Gabriele Castagnola nasce a Genova il 4 novembre 1828. Si iscrive
all’Accademia Ligustica di Belle Arti, a Genova, dove ha come maestro
Michele Canzio. Tra il 1849 e il 1852 è vignettista per giornali
satirici repubblicani “La Maga” e “La Strega”. Nel frattempo partecipa
alle esposizioni della genovese Società Promotrice, esordisce, infatti,
nel 1851 con un soggetto di genere, Il primo dolore, al
quale seguiranno alle successive edizioni L’operaio genovese
(1852), e
Una piccola contadina (1854). Prosegue intanto l’attività grafica
con litografie raffiguranti ritratti, riproduzioni di opere di altri
artisti, scene di storia contemporanea, ne restano numerose
testimonianze a Genova presso all’Accademia Ligustica, il Museo del
Risorgimento e la Civica Raccolta dei Disegni e delle Stampe di Palazzo
Rosso. L’attività degli anni seguenti, che incontra notevoli
successi di critica e di pubblico, è caratterizzata da temi di storia
risorgimentale e da soggetti comuni allo storicismo romantico che
vengono interpretati da Castagnola con intenso cromatismo: alla
Promotrice presenta Il ritorno dalla Crimea (1856), Raffaello
e laFornarina (1858), Aldruda Donati che presenta sua
figlia a Buondelmonte (1859), Castruccio trovato da madonna
Dianora Castrocani (1860). Si stabilisce definitivamente a Firenze,
dopo brevi soggiorni a Roma e a Napoli. Qui frequenta il Caffè
Michelangelo di via Larga e stringe amicizia con alcuni pittori, tra cui
Nicolò Barbino, Semino e Rivalta. Nella sua attività pittorica, le
frequentazioni fiorentine e il contatto con i macchiaioli si esprimono
con una maggiore immediatezza espressiva, pur restando fedele al suo
genere di pittura e ai temi dello storicismo romantico. Anche da Firenze
il Castagnola mantiene stretti contatti con il mondo accademico e
artistico genovese: è nominato accademico di merito dell’Accademia
Ligustica di Belle Arti nel 1866 ed espone con assiduità alle
mostre della Promotrice. Nella sua città espone la prima redazione di
Filippo Lippi pittore fiorentino innamoratosi della moglie Lucrezia Buti
la fa fuggire dal convento, 1862, tema questo ripreso in seguito più
volte. Alle mostre del 1862 e del 1863 espone Venere, oggi alla
Civica Galleria d’Arte Moderna di Nervi, e Gli amanti fiorentini.
Nel 1865 espone a Genova La fine di Alessandro de’ Medici, che fu
acquistato da Oddone di Savoia (Genova, Civica Galleria d’Arte Moderna)
e scelto per l’Esposizione Universale di Parigi del 1867. Le opere, a
partire dagli anni ’70, segnano un ritorno ai soggetti di genere legati
alla vita contemporanea (Il ritorno alla cerca, 1874; È
proibito l’accattonaggio, 1876). A questa fase appartiene anche l’Autoritratto,
1879(Genova, Accademia Ligustica), che scevro dalla necessità di
rievocazione storica evidenzia l’influsso delle istanze veriste. Muore a
Firenze il 30 agosto 1883.