Achille Martelli (Catanzaro, 1829 - Avellino ? (Bagnoli Irpino, AV, ?), 1903)

 

 


Trasferitosi a Napoli, prese parte ai moti del ’48. Fu allievo di Giuseppe Mancinelli e di Filippo Palizzi alla Scuola di nudo e assiduo frequentatore dello studio, al Vicoletto di San Mattia, di Andrea Cefaly, assieme a Domenico Morelli, Michele Tedesco, Michele Cammarano, Achille Talarico e altri giovani artisti. Il suo esordio avvenne alla Mostra Borbonica di Napoli del ’59, con Ritratto virile in uniforme. Fu poi presente alla Mostra Nazionale di Firenze del ’61 con le opere, L’alloggio di un garibaldino, Il racconto dell’ospite garibaldino, premiata con medaglia d’argento, Scena di famiglia; alle Promotrice di Belle Arti di Napoli (1862, con la tela presentata a Firenze, Il racconto dell’ospite garibaldino, acquistata dal locale Municipio, ma di cui non si ha più traccia; 1863, con La primavera della vita; 1864, con La povera cieca; 1866, con l’opera Don Chisciotte nell’osteria ha creduto di ammazzare un terribile gigante, che fu premiata e altra sullo stesso tema; 1869, con Oh tempora! Oh mores, Catanzaro, Museo Provinciale, riproposta alla Mostra Nazionale di Parma del 1870, tema che nel ’78 l’artista riportò in maiolica su placca rettangolare; 1873, con Il duetto e I perditempo, opere poi acquistate dal Museo Provinciale e dalla Provincia di Napoli; 1881, con due tele, Le paurose e Il cliente, Napoli, Amministrazione Provinciale e con opere in ceramica, tra cui un Costume e due copie, da Palizzi e da Velasquez; 1888); alle Mostre di Torino, 1863, 1865; Genova, 1864. Nel 1873 visitò l’Esposizione Universale di Vienna, rimanendo colpito dalla bellezza delle ceramiche del marchese Ginori (erano gli anni in cui lavorava nella fabbrica di Doccia, come direttore, il calabrese Giuseppe Benassai), tanto che, su sollecitazione del Palizzi e del Lenzi, cominciò a dipingere su ceramica e ad inviare alle varie Esposizioni successive a quella data sia dipinti che maioliche (all’ Esposizione Nazionale di Napoli del 1877 inviò Maioliche dipinte, tra cui La mietitura e la tela L’oroscopo amoroso, Avellino, Amministrazione Provinciale; alla Mostra di Torino del 1880 gli Otto oggetti di ceramica; alla Mostra di Milano del 1881 altre ceramiche, tra cui una statuetta, Giuoco infantile ed anche un bronzo, Sorriso d’innocenza; alla Mostra Industriale di Torino del 1884). Nel 1882 si trasferì ad Avellino, città in cui diresse la Scuola d’arte “Paolo Anania De Luca”, aperta dalla Camera di Commercio e dove, l’anno successivo, pubblicò il volume “Elementi pratici del disegno geometrico – lineare per le scuole elementari e serali”. Dipinse ritratti e opere di genere, molte delle quali ad Avellino, Amministrazione Provinciale (La paurosa, M’ama?…non m’ama?, Prima del veglione, Piatto decorato con la riproduzione dei “Bevitori” di Velasquez ) e nel comune di Bagnoli Irpino (ove nel frattempo si era trasferito e di cui sindaco era il suo amico pittore Michele Lenzi, dal 1878 e fino alla morte, mentre egli lavorava come usciere al comune). A Catanzaro, nel Museo Provinciale, le opere Paesaggio con figure di popolane e Attesa. Ben 43 sue opere (tra cui Piccoli suonatori, Il pittore nelle sue funzioni, Autoritratto (della giovinezza), Autoritratto, Processione, bozzetto, In attesa, Ritratto della sig.ra Leone, Ritratto del comm. Leone, Sul viale) furono esposte alla 1a Mostra d’Arte Calabrese, Catanzaro, 1912; e altri suoi lavori furono presentati alle Biennali Calabresi di Reggio del 1920 e del 1931.

 

 

Enzo Le Pera

 

 

 

Bibliografia:

M. Della Rocca; A. De Gubernatis; Thieme/Becker; Pittori e pittura dell’Ottocento italiano, DeAgostini; La Pittura Napoletana dell’Ottocento, Pironti.