Scultore e ceramista, ma si conoscono anche alcuni oli. Durante il terremoto di
Messina del 1908, per salvare una donna (la madre ?), riportò la frattura della
gamba destra, che gli rimase anchilosata. Abbandonati gli studi tecnici, a 19
anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma, allievo di Ettore Ferrari.
Nella capitale aprì uno studio in via Margutta 22, facendosi conoscere per la
prima volta nel 1917 alla LXXXVI Esposizione di Belle Arti della Società Amatori
e Cultori, con due opere, Profumo di giovinezza, Un amico (a queste
esposizioni prese parte per altre sette edizioni: 1918, ’19, con Ritratto di
Antonio Carbonati, ‘20, ‘23, ’26 – edizione ove espose alcuni mobili in noce
scolpito, un caminetto in pietra serena e travertino, e altre opere - ,’28, ’30
– con sala personale). Partecipo' alle Mostre Calabresi d’Arte Moderna di Reggio:
1920, con mostra individuale nella sala Roscitano – Alfano; 1922, in cui ebbe la
medaglia d’argento per l’opera Ritratto. Fu presente alla Biennale Romana
del 1921 (e poi anche del ’23 e del ’25), col bronzo La notte di Ronchi,
1920, eseguito per l’impresa di Fiume. D’Annunzio, al proposito, scrisse di
“opera così nervosamente modellata” e ancora “di stile che rinnova la più antica
tradizione e l’acuisce”. Nel ’22 prese parte alla Fiorentina Primaverile con i
bronzi Testa di vecchio e Madonnina; e modellò in gesso per il
Teatro Siracusa della stessa città il complesso scultoreo Allegoria delle
Muse che adorna la sala nella parte alta. Nel 1923 realizzò il Monumento
ai Caduti della Grande Guerra per Amendolara. Nello stesso anno prese parte
alla Biennale Internazionale di Arti Decorative Moderne di Monza; alla quale fu
presente anche nell’edizione del ’26, con l’opera Vaso di spighe. Del
1927 è il Complesso Monumentale a Carlo Turano, politico, oggi smembrato e
ricollocato, il solo Monumento, in una piazza di Crotone su un basamento di
granito grigio. Nel 1928 si trasferì a Parigi e l’anno successivo espose al
“Salon du Printemps” l’opera Il Campione (premiata dalla giuria e per la
quale aveva posato il ciclista olandese Peter Moeskops). Nel 1931 Joséphine
Baker, la famosa Venere Nera, gli commissionò un Busto in marmo, per
arredare la propria villa di Parigi. Un giorno del 1926 Alexandre Calder, dopo
aver veduto la Baker e ispirato dalla mobilità indipendente delle vari parti del
corpo della ballerina, tornato nel suo studio di rue Daguerre, creò una scultura
in fil di ferro che divenne il prototipo delle sue famose composizioni mobili.
Nel ’31 l’attrice commissionò l’opera a Roscitano: evidentemente l’artista a
Parigi godeva di ampia popolarità e fama. Nella capitale francese prese parte a
varie esposizioni, collettive (Salon des Sports, 1929; Salon des Artists
Français,1929, ‘30, ’31, ’33; Salon d’Automne,1930, con Contadino calabrese
e 1936, con Baccante; Salon Décorateurs, 1931, con un piatto in ceramica,
Tre grazie; Exposition des Artists Indépendents, 1933, ’34, ’37, ‘38;
Nouveau Salon, 1933; XVI Salon des Tuileries, 1938, con Vecchio narratore
e Faunessa; Mostra Arti e Tecniche, 1937) e personali (Galerie Gauthier,
1931; Galerie du Journal, 1932 e ’33; Galerie Bernheim, 1933; Galerie Carmin,
1934, ’35, con Waltha Torrigiani, ’37, con Vittoria alata;
Exposition Claire, 1934). Espose inoltre a Milano (quattordici opere alla
Galleria Pesaro, 1931, assieme a Colao, Ortona, Monteleone, il Gruppo Artistico
Calabrese, con testo in catalogo di Michele Biancale), a Roma (al Circolo di
Roma, un gruppo di ceramiche) e in varie città europee: Bruxelles (Galerie de la
Toison d’Or, 1938), Rouen (Aux Vieilles Façades, 1937), Amsterdam, Stoccolma.
Lavorò anche il legno, Sorriso di Anna, Galletto (esposto nel 1919 a Roma
nella Mostra “Gli animali nell’arte”); la pietra, Mystique; il gesso,
Testa femminile, Ritratto di S. Rota, Ritratto di dama belga, Piccola Eva,
Fanciulla con il disco; la terracotta, Busto di Madeleine Coupigny, Donna
velata, Bagnante, Sorriso; il cristallo, Madonna con Bambino; e
realizzò piatti, vasi e portafiori in ceramica, con tecnica “craquelé”. Nella
Galleria Comunale di Arte Moderna, palazzo Braschi, di Roma l’opera Ritratto
del conte Franco Spada, marmo, 1918. Nel 1945 nel Salone del Municipio di
Reggio Calabria venne organizzata una mostra commemorativa dello scultore, con
catalogo delle opere e nota critica di Enrico Aeberli. Sue opere nella rassegna
La Divina Bellezza, complesso del San Giovanni, Catanzaro, 2002.