Andrea Cefaly  (Cortale ( CZ ), 1827 - 1907)

 

 

 

Figlio di Domenico, proprietario terriero e della napoletana Caterina Pigonati, letterata e musicista, Cefaly ebbe un ruolo di caposcuola in Calabria ed è certamente il pittore più importante della regione in quel tempo. Dopo gli studi catanzaresi nel collegio degli Scolopi, il padre desiderava avviarlo alla professione forense, ma egli giunto a Napoli, 1842,  frequentò  le lezioni del letterato Cesare Malpica e di Francesco De Santis. Vinta la resistenza paterna, si iscrisse   all’Accademia di Belle Arti, allievo di Filippo Marsigli, e alla scuola libera di Giuseppe Bonolis (suoi compagni di studi ed amici erano i Palizzi Cammarano Tedesco Altamura Morelli). Infine ebbe come guida Giuseppe Mancinelli, all’epoca considerato un innovatore. Nel 1848 prese parte ai Moti Liberali antiborbonici e combattè anche nella Guardia Nazionale, di cui fu capitano. Nel ’55 fu nuovamente a Napoli, nel tempo in cui era in corso la rivoluzione pittorica in direzione verista. Due anni dopo aprì studio al vicoletto San Mattia, divenuto confluenza e officina di pittori e letterati. Nel ’60 fu con Garibaldi, che seguì fino alla battaglia del Volturno, esperienza che tradusse in diverse opere pittoriche. Nel 1861 fu ospite di Nicola Palizzi, a Sorrento. Ritornato a Cortale, nel ‘62 vi fondò una Scuola di Pittura, presidente onorario era Garibaldi, chiamata Istituto Artistico e Letterario, o anche Società degli artieri (dal ’62 al ’64 ne divise gli insegnamenti col pittore irpino Michele Lenzi). La scuola fu  frequentata da molti giovani artisti e del paese, Raffaele Foderaro e Michele Mangani e di quelli viciniori, Guglielmo Tomaini da San Pietro Apostolo, Antonio Palmieri e Guglielmo De Martino da Lamezia Terme, Carmelo Davoli da Filadelfia, Antonio Migliaccio da Girifalco, Gregorio e Raffaele Cordaro da Borgia, ed ebbe termine nel 1875. Si interessò attivamente di politica e fu consigliere comunale e provinciale (anni 1871 - ’75), e deputato  repubblicano al parlamento (anni 1876 - ’80), nella XII e XIII legislatura del Regno d’Italia, quando la destra era al potere, cercando sempre di sensibilizzare gli ambienti politici intorno alle tristi condizioni della Calabria di allora. Partecipò a molte esposizioni del tempo, tra le quali bisogna ricordare: la Mostra Borbonica di Napoli del 1859, a cui inviò le opere  Il giudizio di Minosse e La Traviata (che fu premiata con Gran Medaglia al merito distinto e che si trova a Parigi,  Museo del “Louvre”, col titolo La Tradita);  la Mostra Nazionale di Firenze del 1861, con le opere La battaglia di Capua (o anche Campagna del Volturno, 1 ottobre 1860, commissionatagli da Vittorio Emanuele II, in data 7 dicembre 1860,  Reggio Calabria, Museo Nazionale) e Allegoria: il cavallo sfrenato (Napoli) che abbatte la reazione, riproposta alla Promotrice del ‘62; le Promotrici Napoletane del 1862, 1863, con Costumi calabresi, 1866, con  Il miglior modo di viaggiare in Calabria (Napoli -  Museo di Castel Nuovo), opera che assieme a I calabresi, veduto ch’è inutile lo sperare più strade tentano mettersi in relazione con gli altri popoli affidandosi ad un pallone spinto da un razzo volante presentò anche l’anno dopo 1867, 1880, con la Francesca da Rimini (Napoli - Museo di Capodimonte), 1883, con alcune opere in ceramica: Corradino,  L’Inferno, Cavallo aggredito dai lupi, Partenza dei bersaglieri  e due tele: Accanto al camino e Archimede sorpreso dai soldati mentre è assorto nei suoi studi, 1884, con Fiori e farfalle e Germanico fa partire le donne dal campo; l’Esposizione di Vienna del 1873, con La battaglia di Benevento, anche questa premiata  (Catanzaro - Museo provinciale); la Mostra Nazionale di Napoli del 1877, con Amore e morte, Morte di Spartaco, Il viaggio di Caino attraverso lo spazio; la Mostra di Roma del 1883, con Ritratto del prof. Zuppetta,  Chi compra Manfredi? (Catanzaro – Museo provinciale),  La battaglia di Legnano, ripresentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino del 1884  (Catanzaro - Museo provinciale). Cefaly ebbe una produzione molto vasta e molto varia, dai dipinti dal vero di matrice palizziana, ai ritratti, ai quadri di soggetto letterario e storico. Negli ultimi anni incentrò il tema del suo lavoro sugli episodi della Divina Commedia. Oltre a quelle già indicate, un nucleo consistente di sue opere è conservato nel Museo Provinciale di Catanzaro (tra le altre,  La barca di Caronte,  Episodio garibaldino, Autoritratto, Nevicata, Il cavadenti, Morte di Raffaello, Tramonto, Famiglia in terrazza, La moglie in giardino, Donna albanese con capra, La Madonna dell’Uva, Terrazza a Sorrento, Incendio di Roma, Progresso in America, Bivacco di garibaldini, La scuola obbligatoria, Caino, Piccarda Donati ), in altre sedi della città (Bruto che condanna i figli, 1863, venduto per una somma notevole alla Provincia, nella cui sede è allocato, e per il quale ottenne una medaglia d’oro) e in collezioni private; un gruppo di cinque ritratti di compositori e musicisti (Ettore Berlioz, Michele Costa, E. Camillo Sivori, Niccolò  Paganini, Ferdinando von Hiller) si trovano nel Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli; altre sono sparse in musei italiani (ritratto di Saverio Mercadante, Napoli - Museo di S. Martino) e stranieri. Si conosce anche un’opera scultorea, All’Italia, nella Piazza del suo paese. La 1a Mostra d’Arte Calabrese di Catanzaro del 1912 venne organizzata dal Frangipane in occasione delle onoranze decretate dalla Provincia a “Cefaly, pittore e patriota”; furono esposte ben novantuno opere. E altre ne furono esposte alle Mostre Calabresi d’Arte Moderna di Reggio Calabria del 1920,’23,’24, e alla prima retrospettiva catanzarese del 1953.  Nel cinquantenario della sua morte venne pubblicato un numero monografico della rivista “Calabria letteraria” (maggio ’57; dir. E. Frangella), esaustivo sull’opera dell’artista.  Nel 1998 nel Complesso monumentale del San Giovanni, Catanzaro, si è svolta una importante rassegna su “Cefaly e la Scuola di Cortale” a cura di Tonino Sicoli e Isabella Valente. Episodicamente fu anche scrittore (poesie, testi teorici, Scritti d’arte, Pensieri artistici) e musicista (suonava l’oboe e il pianoforte e fu inventore di uno strumento a tre corde, il “pessolo").

 


Enzo Le Pera