Francesco Mancini (Napoli, 1830 - 1905).

 


Iscrittosi al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli nel 1844, frequentò prima la scuola
di disegno, due anni dopo quella di paesaggio
sotto la guida di Smargiassi, che seguì br> fedelmente nelle sue prove giovanili. Intorno
al 1858 si allontan?dalle convenzioni accademiche
e si accostè ai modi palizziani, ricercando
soprattutto paesaggi dal vero nelle
sue numerose escursioni nei dintorni di
Napoli, in Calabria, in Puglia e in Abruzzo.
esordì alla mostra borbonica del 1851 con
uno Studio di paesaggio dalla villa Gallo a
Capodimonte e partecipò anche alle due
Biennali successive, esponendo, nel 1855,
Paesaggio con sassi, figure ed armenti e I
Crociati che legnano in un bosco per costruire
macchine da guerra; nel 1859 Al
guado (Napoli, Palazzo Reale). Anche Mancini
frequentava lo studio di Palizzi al vicolo
San Mattia, dove poteva incontrare Altamura,
Vertunni, Morelli, Michele Tedesco
e tutta la colonia di artisti calabresi, partecipando
al clima di rinnovamente della pittura,
oltre che alla preparazione del movimento
unitario. Le sue idee politiche risultarono
evidenti nei dipinti presentati alla
prima Esposizione Nazionale di Firenze nel
1861: Episodio del 1 ottobre 1860 sulle pianure
di Capua e Riposo di Garibaldi, con
garibaldini, nelle foreste di Calabria. Dal
1862 al 1906 partecipò a quasi tutte le mostre
della Società Promotrice napoletana,
divenendone socio fin dal primo anno. Fra
le tematiche affrontate nei primi anni Sessanta
ricordiamo accanto ai numerosi paesaggi,
qualche soggetto di storia contemporanea
come Avamposto di garibaldini e
Bersaglieri in azione (Napoli, Comune)
esposti rispettivamente ne11862 e nel 1864,
anno questo in cui presentò anche un paesaggio
storico di proprietàdi casa reale, La
malata delle Maremme (ossia Pia dei Tolomei)
e due piccoli dipinti di intonazione verista
(oggi dispersi) 1 lavoratori e Dopo il
lavoro, che Netti trovava privi del necessario
rigore e perci?non abbastanza "veri".
Ancora un soggetto a sfondo sociale espose
ne11873 (L 'emigrazione); mentre i suoi paesaggi
cercavano di documentare i mutamenti
dell'ambiente naturale nelle varie
stagioni e nelle diverse condizioni meteorologiche.
Nell'Esposizione Nazionale di Napoli
de11877 presentò La strada ferrata (già br> Napoli, collezione del conte De La Feld),
La rupe (acquistato da re Umberto), Torcino
ed una Campagna di Foggia con animali.
Nell'anno accademico 1877-1878 fu nominato
professore onorario del Reale Istituto
di Belle Arti e a partire dagli anni Ottanta si
affermò anche a livello nazionale partecipando
a varie mostre. A Torino nel 1880
espose sette quadri, tra cui una Veduta dei
tre monti che presentò anche alla Promotrice
napoletana dei 1881. Fu presente a Milano
ne11881(Nel bosco e Mercato a Popoli), a
Roma ne11883, a Torino ne11884, a Venezia
nel 1887 e nel 1901. All'estero espose a Parigi,
a Vienna e a Monaco. I dipinti che negli
anni Ottanta sancirono il suo successo furono
quelli dedicati agli svaghi mondani dell'alta
societàdel tempo, sull'esempio della
produzione di De Nittis; gli sport, le corse,
le cacce, le riviste di cavalleria, con i suoi
accurati studi di cavalli ( Hyde Park, già collezione
Casella, esposto alla Promotrice del
1884 insieme a Paper Hunt); soggetti questi
che increment?dopo i suoi ricorrenti
soggiorni parigini e londinesi che gli valsero
la denominazione di "Lord Mancini". Al
mercato straniero destinava soprattutto i
dipinti che raffiguravano i costumi dell'Italia
meridionale, come i cinquanta e più studi
realizzati per ll ritorno da Montevergine, o
le rappresentazioni dei pellegrinaggi alla
Madonna dell'Arco o alla Festa dei Quattro
Altari. Nota ?inoltre la sua produzione di
acquerelli, in cui si distacca definitivamente
dalla tradizione napoletana alimentata
dall'esempio di Hackert, per accostarsi ai
modelli inglesi di Leitch e Stanfield. Nel
1888 fu tra i fondatori della Societànapoletana
degli Artisti (poi Circolo Artistico) con
Morelli ed il principe di Sirignano, ed in
quello stesso anno si organizz?una sua mostra
personale con più di cinquanta opere.
Durante la presidenza di D'Orsi fece parte
del consiglio per il governo dell'Istituto di
Belle Arti di Napoli. Suoi dipinti sono passati
in collezioni importanti, come quelle di
Vonwiller (Casa di Arianna, in premio alla
Promotrice del 1881), di Benedetto Maglione
( Un vicolo in Popoli. Abruzzi, acquistato
alla Promotrice del 1881), del duca d ' Eboli
(Strada di Scafati, acquistato alla Promotrice
del 1879). Fra i quadri appartenenti a
collezioni pubbliche ricordiamo: Ponte di
Amalfi e Marina di Amalfi del 1883 (Napoli,
Comune; in deposito presso il Museo di
San Martino); Bosco (1869), Paesaggio (acquistato
alla Promotrice del 1867) ed ll delitto
(tutti a Napoli, Museo di Capodimonte);
Sport (Napoli, Banco di Napoli, acquistato
alla Promotrice del 1884); L'aratro
(Avellino, Amministrazione Provinciale, in
premio alla Promotrice del 1873); Cavalli all'abbeveratoio
(1871) e 1 due villanelli (Avellino,
Amministrazione Provinciale, lascito
Martelli); Dopo il pascolo e Dopo la vendemmia
(Roma, Galleria Nazionale d'Arte
Moderna, acquistati alla mostra del 1883);
Casa del Tintoretto (1887, acquerello; Napoli,
Galleria dell'Accademia).


 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

AA.VV.: La Pittura in Italia - L'ottocento - Electa,  Milano 1991

 

Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1972

 

A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, Milano 1962

 

Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, Leipzig 1992

 

 

 

SITOGRAFIA: