Giovanni Battista Volpato (Bassano del Grappa, 1633 - 1706)

 

 

 

Nato a Bassano del Grappa nel 1633, Volpato fu non solo pittore ma anche matematico e scrittore d’arte. Abbandonato l’abito religioso impostogli dal padre, decise di seguire la vocazione pittorica e presto divenne un convinto e abile seguace di Jacopo Bassano. Dopo aver operato ad Asolo (1670) per conto del mecenate Cornelio Beltramini, si stabilì a Feltre intorno al 1671, legandosi in amicizia con il vescovo Bartolomeo Gera, il podestà Antonio Boldù e Fracesco Angeli, uno dei cittadini più illustri e influenti.

L’appassionata e tutt’altro che disinteressata adesione all’opera del Bassano lo indusse non solo a ricavarne delle copie, ma a sottrarre, non senza la complicità dello stesso Bartolomeo Gera, due tele di Jacopo dalle chiese dei villaggi di Tomo e Rasai, che sostituì all’insaputa dei paesani, con copie di sua esecuzione, riconosciute solamente qualche anno dopo. Le due tele furono imitate in un laboratorio messo a disposizione da Angeli e non fecero più ritorno nelle sedi originarie (oggi si conservano all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera). Scoperto l’imbroglio nel 1685, Volpato venne processato e bandito per dieci anni da Feltre. Un testimone del processo riferì che il pittore aveva ammesso di aver “havuto quelle Palle dai Preti havendogli datto tanta Pittura per esse palle”. L’artista non si curò molto della condanna, continuando a lavorare nella casa di campagna, a Cassola dei nobili veneziani Cappello (Verci 1775). Più tardi ritornò a Bassano nella casa del nobile Giust’Antonio Bellegno, del quale era già stato ospite a Venezia ai Santi Apostoli (Bordignon Favero 1994). 

La pittura di Volpato riscosse da subito un certo successo nel territorio feltrino. Tale assenso gli garantì nel 1671 la commissione della tela celebrativa del Podestà Antonio Boldù con i sindaci, realizzata per la chiesa di Santa Maria del Prato. Fra il 1683 ed il 1689 completò, a Bassano, la decorazione di Santa Maria in Colle con l’Assunta e Tri­nità, il Martirio di san Clemente e San Bassiano e dipinse con la Caduta dei giganti il soffitto di Ca’ Rezzonico. 

Fu, come detto, anche scrittore d’arte. I suoi testi, Il vagante corriero, La verità pittoresca, La Natura pittrice, Modo da tener nel dipinger, per buona parte inediti, sono ricchi di interessanti osservazioni. Tuttora valida è soprattutto la sua definizione delle “quattro maniere” di Jacopo Bassano. Giovan Battista Volpato morì a Bassano del Grappa nel 1706.

 

 

Daniele D'Anza