Giuseppe De Nittis
(Barletta 1846 – Saint-Germain-en-Laye 1884)
Nato a Barletta il 25
febbraio 1846 da una famiglia di ricchi proprietari terrieri, il giovane
De Nittis inizia a frequentare, senza l’approvazione familiare, la
scuola di pittura di Giambattista Caló, per poi avvicinarsi a Giuseppe
Mancinelli. All’età di quindici anni si trasferisce nella città di
Napoli, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti, dalla quale viene
peró espulso, nel 1863, per motivi disciplinari, poiché convinto
dell’arretratezza dei dogmi accademici. Amante della pittura en plain
air, dà vita nel 1864, ancora diciassettenne, alla filomacchiaiola
“Scuola di Resina”, conosciuta anche con l’ironico appellativo di
“Repubblica di Portici” datogli da Domenico Morelli: di questa fanno
parte, oltre a De Nittis, Adriano Cecioni, Marco De Gregorio e Federico
Rossano, artisti che operano tra il 1864 e il 1867 (data che coincide
con la partenza di De Nittis per Parigi) nelle località campane di
Rivara e di Portici.
Il 1867 è un anno
molto importante per il nostro pittore: dopo un viaggio a Firenze, dove
conosce il gruppo dei macchiaioli ed espone alcune opere (La
traversata degli Appennini
e Nevicata) alla Promotrice, e un soggiorno a Roma, De Nittis si
trasferisce a Parigi. Nella capitale francese fa presto conoscenza con
gli artisti del luogo, quali Jean-Louis-Ernest Meissonier e Jean-Léon
Gerome, e l’anno successivo inizia a lavorare con Adolphe Goupil, famoso
e importante mercante d’arte. Desideroso di condurre una vita edonistica
piena di agi, il pittore barlettano, nonostante i suoi dipinti vengano
già venduti a prezzi abbastanza alti, inizia a produrre per breve tempo
opere che incontrino il favore del pubblico, abbandonando presto questa
pratica per concentrarsi nel ritrarre scene di vita quotidiana.
Nel 1869 sposa
Lèontine Lucille Gruvelle (spesso ritratta nei suoi dipinti), e negli
anni successivi viene a contatto con gli impressionisti Edouard Manet ed
Edgar Degas, i quali lo invitano a prendere parte alle loro esposizioni
alla galleria sul Boulevard des Capucines. L’avvicinamento a questo
gruppo di
intransigenti, che peró non accettarono mai completamente
l’atteggiamento di distacco mostrato da De Nittis nei loro confronti,
costa peró a quest’ultimo la rottura del contratto con Goupil, con il
conseguente trasferimento dell’artista a Londra (1875), città che gli
frutta numerosi contratti con ricchi mecenati.
Il forte rapporto con
Parigi, peró, non si esaurisce: nel 1876, infatti, De Nittis espone al
“Circle des Mirlitons”, riscuotendo un notevole successo, mentre nel
1878 la sua carriera artistica tocca il culmine grazie all’Esposizione
Universale di Parigi, dove espone ben undici tele. Dal 1879 collabora
come illustratore con la rivista francese “La vie moderne”, e l’anno
successivo è presente all’Esposizione Universale di Torino: la sua arte
continua quindi a procuragli importanti onoreficienze. Nominato
Accademico di merito all'Accademia di Belle Arti di Perugia, muore il 21
agosto del 1874, a 38 anni, per una congestione cerebrale.
LO STILE
L’avversione di De
Nittis verso gli insegnamenti accademici lo porta ben presto al rifiuto
degli stessi, con la conseguente adesione ad una pittura innovatrice. La
sua espressa volontà di dipingere dal vero il meraviglioso spettacolo
della natura ("La natura, io le sono vicino. L'amo! Quante gioie mi ha
dato! Mi ha insegnato tutto"), lo spinge a produrre opere in qualsiasi
condizione atmosferica, dal vento alla pioggia, riuscendo cosí a
immergersi nel pieno spirito dell’en plain air. Questo antiaccademismo è
evidente soprattutto nel programma della “Scuola di Resina”: studio dal
vero, rinuncia al disegno, adozione di uno stile basato sui rapporti
tonali dei colori e totale concessione alle impressioni dettate dalla
natura, sono elementi che vengono tradotti sulla tela tramite paesaggi
immersi in una luce limpida e tersa. Un programma ed uno stile, in
effetti, molto vicini alle idee dei pittori impressionisti, i quali
rimangono positivamente colpiti dalle opere del pugliese trasferitosi a
Parigi, tanto da farlo diventare l’unico italiano presente alla prima
esposizione impressionista del 1874.
D’altra parte,
già in opere come
Casale nei dintorni di Napoli
(1866) era evidente il distaccamento dai canoni della pittura
tradizionale, nonostante il dipinto fosse comunque caratterizzato da una
struttura ancora analiticamente delineata, mentre già
La traversata degli Appennini
(1867) presenta una pittura piú immediata, che si svilupperà negli anni
a venire. La
Colazione a Posillipo
(1878), infatti, è pienamente emblematica dell’evoluzione di De Nittis
verso un’arte quasi improvvisata, abbozzata, in cui l’estrema scioltezza
della pennellata e le velature di colore diluito portano ad una pittura
di forme maggiormente dissolute, memore degli stilemi impressionisti ma
non completamente soggiacente ad essi.
Considerato da
Henry Houssaye "il capo, se non il maestro, della nuova scuola dei
disegnatori dal vero all’aria aperta”, le tematiche affrontate da De
Nittis sono un documento molto importante dello spaccato parigino del
tempo. Nei suoi dipinti spiccano situazioni private (Flirtation,
1874) e scene di vita quotidiana (La
parfumerie violet, 1880)
intrise di gioia e felicità (sul modello di Renoir), tanto da farlo
riconoscere come "pittore della società con il grande pregio di essere
imbevuto di attualità fino al midollo. Non si accontenta di andare al
passo con il secolo, ma vuole essere il tempo con il giorno stesso, con
l’ora appena trascorsa, addirittura con l’indomani che non è ancora
scoccato” (Alfred De Lostalot).
Mirko Moizi