Scomparini nacque a Trieste nel
1845 ultimo di quattro fratelli. Purtroppo perdette in giovane età,
prima dei dieci anni, il padre e, dopo aver frequentato precocissimo la
scuola locale di disegno diretta dall’intagliatore Giovanni Moscotto,
iniziò a frequentare a partire dal 1863 l’Accademia di Belle Arti a
Venezia. Egli frequenta l’Accademia sino al 1868 con grande profitto
tanto che nell’ultimo anno fa incetta di premi ed accessit vari;
dunque già un artista accademicamente sicuro ed affermato. Nel 1869 egli
fa il suo esordio alle esposizioni veneziane e nel 1870 si vede le opere
presentate, Una lettura noiosa e L’attesa, positivamente
recepite, tanto che vengono entrambe vendute. Non mancò da subito anche
il successo in patria dovuto all’appoggio di Giuseppe Caprin, autentico
punto di riferimento tra i giovani artisti e intellettuali nella Trieste
della seconda metà del XIX secolo. Arrivarono quindi commissioni
pubbliche e la prestigiosa vetrina, quale era, dell’Esposizione
Universale di Vienna del 1873 dove Scomparini presentò un Otello.
Tuttavia, nonostante un precoce successo, egli sentì l’esigenza di
proseguire un percorso di studio muovendo su Roma. Grazie ad un sussidio
del Comune di Trieste egli riuscì nel 1874 ad arrivare nella città
eterna dove rimase colpito, come buona parte dei pittori dell’epoca,
dalla produzione di Mariano Fortuny y Madrazo. Scomparini ne rimarrà
folgorato e, verrebbe da dire, inchiodato alla pittura dello spagnolo.
Non a caso Eugenio richiede un ulteriore aiuto finanziario al Comune per
rimanere a Roma che glielo concede anche per il 1877, anno in cui
l’artista espose ben sette opere all’Esposizione della Società di Belle
Arti. E’ ormai compiuto il bagaglio pittorico dello Scomparini; egli
mescola, a seconda dei soggetti e del genere, come il fraterno amico
Antonio Lonza, la pittura fotuniana con elementi neotiepoleschi tipici
del periodo, specie nella grande decorazione, che rimane il suo cavallo
di battaglia. Il 1890 è un anno chiave: oltre al matrimonio che egli
contrae con la più matura Caterina Teresa Schielin, è l’anno della
Margherita Gauthier, l’opera a cavalletto più nota dello Scomparini
sebbene già nel 1913, a testimonianza di come i tempi erano rapidamente
cambiati, la critica affermava che “non è il suo miglior dipinto”.
Tuttavia rimane il quadro del pittore che più d’ogni altro calamita lo
spettatore “quel tanto di decadente che la figura malaticcia di
Margherita emana” (De Grassi 2007). Da qui in avanti, Scomparini a
Trieste è ormai il pittore per antonomasia e a lui guardano anche i più
giovani come Umberto Veruda e Gino Parin. Ottiene incarichi che lo
portano ad essere onnipresente nella vita artistica della città di San
Giusto (è presidente del Circolo Artistico Triestino dal 1884 al 1895,
docente di disegno figurale e pittura decorativa alla Kaiserlich
Königliche Staatgewebeschule dal 1887 al 1911, dal 1906 membro del
Curatorio del museo Revoltella nominato dal Consiglio comunale e dal
1905 membro della commissione edilizia). Un successo ed un potere
pressoché illimitati non possono che avergli nuociuto in termini
artistici.
Del 1897 è la decorazione del Caffè alla Stazione mentre del 1912 il
grande pannello per la sede centrale della Cassa di Risparmio di
Trieste. Nella prima occasione Scomparini realizzò due notevoli tele
raffiguranti l’Industria ed il Commercio che vedono il
pittore fare ampie concessioni al modus operandi di Tiepolo
specie nel pannello dell’Industria, emblematicamente scelto come
illustrazione di copertina del volume, mentre per la Cassa di Risparmio
una tela monumentale raffigurante l’Edilizia. Eugenio Scomparini
si spegneva a Trieste nel 1913.