“Valente forestiero, che visse gran
tempo, insegnò, e morì in Padova, ed è Luca Ferrari da Reggio”. Con
queste parole Luigi Lanzi presenta l’artista. L’autore de
La Storia pittorica dell’Italia (1795-96)
continua: “Scolar di Guido [Reni], riuscì grandioso più che delicato;
onde per le pitture che fece in patria a S. Maria della Ghiara, dallo
Scannelli fu creduto seguace del Tiarini. Tuttavia in alcune arie di
teste, e in certe leggiadre mosse, non dimentica la grazia del suo
istitutore. In Padova è una sua Pietà a S. Antonio, di gran carattere, e
di raro colorito. In quadri di molte figure, com’è la Pestilenza del
1630, dipinta a’ Domenicani, non par felice altrettanto; né Guido gli
avea dati grandi esempi in questo genere, solito a pesar piuttosto le
sue figure che a numerarle”.
Fatta cadere dalla maggior parte della
critica l’ipotesi, prospettata da Tiraboschi (1786), di un suo alunnato
presso Guido Reni a Bologna, l’artista crebbe al fianco di Tiarini a
Modena (Arcangeli 1959 e Pallucchini 1981). Al servizio della corte
modenese risulta infatti stipendiato nel 1627 come “aiutante pittore” di
Alessandro Tiarini. Tuttavia qualche mese dopo in una carta di pagamento
per il Miracolo di Laura da
Correggio della basilica della Ghiara a Reggio Emilia, viene citato
autonomamente come “messer Luca Ferrari pittore” (Pirondini 1999).
Prima di trasferirsi a Padova, l’artista
realizza, ad un dipresso tra il 1630 ed il 1635, quattro tele per la
parrocchiale di Volta Mantovana (Marinelli 1991). Il 21 novembre 1632 si
sposa a Padova con Elisabetta Mercati (Balletti 1886) e nel 1635 dipinge
su commissione della famiglia Papafava il telero con
San Domenico che intercede presso la Vergine per la cessazione della
peste. Il suo nome figura iscritto nella
Fraglia pittorica padovana nel 1637, e poi nel 1639 e 1640 (Pallucchini
1981).
Tornato a Reggio nel 1644 per terminare la decorazione delle volte della
Ghiara, vi rimane forse per alcuni anni, come suggerisce il succedersi
di opere a Carpi (1646) e a San Pietro a Reggio (1649). Rientrato Padova
nel 1650, dove, tra l’altro, firma e data gli affreschi della Villa Emo
Capodilista a Battaglia, Luca Ferrari continua ad operare fino al 1654,
anno della sua morte.
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