Nato a Modena
il 15 maggio 1806, studiò dapprima all’Accademia Atestina della
sua città, diretta allora dallo scultore Giuseppe Pisani, e
successivamente negli anni 1826-29, dopo aver vinto il
pensionato per Firenze, ebbe come maestri G. Bezzuoli, P.
Benvenuti e L. Bartolini. Con quest’ultimo alternò all’uso della
tavolozza anche la scultura. Nel 1853 lascierà a Modena un
attestato di tale pratica artistica eseguendo il monumento a L.
A. Muratori.
A Roma, negli
anni 1830-31 e nel 1838, il Malatesta venne a contatto con le
esperienze della scuola purista di Overbeck, dalla quale subì
quell’ influsso che nel prosieguo della sua attività non verrà
mai del tutto smorzato, neppure in seguito ai contatti che egli
avrà con il Morelli e la scuola napoletana, come testimoniano le
scene di genere che tale scuola gli ispirò e che egli dipinse
sovraccaricandole spesso con citazioni a volte moraleggianti,
altre volte demotiche.
Negli anni
che vanno dal 1833 al 1837 si recò a Venezia dove conobbe e
frequentò Lipparini, Grigoletti e Politi, non rimanendo scevro
nemmeno dall’influenza dei pittori austriaci Winterhalter e
Waldmüller.
Nel 1839 il
Malatesta venne nominato Direttore dell’Accademia modenese,
nella gestione della quale egli profuse, negli anni seguenti,
una grande passione e un significativo impegno che lo portarono
a riformulare un nuovo regolamento scolastico, supportato da un
tipo di didattica più aggiornato, e un ampliamento e una
riorganizzazione dell’offerta formativa proposta dall’Accademia
stessa.
Il Malatesta
fu presente a tutte le più importanti esposizioni nazionali ed
internazionali e fu membro onorario di tutte le Accademie
italiane.
Morì nella
sua Modena il 24 dicembre 1891.
La sua vasta
produzione, sia a fresco che a olio, di dipinti sacri e di
soggetto storico solo raramente riesce a superare i limiti di un
accademismo piuttosto freddo e letterario. Una migliore
sensibilità pittorica, che secondo il giudizio di molti critici
fa di lui uno dei grandi della pittura italiana dell’ottocento,
la si ritrova nei ritratti. In essi ritroviamo infatti una buona
impostazione del disegno, valide soluzioni cromatiche sostenute
da squisite tonalità, notevole capacità di osservazione e, per
così dire, di introspezione psicologica. Tali qualità lo
avvicinano alla ritrattistica di Hayez che il Malatesta tanto
stimava e tanto ammirava e al quale tendeva come modello per
suoi ritratti.
Tra le opere
di soggetto storico, sacro-religioso e di genere si ricordano:
Tobiolo
(uno dei suoi lavori più ammirati); Morte di Ezzelino da
Romano (esposta a Firenze nel 1861); La vestizione di
Adolfo d’Este (conservato a Vienna); La fuga in Egitto;
Il Cristo in croce; San Francesco riceve le stimmate; Lo
sposalizio della Madonna; Agar nel deserto; La cena di
Emmaus; Misteri della passione di Cristo; San Bartolomeo;
Madonna e Santi; L’invalido della grande armata; La
fruttivendola; Il pifferaio; Serva reietta.
Tra i
ritratti, quasi tutti di grande spessore artistico, vanno
sicuramente menzionati:
Autoritratto (Galleria degli Uffizi a Firenze); Ritratto
della figlia di Ciro Menotti (Galleria d’Arte Moderna di
Roma); Ritratto di Giuseppe Zuccoli (Villa Zuccoli a San
Matteo di Modena); Ritratto di Francesco IV d’Austria Este
(Galleria Estense di Modena); Ritratto di G.M. Soli,
(Istituto Venturi di Modena); Ritratto dell’Avv. Spinelli e
della consorte (Palazzo Comunale di Modena).