CONSULENZE-STIME-EXPERTISE
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Antonio Balestra
(Verona 1666 - 1740)
“Nacque d’onesti ricchi, e piucché
civili genitori ne’ dì 12 agosto 1666 in Verona, ed essendo stato da
loro incamminato per la via delle lettere di poco buon cuore soffrivano
di vederlo, conforme abbiamo detto al disegno incline. Pur conoscendo di
non potervelo né con persuasioni, né con minacce distorre, [...] lo
lasciarono nella sua vocazione, e senza che abbandonasse gli altri studj
a Giovanni Zeffis lo raccomandarono” (Pascoli 1736-44). Morto il padre
però, Antonio dovette interrompere l’esercizio prediletto per
riprendere, a malincuore, il commercio paterno. “Con tutto ciò il di lui
genio che sempre a quella inclinava li faceva di quando in quando
dissegnar e colorir tele da gente in casa, e spinto anco dal genio
d’apprender molte cognizioni per ornamento, fu da alcuni suoi amici e
coetani, che prendevan in quel tempo lezione di Matematica dal signor
Abbate allora, poi Mons. Bianchini, introdotto nella di lui amicizia e
sotto di lui apprese li principj di prospettiva, benché ciò fosse per
poco tempo, poiché al Sig. Abbate convenne partir per Roma. Intanto
crescendoli sempre più il genio della Pittura ne confacendoli quello
della mercatura, pregò li suoi Madre e fratelli volerlo lasciare
apprender la Pittura in buona forma per vedere cosa poteva riuscire, fu
compiaciuto, e perciò all’ora che era nell’età sua di 21 anni invitato a
Venezia e posto nella scuola di Antonio Bellucci celebre pittore colà”
(Pascoli).
Trasferitosi poi nell’Urbe verso il 1690, fu “posto a studiare nella
scuola del celebre Carlo Maratti [Maratta]. [...] E perché nel suo
viaggio per Roma s’incontrò a Siena con Benedetto Luti giovane
fiorentino che pur anch’esso allora si portava a Roma a studiare
(riuscito poi quel celebre e rinomato Pittore fatto cavaliere
dall’Elettore di Magonza) fece il resto del viaggio e strinse amicizia
seco, e similmente con un altro giovane pur fiorentino detto Tommaso
Redi che era in Roma a studiar anch’esso, e sperimentati tutti due
giovani studiosi e bramosi di farsi eccellenti, si unì con loro tut’il
resto del tempo che stette in Roma si che andavano tutti tre
incessantemente a dissegnare e studiare da Rafaele, Caraci e dalle
Statue antiche e non vi era cosa colà di singolare si per le Chiese, che
per li palazzi che non andassero a studiare, non tralasciando però il
Balestra ciò nonostante di frequentare la scuola del Maratti: aprirono
nel Palazzo di Campo Marzo Accademia del nudo gratis a loro proprie
spese che era frequentata da numeroso concorso di giovani studiosi
Pittori e Scultori. Si trasferì poi esso Balestra nell’anno 1694 a
Napoli per vedere quella città e le di lei rarità: ma ivi si trattenne
poco più d’un mese, studiò colà in questo tempo alcune cose del
Lanfranco, ma per non trovare ivi lo studio bramato se ne fece ritorno a
Roma, dove subito fece il dissegno della Concorrenza nella Accademia di
S. Luca e n’ebbe il primo premio, correndo il suddetto anno 1694”
(lettera manoscritta inviata da Balestra a Pellegrino Orlandi, in
Polazzo 1978).
Nel 1697 è documentato a Venezia mentre nel 1700 è di nuovo a Verona,
non prima d’aver visitato Parma, Piacenza e Milano. In questi anni
comincia una feconda produzione di opere di committenza sia
ecclesiastica (a Verona: l’Annunciazione di San Tomaso, San Giovanni
Battista di San Nicolò, l’Estasi di San Francesco oggi a Castelvecchio
del 1704; a Venezia: le pale dei Gesuiti del 1704, di San Marziale e San
Zaccaria; a Padova: la Natività del Duomo e le due tele in Santa
Giustina), che privata (dipinti per nobili veneti e non, in gran parte
dispersi). "Nel secondo decennio sembrano diradarsi invece gli incarichi
veneziani nonostante l'artista risiedesse ancora nella città lagunare.
Può essere illuminante a questo proposito un brano desunto da una
relazione, del 14 luglio 1713, dell'arte dei pittori al Senato veneto,
in cui Balestra è menzionato fra quelli intenzionati a lasciare la città
per la difficoltà di ottenere adeguate commissioni" (Ghio 1989). "Da
questo testo si potrebbe dedurre che la commissione della pala per i
Santi Biagio e Cataldo sia giunta provvidenzialmente all'artista
veronese in un momento di crisi di lavoro" (Pavanello 1979). Qualche
anno dopo, nel 1718, "porta a compimento le sue due più grandiose opere:
I santi Cosma e Damiano salvati dall'Angelo e il Martirio dei santi
Cosma e Damiano a lui affidate dal Cardinal Cornaro, vescovo di Padova",
nello stesso anno "il suo nome risulta iscritto nella Fraglia dei
pittori veneziani, ma in questo stesso anno «sopraffatto da qualche
indisposizione di salute e patimenti per la fatica sofferta nelle su
esposte grandi opere di Padova...» (Pascoli) rientra definitivamente in
Verona" (Ghio 1989).
Antonio Balestra, che nel 1725 diviene membro dell’Accademia romana di
San Luca, trascorre gli ultimi anni della sua vita a Verona, dove lavora
intensamente fondando un’avviatissima scuola di pittura dalla quale
usciranno Giambattista Cignaroli, Giuseppe Nogari, Pietro Rotari e molti
altri. Muore a Verona il 21 aprile 1740.
Daniele D'Anza
aprile 2005