soprattutto per la composizione, in quanto vediamo, come di fatto, nulla sia cambiato dalla prima idea alla traduzione su ampia scala, dimostrando anche una certa sicurezza nell'affrontare gli spazi da parte di Cozzi. Il ritrovamento di questa decorazione, tuttavia, rimette in discussione gli affreschi per casa Caprin, che sono ancora alla ricerca d'un autore. Se infatti il disegno del Revoltella è di certo servito per questa decorazione, va ora escluso, come invece era stato ipotizzato, un possibile utilizzo per la dimora di Giuseppe Caprin. Rimane dunque da chiarire chi fu l'autore di quegli affreschi, ma il nome di Cozzi, prospettato da Melania Lunazzi, rimane comunque da tenere ben presente e non escludibile a priori5. Per quanto riguarda Napoleone e la sua attività a Trieste, con il presente tassello e quelli emersi in occasione della mostra sull'eccentrico artista, si può pensare a un'attività ben più proficua rispetto a quanto non si sia immaginato sino a oggi.

 

 

Matteo Gardonio

 

 

NOTE

1 Da Trieste alle Alpi. Napoleone Cozzi. Artista, Alpinista, Patriota, a cura di M. LUNAZZI, catalogo della mostra di Toppo di Travesio, Palazzo Toppo Wassermann, 1 aprile-3 giugno 2007, Udine 2007.

2 M. GARDONIO, Novità su Napoleone Cozzi pittore, in Da Trieste alle Alpi ... cit., pp. 66-73.

3 S. BENCO, La mostra di Napoleone Cozzi, in "Il Piccolo" 4 luglio 1930 (l'articolo viene riportato in Appendice Documentaria nel catalogo della mostra citato alla nota 1, p. 201).

4 Si veda B. JENKO, Napoleone Cozzi a Pirano, in Da Trieste alle Alpi ... cit., pp. 75-82. Per Scomparini si rinvia alla recente monografia di M. DE GRASSI, Eugenio Scomparini, Trieste 2007.

5 I disegni preparatori per decorazioni murali pubblicati in occasione della mostra da Melania Lunazzi hanno permesso a chi scrive e al fotografo Paolo Bonassi, che ringrazio per la collaborazione, di riconoscere in Cozzi l'esecutore di tali affreschi, sfuggiti in quell'occasione. La dottoressa Lunazzi ha proposto in catalogo di accostare il presente progetto con quello probabilmente eseguito da Cozzi per la dimora di Giuseppe Caprin.

 

 

 

Arte in Friuli, Arte a Trieste  26                                                   © Edizioni della Laguna