Augusto Guglielmo Stoppoloni

(San Severino Marche 1855 –  Gubbio 1936)

 

 

 

Augusto Stoppoloni nasce a San Severino Marche il 22 febbraio 1855 da Antonio e da Anna Trotti. All'età di quattordici anni esegue la copia della Madonna della Pace, opera del Pinturicchio, conservata nella cattedrale del paese natale; è il pontefice Pio IX a rallegrarsi con il giovane e a raccomandarlo affinchè possa dedicarsi allo studio del disegno e della pittura. L'11 novembre del 1869 lo Stoppoloni viene ammesso all'Accademia di San Luca ove figura fra gli allievi prediletti di Francesco Podesti. Nel medesimo anno il pittore corre a incontrare i Bersaglieri che entrano a Porta Pia.
Dopo aver ottenuto il premio di Composizione alla Scuola di Pittura (1873) gli viene affidato l'incarico di eseguire la copia della Madonna del Belvedere conservata nella chiesa di Santa Maria Nuova a Gubbio: è il Principe di S. Romana Chiesa Federico, cardinale di Failoux Du Coudry, a commissionare l'opera nel 1879.
Nel 1880 Augusto Stoppoloni ottiene il 1° Premio nella Classe di Pittura di II° Grado (Composizione) istituito dal R. Istituto di Belle Arti di Roma, premio che gli consente di partecipare al Concorso Governativo.
Dopo essersi sposato, nel 1882, con Lina Piccini, si trasferisce a Roma dove frequenta la Scuola Serale Libera del Nudo. Nel 1884 A. Stoppoloni è presente all' Esposizione di Torino con le opere Un Meriggio, Ritratto di donna, La patria è in pericolo, Ti voglio ritrattare, La guardiana dei tacchini, Il pollaio. Quando, espone le sei tele ha 29 anni e da poco ha partecipato al Concorso Governativo con l'opera II colera in Sicilia nel 1867, un dipinto a olio ambientato fra poche case dalle quali si traggono le vittime, talvolta rese con evidente realismo.
Dopo aver eseguito il Ritratto di S. Santità Leone XIII (1888), e aver realizzato un grandioso dipinto ispirato al tema della Canonizzazione dei Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria, (Roma, San Marcello al Corso), nel 1891, su invito del cardinal Vaughn, il pittore si trasferisce in Inghilterra e immediatamente la stampa sottolinea la presenza dell'artista italiano che decora cattedrali, dirige una scuola di arte cristiana, esegue ritratti per illustri famiglie, affresca il castello della duchessa di Manchester, esegue arazzi. Proprio da Londra, lo Stoppoloni invia, nuovamente a Torino, in occasione della mostra Quadriennale del 1902, le opere Agar e Post ardua aurea; la partecipazione, nel medesimo anno, alla Biennale di Venezia è sottolineata dalla lettera che Antonio Fradeletto gli invia:

 

 

"Caro Signore, Io confido ch'Ella non sia rimasta troppo scontenta della nostra Esposizione; e mi permetto quindi di rivolgerle il caldo e fiducioso appello di voler fin d'ora promettere la Sua collaborazione per la prossima Mostra. Questa Mostra, come Ella potrà a suo tempo rilevare anche dalla stampa, avrà un'importanza artistica e finanziaria ben superiore alla precedente. Il Suo ingegno austero e le Sue doti solide di artista ci consentono di riprometterci da Lei molto..."

 


L'anno seguente Camillo Boito, Presidente del Comitato dell' Esposizione di Milano, con tre anni di anticipo sulla mostra, così si rivolge:

 

 

"La S.V. che, lungi dalla Patria, tiene alte le belle tradizioni di questa nostra arte, non può negare ora il Suo tributo al Paese, che le serba tanta riconoscente ammirazione... Si compiaccia di assicurarmi fin d'ora d'aver accolto favorevolmente l'invito cordiale...".

 


Il pittore si trattiene in Inghilterra sino al 1910 realizzando moltissimi ritratti e partecipando a mostre in America (S. Louis), a Parigi (Salon del 1904), alla Biennale Veneziana (1901, 1903). Dopo aver vinto nel 1905 il premio di figura al Crystal Palace di Londra, lo Stoppoloni è invitato all' Esposizione di Milano, indetta per l'inaugurazione del valico del Sempione (1906, Bluebells e Lamone trovò in questa guisa un picciol bambino e con esso una capra che lo nutriva). Per la Biennale dell'anno successivo realizza una placca di bronzo, con cornice in rovere, raffigurante due immagini femminili che danzano in un bosco.
Nel periodo della prima Guerra Mondiale, Stoppoloni esegue numerosi dipinti di carattere patriottico definiti poema eroico e molti bozzetti. Molto interessante la tela, di timbro divisionista, II santo (1918).
Fra le ultime opere si ricorda, nel 1923, la tela San Venanzio Fortunato  giocata su intensi effetti di luce-ombra.
Il pittore, noto anche come autore di acquerelli, arazzi, affreschi (per il castello di Kimbolton), restauri, si spegne il 6 luglio 1936 a Gubbio.


 
DOCUMENTAZIONE CRITICA
 
"Ho osservato con molto piacere la copia fatta in tavola dal bravo giovane artista Augusto Stoppoloni del quadro di Pinturicchio esistente nella cattedrale di San Severino. In sulle prime ricevetti l'impressione come io mi trovassi d'innanzi l'originale, tanto ne è così ben indovinata l'intonazione di quelle tinte dolci e mortificate; la diligenza finitezza e moderazione nelle paste del colore ove non si veggono ritocchi che indicano lo stento e la fatica, benchè ve ne sia molta, che pare una pittura antica, ma chiara e limpida".


(Francesco Podesti, 1869).


 
"Tra queste ricorderà il bellissimo "Preparatevi per la guerra", ove campeggia, stupenda, la figura di quel bimbo, armato di tutto punto, fucile, sciabola... di legno. Un altro bel quadro di Stoppoloni ricco di pregi e di colore, ritrae, con molta freschezza e fedeltà delle scene campagnole"
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(in Conversazione della Domenica, 4 settembre 1887).
 
 

"... "Georgica", di cui diamo una perfetta riproduzione, è uno dei quadri che più attirano l'attenzione della riuscitissima Mostra Internazionale d'Arte di Venezia. Lo ha dipinto Augusto Stoppoloni, un pittore nel pieno vigore della vita, non molto conosciuto in Italia, dove espose alcuni suoi quadri nel 1884 all'Esposizione di Torino".


(L'Illustrazione Italiana, 24 maggio 1903).
 


"Ora, benchè l'arte non conosca frontiere di patria, ci arride la speranza che in questa gara mondiale gli italiani sappiano conquistare un posto non indegno delle loro mirabili tradizioni e del presente risveglio di vita intellettuale e civile. Le rinnoviamo pertanto la fervida preghiera di voler dedicare alla grande impresa nazionale tutti gli sforzi del Suo nobile ingegno"
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(F. Grimani, Sindaco di Venezia, 1906).

 

 

 

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