Nato ad Albano Laziale nel 1852 e
trasferitosi dodicenne a Napoli, frequenta i corsi dell’Istituto di
Belle Arti ma anche gli studi dello scultore Stanislao Lista e Domenico
Morelli, i quali lo influenzano definitivamente verso le declinazioni
veriste. Ma Antonio rimane pure legato alla pittura napoletana
seicentesca. Gli esordi sono amari ma condivisi con Vincenzo Gemito, lo
scultore con il quale spartisce pure lo studio. Le prime opere
realizzate tra il 1867 ed il 1868 lo vedono affascinato dai quartieri
più popolari di Napoli. A partire dagli anni ’80 la sua fama travalica
le Alpi, grazie al sostegno del pittore e mecenate olandese Hendrick
Mesdag, ma soprattutto in virtù della partecipazione al Salon parigino
del 1872 dove espone Ultimo sonno e Fanciullo che va alla
scuola. A Parigi conosce il mercante Goupil e ne entra in contatto.
A Parigi ha modo di avvicinarsi alle sperimentazioni impressioniste che
non lo attraggono del tutto, poiché egli spinge la questione pittorica
sui materiali; non casualmente inizia ad utilizzare nella trama della
tela carta stagnola e vetro che gli permettono di riverberare gli
effetti luministici. Non dissimile da Gemito nel percorso biografico,
viene colto da turbe nervoso e ricoverato nell’ospedale psichiatrico.
Siamo sul finire del secolo e conquista pure il mercato inglese grazie
all’interessamento di John Sargent. Si trasferisce a Frascati dove vi
rimane per undici anni ospite del collezionista Ferdinand du Chene du
Vere; il soggiorno coincide con il periodo di maggior felicità
compositiva. Negli ultimi anni è un susseguirsi di mostre personali
nella penisola ma anche all’estero, oltre al conferimento di diverse
onorificenze (cittadinanza onoraria di Napoli nel 1923 e nomina ad
Accademico d’Italia nel 1927. Muore a Roma nel 1930.