Felice Casorati (Novara 1883 – Torino 1963)

 

 

 

Felice Casorati  nasce a Novara il 4 dicembre 1883, figlio di un ufficiale di carriera e pittore dilettante. Da bambino si trasferisce spesso insieme alla famiglia per seguire il padre e trascorre la sua infanzia a Milano, Reggio Emilia, Sassari. Dal 1895 risiede a Padova, dove si laurea in legge nel 1905; in questo periodo si interessa di musica studiando composizione e contemporaneamente frequenta lo studio del pittore Vianello. Nel 1907 esordisce con il Ritratto della sorella (Torino, collezione Casorati), che espone con successo alla Biennale di Venezia, dove esporrà con continuità fino al 1912, fatto questo che lo incoraggia a dedicarsi definitivamente alla pittura. Dal 1908 al 1911 risiede con la famiglia a Napoli, dove  studia intensamente l’opera di Peter Brueghel “Il Vecchio” nella collezione del Museo Nazionale. La formazione artistica di Casorati è influenzata dallo stile simbolico e decorativo della Secessione viennese. Tra il 1911 e il 1915 vive a Verona dove fonda insieme ad altri artisti la rivista “La Via Lattea” dove pubblica illustrazioni di stile art-noveau alla maniera di Jan Toorop e Aubrey Beardsley. Le opere più significative di questo periodo sono: Nudino (1913, Torino, collezione Casorat), Sogno del melograno (1913, Torino, collezione Forti), La Via Lattea (1914, Brescia, collezione Donati). Dopo la grande guerra, alla quale partecipa, si trasferisce a Torino, diventando figura di riferimento nei circoli intellettuali della città. Nel 1919 espone alla Promotrice di Belle Arti; nel 1921 alla Mole Antonelliana con Gigi Chessa, Buratti, Valinotti. Alla Galleria Codebò espone opere grafiche con i pittori che formeranno nel 1927 il gruppo dei “Sei di Torino”. Casorati si accosta in questi anni alla metafisica, nella sua pittura infatti accentua la nitida definizione dello spazio e definisce i rapporti tra spazio e colore per l’attuazione della forma: Scodelle (1919, Torino, collezione May), Uova sul cassettone (1920, Torino, collezione Casorati), Il mattino (1920, Roma, Galleria d’Arte Moderna). Nelle opere della maturità si precisa lo studio degli spazi interni in cui ambientare figure umane rigorosamente geometrizzate, come nel Ritratto di Silvana Cenni (1922, Torino, collezione Castrati) e Meriggio del 1923, ispirandosi alle costruzioni spaziali matematiche della pittura quattrocentesca e, in particolare, all’immobilità tipica dell’opera di Piero della Francesca.  Gli anni dal 1925 al 1930 rivelano inquietudine e esperienze diverse, con una prevalente tendenza a un senso classico della forma. Su di esso si basa infatti il “realismo magico” casoratiano caratterizzato da purezza cristallina e dal tono enigmatico delle composizioni. Nel corso degli anni Venti la sua attività è intensa, Casorati infatti  assume un ruolo guida nella vita italiana. Nel 1923 apre nello studio di Via Mazzini, una scuola per giovani artisti. Tra gli allievi troviamo Francesco Mencio, Carlo Levi, Jesse Boswell e Daphne Maugham, futura moglie di Casorati. Nel 1925 fonda, con altri artisti, la Società di Belle Arti Antonio Fontanesi, che si propone di promuovere mostre di artisti italiani e stranieri dell’Ottocento. Sostenuto dall’industriale Riccardo Gualino, Casorati si dedica al design di interni. Nel 1925 progetta con Alberto Sartoris il teatrino di casa Gualino; sempre con lo stesso artista partecipa alla III Biennale di arti decorative di Monza collaborando alla “via commerciale” per il padiglione piemontese; progetta inoltre l’atrio della Mostra dell’architettura alla Triennale di Milano del 1933. Casorati vince il premio per la pittura alla Biennale di Venezia nel 1938; riceve riconoscimenti ufficiali anche alle grandi esposizioni di Parigi, Pittsburgh e san Francisco alla fine degli anni Trenta. Nel 1928 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti, di cui diventerà presidente nel 1954. La sua attività artistica prosegue instancabile, le sue opere rispecchiano la varietà degli interessi: esigenze di equilibrio compositivo si esprimono in dipinti come Lo studio (1936, Genova, collezione Tarello), o Natura morta (1935, Milano, collezione Dal Negro), mentre tratti realistici esprime Ragazza di Pavarolo (1937, Torino, Galleria di Arte Moderna) e in Testa di gesso (1940, Varenna, collezione Accade) si manifesta sensibilità per le angosce della seconda guerra mondiale. Casorati è particolarmente attivo nella creazione di scene e di costumi per il Teatro dell’Opera di Roma, la Scala di Milano e il Maggio fiorentino. Nel 1952 tiene una personale alla Biennale, e con Ottone Rosai, riceve il premio speciale della Presidenza. Si dedica anche alla scultura e continua ad esporre con frequenza fino agli ultimi anni. Muore a Torino il 1° marzo 1963.

Un’ampia retrospettiva dell’artista è stata presentata a Torino, nel 1964, alla Galleria d’Arte Moderna.

 

 

Pasqualina Di Gaeta

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Thieme-Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, Leipzig 1992

 

AA.VV.: La Pittura in Italia - L'ottocento - Electa,  Milano 1991

 

La Pittura Universale, Il XX Secolo - Editoriale del Drago, Milano 1983

 

Dizionario Enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall'XI al XX secolo, Torino 1972

 

A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani moderni, Milano 1962

 

 

 

SITOGRAFIA:

 

Felice Casorati, Biografia e opere

 

Felice Casorati, 1883 - 1963