Giambattista Pittoni
nacque a Venezia il 6 giugno 1687, da Giovanni Maria, “capeller”, e
Laura Manzoni. “Ebbe i primi erudimenti nella Pittura dal suo Zio
[Francesco], che fu Pittor di buon nome; ma il Giovane di talento più
sublime e di spirito più vivace non di ciò intieramente soddisfatto si
mise ad osservare i più valorosi Pittori seco lui fiorivano, e ne
estrasse una maniera da Storico eccellente” (A. Longhi 1762).
La morte del padre, avvenuta il 3 agosto 1720, interessa soprattutto per
la notizia che i funerali solenni furono sostenuti da “suo figlio”. Tale
informazione “costituisce la prova della presenza a Venezia di
Giambattista nell’agosto del 1720, che può essere risolutiva a escludere
la possibilità di un suo soggiorno parigino in quell’anno”, avanzata nel
1969 da Bettagno (Zava Boccazzi 1979).
Tra il 1722 e il 1723 gli viene commissionato il San Tomaso per il coro
della chiesa veneziana di San Stae mentre nel 1725 termina il Transito
di San Giuseppe per la chiesa di Santa Maria in Organo a Verona. Due
anni dopo è nominato Accademico d’onore dell’Accademia Clementina di
Bologna, dove uno dei soci lo cita come “uomo pieno di molto spirito e
molte belle invenzioni” (Zanotti 1739). Il suo nome figura iscritto nel
Libro della Fraglia dei pittori veneziani a partire dal 1726 (Favaro
1975). Gli anni Trenta del Settecento sono segnati da importanti
commissioni: Il sacrificio della figlia di Jefte per il palazzo reale di
Torino, la Guarigione di Antioco e il Sacrificio di Ifigenia per il
maresciallo von Schulenburg, il Martirio di San Bartolomeo per la
Basilica del Santo di Padova o l’Elemosina di Sant’Elisabetta della
Schlosskirche di Mergentheim, solo per citarne alcuni. A seguito di
questi gratificanti incarichi il pittore nel 1740 può permettersi di
pagare un affitto annuo di 90 ducati, somma tra le più alte registrate
nel quartiere di San Giacomo dall’Orio. Si può quindi dedurre che
l’abitazione doveva “comprendere pure lo studio attivissimo, frequentato
da scolari e aiuti” (Zava Boccazzi 1979).
Pur lavorando molto con committenti stranieri, non lasciò quasi mai
Venezia dove fu anche presidente dell’Accademia di Pittura dal 1758 al
1760. Morì, ottantenne, il 6 novembre 1767 e fu sepolto nella chiesa di
San Giacomo dell’Orio. “La notizia che alle esequie «con Capitolo»
provvide la moglie sopravvissuta un anno al vecchio maestro, starebbe a
provare ancora buone possibilità economiche e a contraddire quel declino
del Pittoni all’estremo della sua carriera che ricordano le vecchie
fonti” (Zava Boccazzi 1979).