“Sebastiano Mazzoni
nacque il 20 marzo 1611 nel popolo di Santo Stefano in pane, nel contado
di Firenze, e lo stesso giorno fu battezzato al fonte di questa pieve” (Benassai
1999). Tra il 1632 e il 1633 viene registrato, come “giovane”, nella
bottega di Baccio del Bianco, mentre nel 1638 lo sappiamo
immatricolato presso l’Accademia del Disegno di Firenze (Barsanti 1986).
A tutt’oggi permane ancora qualche dubbio sulla data della sua
definitiva sistemazione a Venezia. Benassai ritiene probabile che nel
quinto decennio del secolo “l'artista si alternasse ancora tra la città
d’origine e la laguna, dal momento che più volte è citato nei documenti
dell'Accademia del Disegno di Firenze fino a oltre la metà degli anni
Quaranta: il 14 aprile 1639 paga la tassa annuale di una lira, allo «squittino»
generale del 1640 fa parte del «corpo», ne1 1643 viene eletto
«festaiolo» in occasione della festa della Santissima Trinità, il 3
ottobre 1644 compare tra i consiglieri, all’adunata del 9 settembre 1646
compare tra gli «arrisoti». Non deve essere trascurata però neppure la
notizia fornita dal pittore stesso, quando, dovendo garantire per un suo
amico, dichiarò di essere arrivato in laguna nel 1639.
A Venezia Sebastiano dovette entrare precocemente in rapporto con il
ramo di San Trovaso della famiglia Nani, che avrebbe avuto tanta
importanza per lui sul piano della committenza. Infatti, nell'inventario
di dipinti redatto da Giovanni Nani, nato il 1 maggio 1623, compare «un
ritrattino in rame fatto dal Mazzoni di mia ettà d’anni 19» e perciò
databile al 1642 circa. (Benassai 1999).
“Poeta e pittore e doppio matto”, come egli stesso si definì in un
sonetto, a Venezia divenne amico di Pietro Liberi, per il quale progettò
il palazzo «dalle tredici finestre» in volta del Canal Grande. Presso la
sua bottega si formò Niccolò Bambini e secondo alcuni anche Sebastiano
Ricci.
Mazzoni morì il 22 aprile 1678, “dopo essere caduto il giorno precedente
da una scala (e non da un ponteggio, come taluno ha creduto di dover
interpretare) nel palazzo veneziano del nobile Giovan Battista Donà. Gli
eventuali sospetti sulla morte dell’artista furono subito fugati e il
cadavere, licenziato il giorno stesso da Lorenzo Plette, inviato dal
collegio dei Signori di notte “al criminal”, ebbe sepoltura nella chiesa
di Santa Fosca a cura dello stesso Donà” (Benassai 1999).
La critica ha potuto ricostruire la vicenda biografica del pittore
grazie soprattutto alle emergenze documentarie recentemente rinvenute.
Di lui infatti non si occupo' Baldinucci, che probabilmente lo considerò
più veneziano che fiorentino, mentre l’unico, breve, referto biografico,
quello di Temanza (1788), non sembra attendibile per quanto riguarda la
formazione dell’artista. Lo storico infatti ricorda un suo
apprendistato, del tutto improponibile, presso Cristofano Allori che
moriva nel 1621, quando cioè l’allievo avrebbe avuto appena 10 anni.