Uno dei più importanti scultori calabresi, morì giovane per un male incurabile;
per molti anni visse a Catanzaro, ove ebbe studio. Espose con mostre in Italia
(Roma, Galleria “delle Carrozze”; e in altre città) e all’estero (Parigi, mostre
a Saint - Germain - de - Prés e a Montparnasse) e fu invitato a varie rassegne
(1953, Roma, Palazzo delle Esposizioni, L’arte nella vita del mezzogiorno
d’Italia; 1962, Roma, Palazzo Venezia, Esposizione del Concilio). Nel 1956 prese
parte alla Biennale di Venezia, con due sculture. A Catanzaro: L’Assunta,
sulla torre campanaria del Duomo; la Fontana monumentale de “Il Cavatore”,
scultura in bronzo che celebra il lavoro umano; “Giustizia e Libertà”,
nell’atrio di Palazzo di Giustizia; a Cosenza, piazza XXV luglio, un busto in
bronzo del poeta Michele De Marco, detto Ciardullo; a Guardia Piemontese
Terme, nella Piazzetta, una fontana, in bronzo. Secondo Leonida Repaci (Calabria
grande e amara, Nuova Accademia, 1964) “tra gli scultori dei nostri giorni G.
Rito mi pare il più originale e commovente nel suo trepidante tentativo di
rendere l’assoluto poetico nella favola creativa, di portare la scultura a un
rigore stilistico, a una purezza di espressione veramente eccezionali”. Altro
grande scrittore che presentò l’artista in catalogo di una mostra fu Corrado
Alvaro. Si interessarono molto al suo lavoro Giuseppe Selvaggi e Paolo
Apostoliti.