Dopo aver frequentato la Scuola
Industriale sotto la guida di Eugenio Scomparini, passò all'Accademia di
Monaco, dove ebbe modo di seguire i corsi di von Stuck. Ritornato nel
1903 a Trieste, vi restò, tranne un soggiorno di un anno a Venezia
(verso il 1904), fino allo scoppio della guerra. È questo forse il
periodo più felice della sua attività che si configura ben presto come
coerente espressione del Liberty triestino. Legato all'ambiente del
Circolo Artistico e di quella che si presentava come la bohème
cittadina, si ispirò ai temi ed ai modelli dell'Art Nouveau, non senza
una qualche propensione per certo decadentismo estetizzante: si dedicò
sia alla pittura ad olio (innestando sulla "base" dell'accademismo
monacense le influenze della pittura inglese di ambito preraffaellita e
della Secessione klimtiana) sia alla grafica (dai cartelloni, alla
famosa serie dei tarocchi eseguita per Modiano, che rivelano un'attenta
conoscenza delle stampe giapponesi di cui possedeva una ricchissima
collezione). Durante il conflitto fu a Radkesburg assieme a Barison,
Grimani, Fonda e all'amico Timmel, con il quale ebbe modo di
collaborare. Nel dopoguerra di dedicò ad alcune opere di arte applicata,
eseguite in occasione di pubbliche celebrazioni, ed il suo stile grafico
e pittorico, sempre improntato ad una "serrata" stilizzazione, si
accostò, dopo una parentesi Art déco, alle contemporanee ricerche
"novecentiste". Alla preminente attività decorativa e ritrattistica si
aggiunse, alla fine degli anni '20, la produzione paesistica, legata
soprattutto al suo soggiorno ad Anticoli Corrado.
Morì a Trieste nel 1942, colpito dalla malattia che lo aveva tormentato,
sfigurandolo, da lunghi anni.