Nato
il 20 febbraio 1820
nella cittadina di Vasto, in Abruzzo,
Nicola
proviene da una famiglia numerosa, dove tutti nutrivano un forte
interesse per le arti visive.
Il padre, Antonio, è avvocato ed insegnante di lettere, la madre, Doralice
del Greco ha la passione della musica.
Nicola, agli inizi intraprende il mestiere di fabbro armiere.
Fratello di Giuseppe e di Filippo,
pittori già di buona fama, trasferitisi da qualche tempo nella capitale
partenopea, Nicola viene chiamato a Napoli nel 1842 da Filippo, dove
frequenta il Regio Istituto di Belle Arti,
allievo
del conterraneo Gabriele Smargiassi (che nel 1837 aveva sostituito
il Pitloo nell'insegnamento).
Ben presto il suo stile viene influenzato dalla scuola di Posillipo, dal
romanticismo smargiassiano e dall'opera del fratello Giuseppe
(trasferitosi di recente a Parigi), portandolo a realizzare un vedutismo
spettacolare
raffigurante tramonti, uragani, scene immerse nella luce e, nel
contempo, studi dal vero, di piccole dimensioni, spesso ispirati a Cava
dei Tirreni, meta preferita anche dal fratello Filippo.
Nel 1843 espone alla Biennale Borbonica Veduta di
Pietrafracida in Abruzzo. Nella stessa rassegna del '45 presenta
Paesaggio con cascata d'acqua e Veduta di Napoli da Mergellina.
Nel
1848, alla Mostra Borbonica, espone le opere
Studio di piante, Strada Bonea,
Studio di una quercia e Sarra nelle vicinanze di Cava,
quest'ultimo acquistato dal re Ferdinando II (Napoli, Museo di
Capodimonte). Sempre alla
Biennale Borbonica, espone nel 1851 diverse opere e
durante quel periodo dipinge Studi di Pompei e Il
terremoto di Melfi (Vasto, Pinacoteca civica. Nel 1854 realizza dal
vero Il ponte di Avellino (Napoli, Galleria dell'Accademia di
Belle Arti). Alla Biennale Borbonica del 1855 è presente con Veduta
di Avellino al chiaro di luna,
L'isola di Capri presa da Massa, Arco di Traiano a Benevento
e Paesaggio di composizione, quest'utimo
acquistato
dal re di
Portogallo.
Il 1856 lo trascorrerà a
Parigi, presso il fratello Giuseppe, studiando le opere di Corot e
Courbet e la scuola di Barbison. Rientrato a Napoli si iscrive alla
Società Promotrice Napoletana; nello stesso anno viene nominato
Professore onorario dell'Accademia. Nel 1862,
alla Promotrice napoletana di Belle Arti espone Effetto di
sole, Un pantano; nel 1863 Veduta di Capri
e Ponte di Sorrento; nel 1866 Paesaggio a Licola e
Sbarcatoio a Casamicciola; nel 1867 presenta, sempre alla Promotrice
Napoletana, Paesaggio con capre. Nel 1870 si ammala, e
muore a Napoli il 26 settembre di quello stesso anno.
Fra
i suoi dipinti ricordiamo ancora:
Veduta della Madonna dell'Arco e Marina (Vasto, Picoteca
civica),
Caccia al cinghiale, I
mietitori, Le corse ad Agnano, Veduta di Cava (Napoli, Pinacoteca di
Capodimonte), Dopo la tempesta (Lisbona, Pinacoteca),
Boscaglie con cacciatore, Antica città con
tramonto di sole, Foresta di Fontainebleu (Napoli, Galleria
dell'Accademia di Belle Arti)