1838 - Venezia 1916)
Domenico
Miotti, La sagra, particolare, Venezia, collezione privata.
Domenico Miotti
nasce il 10 settembre 1838 a Santa Maria della Rovere (Treviso), da
Francesco Miotti e Graziosa Manfren.
Nel 1855 si iscrive
all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove frequenta il corso di
Elementi di figura tenuto da Michelangelo Grigoletti, il corso di
Pittura tenuto da Carlo De Blaas e quello di Prospettiva tenuto da
Federico Moja.
Completa gli studi
nel 1861 ottenendo diversi riconoscimenti e due premi: il primo in
Invenzione storica in cartone, il secondo con Nudo in dipinto.
Grazie ai premi
ricevuti decide di compiere un viaggio di studi a Firenze, Napoli e Roma
per completare la sua formazione artistica.
A Firenze espone
un’opera di soggetto storico incentrata sulla figura di Nicolò de
lapi che viene premiata.
A Napoli esegue dal
vivo il ritratto di Giuseppe Garibaldi che, soddisfatto, decide di
acquistarlo.
A Roma realizza
diverse opere che suscitano l’interesse del mercato spagnolo.
Ritornato a Treviso
nel 1865, dove nel frattempo si era trasferita la sua famiglia, sposa
nel 1860 Carlotta Fiori da cui avrà due figlie: Emma e Deodata.
A Treviso espone le
prime opere in Piazza dei Signori, tra cui Il sequestro o El
calegher (Venezia, collezione privata) dove dimostra di aver
recepito il linguaggio della pittura di genere che si era sviluppata a
Venezia tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta attraverso le opere di
Eugenio Bosa, Antonio Rotta e Guglielmo Stella.
Sono scene di vita
quotidiana e domestica, soprattutto delle classi più povere e dimesse,
che inducono lo spettatore a partecipare emotivamente alle vicende di
quel mondo senza eroi.
Nel 1875 inizia la
sua collaborazione con la Società Promotrice di Belle Arti di Venezia
esponendo sette opere: Un’oppignorazione, La custodia della
casa, L’interprete, Una rivendogliola ambulante, Un
suonatore di Violino, Un’indigestione, La perdita di un amico.
Grazie a questa
collaborazione che terminerà nel 1885 con l’opera Dopo il bagno,
Miotti entra in contatto con Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi, Luigi
Nono e tutti quegli artisti che stavano attuando una vera trasformazione
della pittura figurativa tradizionale verso quella pittura del “vero”,
della presa diretta della realtà, colta in tutti i suoi aspetti
attraverso uno studio sapiente della luce e un accentuato cromatismo.
Dal 1880 l’arte di
Domenico Miotti si evolve, matura nell’artista l’interesse per la
rappresentazione della vita popolare veneziana, quella vita che si
svolgeva nelle “calli”, nei “campielli” o lungo i canali della città,
dove poteva cogliere e immortalare tramite un efficace uso del colore
venditori ambulanti o semplici popolane protagoniste di piccoli eroismi
quotidiani.
Ecco che allora
fruttivendole colte tra i banchi ricolmi di ceste di frutta e verdura,
lavandaie che stendono i panni, allegre comari che “ciaccolano” davanti
alle bancherelle delle sagre diventano i soggetti principali delle sue
composizioni.
Nel 1882 espone
alla Società Promotrice di Torino Ricordo del nono e nel 1885
Fruttivendola (Genova, collezione privata).
Partecipa
all’Esposizione Nazionale Artistica di Roma del 1883 con Il Suonatore
ambulante, a quella di Torino del 1884 con La preghiera di una
civettuola (Venezia, collezione privata) e La lettura
(Venezia, collezione privata).
Nel 1887 presenta
all’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia Avanzi del Carnevale,
ultima opera esposta dall’artista.
Dal 1887 Miotti si ritira in un’umilissima soffitta a S.
Polo con la moglie ormai ammalata cronica e la figlia Deodata. Qui,
isolato da tutti, dipinge solamente per sé stesso realizzando una serie
di opere di varie dimensioni, da piccoli ritratti a grandi scene
popolari, tra cui spiccano: Il Ciarlatano (Venezia, collezione
privata), La Sagra (Venezia, collezione privata),
L’Impiraperle (Venezia, collezione privata).
Muore il 18 maggio del 1916 in uno stato di terribile
indigenza lasciando in eredità alla sua famiglia la sua ultima
produzione con la promessa di conservarla fino alla loro morte.
Queste opere ora fanno parte di una collezione privata
veneziana.
Maria Antonella Bellin
BIBLIOGRAFIA:
Archivio Storico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia,
Matricola Generale degli iscritti alla Reale Accademia di Belle Arti in
Venezia, Venezia 1855, n. 157.
Atti della I. R Accademia di Belle Arti di Venezia negli
anni 1857-58,
Venezia 1858.
Atti dell’I. R. Accademia di Belle Arti di Venezia negli
anni 1860-61,
Venezia 1861.
Atti dell’I .R. Accademia di Belle Arti di Venezia negli
anni 1861-62,
Venezia 1862.
Memorie della
Società Veneta Promotrice di Belle Arti per l’anno 1875,
Venezia 1876,
pp. 27-33.
Memorie della
Società Veneta Promotrice di Belle Arti per
l’anno 1876, Venezia 1877, p. 15.
Memorie della
Società Veneta Promotrice di Belle Arti per gli anni 1877-1878-1879,Venezia
1881, p. 62.
Memorie della
Società Veneta Promotrice di Belle Arti per gli anni 1880-1881-1882-1883,
Venezia 1884, pp. 41-67.
Catalogo
generale ufficiale Illustrato dell’Esposizione di Belle Arti in Roma,
Bologna 1883, p. 65.
Torino e l’Esposizione Italiana 1884. Cronaca illustrata
dell’Esposizione Nazionale industriale ed artistica del 1884,
Torino 1884, p. 383.
Catalogo Ufficiale dell’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia 1887,
Venezia 1887,p. 43.
Esposizione Artistica Nazionale Illustrata,
Venezia 1887, Venezia 1887, p. 167.