Trasferitosi a Napoli, prese parte ai moti del ’48. Fu allievo di Giuseppe
Mancinelli e di Filippo Palizzi alla Scuola di nudo e assiduo frequentatore
dello studio, al Vicoletto di San Mattia, di Andrea Cefaly, assieme a Domenico
Morelli, Michele Tedesco, Michele Cammarano, Achille Talarico e altri giovani
artisti. Il suo esordio avvenne alla Mostra Borbonica di Napoli del ’59, con
Ritratto virile in uniforme. Fu poi presente alla Mostra Nazionale di Firenze
del ’61 con le opere, L’alloggio di un garibaldino, Il racconto dell’ospite
garibaldino, premiata con medaglia d’argento, Scena di famiglia; alle Promotrice
di Belle Arti di Napoli (1862, con la tela presentata a Firenze, Il racconto
dell’ospite garibaldino, acquistata dal locale Municipio, ma di cui non si ha
più traccia; 1863, con La primavera della vita; 1864, con La povera cieca; 1866,
con l’opera Don Chisciotte nell’osteria ha creduto di ammazzare un terribile
gigante, che fu premiata e altra sullo stesso tema; 1869, con Oh tempora! Oh mores, Catanzaro, Museo Provinciale, riproposta alla Mostra Nazionale di Parma
del 1870, tema che nel ’78 l’artista riportò in maiolica su placca rettangolare;
1873, con Il duetto e I perditempo, opere poi acquistate dal Museo Provinciale e
dalla Provincia di Napoli; 1881, con due tele, Le paurose e Il cliente, Napoli,
Amministrazione Provinciale e con opere in ceramica, tra cui un Costume e due
copie, da Palizzi e da Velasquez; 1888); alle Mostre di Torino, 1863, 1865;
Genova, 1864. Nel 1873 visitò l’Esposizione Universale di Vienna, rimanendo
colpito dalla bellezza delle ceramiche del marchese Ginori (erano gli anni in
cui lavorava nella fabbrica di Doccia, come direttore, il calabrese Giuseppe
Benassai), tanto che, su sollecitazione del Palizzi e del Lenzi, cominciò a
dipingere su ceramica e ad inviare alle varie Esposizioni successive a quella
data sia dipinti che maioliche (all’ Esposizione Nazionale di Napoli del 1877
inviò Maioliche dipinte, tra cui La mietitura e la tela L’oroscopo amoroso,
Avellino, Amministrazione Provinciale; alla Mostra di Torino del 1880 gli Otto
oggetti di ceramica; alla Mostra di Milano del 1881 altre ceramiche, tra cui una
statuetta, Giuoco infantile ed anche un bronzo, Sorriso d’innocenza; alla Mostra
Industriale di Torino del 1884). Nel 1882 si trasferì ad Avellino, città in cui
diresse la Scuola d’arte “Paolo Anania De Luca”, aperta dalla Camera di
Commercio e dove, l’anno successivo, pubblicò il volume “Elementi pratici del
disegno geometrico – lineare per le scuole elementari e serali”. Dipinse
ritratti e opere di genere, molte delle quali ad Avellino, Amministrazione
Provinciale (La paurosa, M’ama?…non m’ama?, Prima del veglione, Piatto decorato
con la riproduzione dei “Bevitori” di Velasquez ) e nel comune di Bagnoli Irpino
(ove nel frattempo si era trasferito e di cui sindaco era il suo amico pittore
Michele Lenzi, dal 1878 e fino alla morte, mentre egli lavorava come usciere al
comune). A Catanzaro, nel Museo Provinciale, le opere Paesaggio con figure di
popolane e Attesa. Ben 43 sue opere (tra cui Piccoli suonatori,
Il pittore
nelle sue funzioni, Autoritratto (della giovinezza), Autoritratto, Processione,
bozzetto, In attesa, Ritratto della sig.ra Leone, Ritratto del comm. Leone, Sul
viale) furono esposte alla 1a Mostra d’Arte Calabrese, Catanzaro, 1912; e altri
suoi lavori furono presentati alle Biennali Calabresi di Reggio del 1920 e del
1931.