Nel 1876 a Napoli, anno che aveva visto spegnersi il capofila della Scuola di
Posillipo, Giacinto Gigante, e che adesso viveva la rivalità pittorica tra gli
studi veristici di Filippo Palizzi e la fantastica immaginazione di Domenico
Morelli, giunse il Cosentino Enrico Salfi per frequentare il locale Istituto di
Belle Arti (’76/’79). Era nato, Enrico Salfi, un artista che, per il posto che
occupa nella storia dell’arte calabrese, non merita certo di rimanere ancora
nell’ombra, il 26 novembre 1857, a Cosenza, città in cui compì gli studi
ginnasiali. Venendo nella capitale borbonica, palestra degli ingegni meridionali
e centro internazionale per la cultura artistica, per la prosecuzione degli
studi, il giovane ebbe come maestri il Calabrese Angelo Mazzia e Giuseppe
Bellisario per il disegno, Vincenzo Marinelli e Federico Maldarelli per lo
studio dei frammenti, Raffaele Postiglione per la statuaria e il celebre
Domenico Morelli per la pittura. Del Morelli ben presto divenne l’allievo
preferito, avendo il Maestro rinvenuto in lui doti non comuni di fantasia e di
talento pittorico. A Napoli rimase fino all’età di 36/37 anni, contraendo
numerose amicizie nell’ambiente artistico e letterario e conoscendo e
frequentando i maggiori pittori del tempo, Filippo Palizzi, Michele Cammarano,
Gioacchino Toma, Vincenzo Volpe, Giuseppe Casciaro, Attilio Pratella, con la
gran parte dei quali espose in numerose manifestazioni. Intorno agli anni
‘93/’94 fece ritorno a Cosenza, restaurò la propria villa in stile pompeiano ove
aprì studio e partecipò assiduamente alla vita pubblica, ricoprendo importanti
cariche ufficiali (ispettore dei Monumenti e Scavi; membro della commissione dei
Monumenti d’arte e d’antichità; curatore e riordinatore del Museo civico).
Enrico Salfi fu buon seguace di Domenico Morelli, da cui rimase profondamente
influenzato. Dopo un periodo di imitazione del Maestro (di questa fase l’opera
Figura di profeta), come accade a tutti i grandi artisti (e bisogna
sottolineare che Salfi fu artista valoroso e completo per la qualità e il valore
delle opere prodotte, per il rilievo nazionale e internazionale di cui godette
ai suoi tempi), se ne distaccò mostrando un’impronta personale e geniale. Fu il
pittore delle scene pompeiane, così come il Cammarano fu il pittore delle
battaglie; ma trattò anche il soggetto religioso (dipinse parecchie Madonne, nel
raffigurare le quali “ha seguito con sano criterio” il grande Maestro Domenico
Morelli) e biblico e, talvolta, il paesaggio. Si affermò moltissimo come
eccellente ritrattista, sopratutto nel periodo “cosentino”, e per la perfezione
tecnica e per la notevole somiglianza del dipinto al personaggio. Basti pensare
ai Ritratti di Luigi Mascaro, Mariano Campagna, Francesco Marini Serra, Luigi
Trocini, Donato Campagna, e di tanti altri personaggi della borghesia cosentina
del tempo. Bisogna anche ricordare che Salfi fu l’autore del “plafond” del
Teatro Comunale Rendano di Cosenza (al tempo detto Teatro Massimo) sull'Allegoria
delle arti, opera successivamente distrutta dai bombardamenti (il bozzetto
è conservato in casa Salfi) e del grande quadro I figli di Bruto, un
tempo nella sala dell’ex Consiglio del Municipio di Cosenza: la tela, che gli
venne commissionata dall’allora sindaco della città, cav. Giuseppe Campagna,
portava la data 1899 e fu lodata dal celebre compositore Camillo Boito durante
una visita a Cosenza. Dipinse anche opere sacre, per alcune chiese calabresi (Cerisano,
Chiesa di San Domenico, la Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa
Caterina; Chiesa del Carmine, San Pietro, 1884, commissionata da
Pietro Greco; San Paolo, 1884, commissionata dal priore Paolo Greco;
Parenti, nella cappella di San Pasquale della Chiesa parrocchiale, un’opera;
Marzi, Parrocchiale di Santa Barbara, San Paolo, San Pietro, Santa
Barbara). Oltre che pittore Enrico Salfi fu anche compositore (si conosce
una serenata, Dal Mare, di cui scrisse parole e musica) e poeta e
pubblicò un volume di versi dal titolo Lyrica Pompeiana, Cosenza 1888,
Tipografia Municipale di F. Principe, opera che riscosse il plauso di molti
letterati, tra cui Enrico Panzacchi, sul suo periodico Lettere ed Arti, e
Mario Rapisardi, lettera del 2.3.’87. Fu un abile restauratore e un profondo
conoscitore degli scavi di Pompei (di cui restaurò la casa detta di Cave canem);
compilò inoltre una Piccola guida di Pompei, Effesette, Cosenza, 1990, il
cui manoscritto originale è illustrato da 27 eccellenti disegni a punta di
penna. Del periodo napoletano sono i due Plastici del poeta tragico,
Pompei, Casa del Poeta tragico, uno dei quali fu in mostra a Parigi, Petit
Palais, nel 1977. Partecipo' a numerose esposizioni in Italia e all’estero:
Promotrice Napoletana, 1880, con Alla fontana; 1881, con Al passeggio;
1882 con Lydia, opere disperse; 1884, con Licet ?, Napoli,
Amministrazione Provinciale; 1885, Le Maghe (o Le Streghe); 1890,
con In attesa della sposa e altri soggetti di ispirazione classica;
Mostra di Bruxelles, 1881, con la riproposta di Lydia; Esposizione di
Roma, 1883, ancora con Licet ?, e Venditore di anfore a Pompei,
Milano, Galleria d’Arte Moderna; 1886, nuovamente con Le Maghe; 1887,
con Parassiti postulanti, La lettiga, Nozze pompeiane (o Alle
nozze); 1911, con Il Giuda; Mostra di Torino, 1884, ancora con Le
Maghe; 1898, con La Sacra Famiglia e Sul Golgota; Mostra di
Venezia, 1887; Mostra di Genova, 1904, con Satana vinto; Biennali d’Arte
Calabresi di Reggio Calabria: 1920; 1922, con In attesa della sposa,
acquistato dalla Real Casa; 1924; 1926, col Cantico dei cantici, Reggio
Calabria, Biblioteca comunale; 1931, con L’ebreo errante, Cosenza,
collezione privata. Morì il 14 gennaio 1935.