Nicolas Régnier
(italianizzato Nicola Renieri), nacque il 6 dicembre 1591 a Maubeuge, da
dove derivò il soprannome di Mabuseo. Fu ad Anversa scolaro di Abraham
Janssens, ma di questo periodo, a quanto pare, non lasciò alcun dipinto
(Sandrart 1683). L’artista scese a Roma verso il 1615 dove entrò in
contatto con la cerchia dei caravaggeschi. “Prima seguì lo stile di
Bartolomeo Manfredi, ed essendosi acquistato da ciò a Roma fama non
disprezzabile, quell’illustre amatore della virtù il marchese Vincenzo
Giustiniani lo ebbe come pittore di casa, dove realizzò dei quadri a
mezze figure, con varie adunanze di giocatori e anche storie sacre e
profane, da modelli viventi” (Sandrart 1683).
“Tra il 1620 e il 1621 Manfredi probabilmente muore, e Nicolò già ai
primi del 1621 deve essere a Sant’Andrea delle Fratte, dove abita con
Pietro Branchi «valluni» e Ludovico pittore «fiamengo». Nel giungo del
1621 sta in Piazza dell’Ocche, con Paolo Signoretti e tra il 1621 e 1625
apparirà negli «Stati d’anime». Nel 1622 lo ritroviamo in via Ripetta, a
S. Maria del Popolo, e il 18 ottobre dello stesso anno fa un versamento
a nome della «nazione fiaminga» all’Accademia di S. Luca. Quasi un anno
dopo, il 12 novembre del 1623, appare nell’elenco dei virtuosi del
Pantheon, per essere l’anno seguente tra i Provveditori dello Studio
nell’Accademia. Non stava certo con le mani in mano, il Renieri, se nel
giro di pochissimi anni arriva ai vertici di quello che si può
considerare il «modello» della carriera artistica nella Roma
prebarberiniana. [...] Improvvisamente però una nota oscura si inserisce
nella sua vita. Il 22 di gennaio del 1624 viene medicato per una ferita
alla testa procuratagli da uno sconosciuto con un sasso: le ragioni di
ciò non si conoscono, ma dovevano essere abbastanza serie se l’anno
seguente accadde il medesimo episodio. Le fonti, cioè i «Libri
relationum Barberiorum» (resoconti dei barbieri alle autorità di
polizia), tacciono le cause: Renieri però nel 1626 non è più a Roma,
ricomparendo iscritto alla Fraglia dei Pittori di Venezia a partire
proprio da quest’anno” (Fantelli 1974).
Fra le lagune, l’artista figura iscritto nella Fraglia dei pittori dal
1626 al 1641. A Venezia, oltre a svolgere il ruolo di pittore ed esperto
d’arte, Régnier s’era, nel tempo, formato “una gran raccolta di quadri
dei più stimati Pittori del secolo passato” (Sansovino-Martinioni 1663).
Ebbe quattro figlie di notevole bellezza, due delle quali maritate con
altrettanti pittori. Lucrezia sposò il fiammingo Daniel van den Dyck,
Clorinda invece fu moglie di Pietro della Vecchia, artista specializzato
in contraffazioni cinquecentesche, con il quale Régnier commise qualche
malefatta in campo antiquario. Ebbe inoltre un maschio, Giovanni Paolo.
La sua casa, allietata dalla figlie che posavano talvolta come modelle,
venne chiamata, pomposamente, da Boschini (1660) “concistorio”.
Nel 1638 è documentato un suo viaggio a Modena, al seguito della
Duchessa di Parma e della Marchesa d’Este, dove incassa alla fine
dell’anno cospicui pagamenti «per ricognitione di tante sue pitture» e
per «causa nota a Sua Altezza»” (Venturi 1883).
Nicolas Régnier muore a Venezia, ricco e affermato, il 19 novembre 1667.