Figlio di Michel,
pittore di Corte di Luigi XIII, e nipote di Simon Vouet, Louis Dorigny
fu in patria allievo di Charles Le Brun. Presto però prese
definitivamente la via dell’Italia (1671). Ancora giovanissimo soggiornò
a Roma quattro anni e successivamente toccò altre città italiane,
passando attraverso Marche e Umbria.
Nel 1678, poco più che ventenne, approdò a Venezia, “piacendogli quella
città, feconda sempre d’uomini valorosi nella pittura e si fermò oltre
dieci anni acquistandosi sempre più maggior fama colle virtuose sue
opere”, molte delle quali però andarono perdute. Fra queste anche
l’affresco per la chiesa di San Silvestro lodato da Zanetti (1771): “Per
conoscere il genio, gli studi e l’arte di questo illustre pittore, basta
vedere la grande opera a fresco ch’ei fece in San Silvestro. E’ tutto il
soffitto della chiesa in cui rappresentasi il Santo Pontefice portato in
Paradiso. Il carattere delle forme è grande ed erudito, il maneggio del
pennello facile e sicuro”. Della sua attività in laguna non rimangono
testimonianze prima della decorazione di palazzo Zenobio, una delle
numerose commissioni da parte della nobiltà locale.
L’indicazione “sta a Verona”, nell’elenco della Fraglia dei pittori
veneziani del 1687 (Favaro 1975), segnata dopo gli anni 1687-90,
sottintende il suo trasferimento nella città scaligera dopo il 1690 (Mariuz-Pavanello
1997). Proprio al 1690 spettano infatti i suoi primi lavori accertati a
Verona. Tuttavia il 7 marzo dello stesso anno è documentato a Venezia
dove sottoscrive assieme ad altri pittori il contratto d’affitto del
locale destinato a ospitare il collegio dei pittori alle Fondamenta
Nuove, mentre il 18 aprile 1691, “comparendo a Venezia davanti al
notaio, Louis Dorigny rilascia una procura alla sorella in quel momento
residente a Parigi. Nonostante i documentati impegni di lavoro a Verona,
esplicati tra queste due date, si deduce che il maestro fa riferimento a
Venezia per il disbrigo dei suoi affari” (Fossaluzza 1998).
Dopo il trasferimento definitivo a Verona, attorno al 1705, egli diviene
in breve il principale frescante di ville e palazzi cittadini, trovando
un ambiente più consono al suo gusto classicistico. Dorigny infatti
rappresentò “il massimo che poteva richiedere una città di provincia
dalla nobiltà ambiziosa e con insopite velleità autonomistiche, dove
dilagava la moda francese ispirata alla corte del Re Sole e dove, subito
dopo la seconda metà del Seicento, lavoravano ben quaranta sarti
francesi” (Marinelli 2000). L’artista dipinse inoltre, ad olio e ad
affresco, anche per le chiese di Vicenza, Padova, Treviso, Cittadella e
Udine.
Tra il 1704 ed il 1706 è documentato a Parigi, dove confidava di essere
eletto membro dell’Accademia. Più tardi, nel 1711, fu invitato dal
principe Eugenio di Savoia a decorare il suo nuovo palazzo a Vienna.
Rientrato in Italia, affrescò, attorno al 1716, il soffitto del Duomo di
Udine e tra il 1730 e il 1735 quello della Cattedrale di Trento, andato
purtroppo distrutto nel 1858.
Dorigny si spense a Verona il 29 novembre 1742. Fu sepolto nella chiesa
di San Bartolomeo in Monte.