Antonio
Bosa
(Pove del Grappa 1780 - Venezia 1845)
Nasce a Pove del Grappa, in provincia
di Vicenza, nel 1780.
Trasferitosi a Venezia, dopo aver aperto uno
studio divenne professore dell'Accademia di Belle Arti e si impose come
uno dei più valenti e originali seguaci di Antonio Canova. Grazie
all'amicizia con Domenico Rossetti e con l'architetto Matteo Pertsch,
ottenne numerose commissioni a Trieste, tanto da imporsi come lo
scultore di maggior successo attivo nel porto degli Asburgo, sino a
divenirne infine cittadino onorario.
Proprio su commissione del Rossetti
portò a compimento uno dei suoi indiscussi capolavori, il Cenotafio in
memoria di Johann Joachim Winckelmann, teorico del neoclassicismo
assassinato a Trieste nel 1768. Già dal 1808 il Rossetti si era
prodigato per realizzare tale opera che, per problemi legati a
motivazioni economiche, vide pieno compimento appena nel 1833.
Lo scultore veneto si rese così
protagonista, a Trieste, dell'apparato decorativo di Palazzo Carciotti:
oltre alla quasi totalità delle statue sulla balaustra, vanno ricordate
l'Ercole e la Minerva a guardia dell'ingresso, le
allegorie delle Arti nello scalone e i bassorilievi con soggetti
omerici nella sala rotonda. Allo stesso tempo fu attivo nella
decorazione della Rotonda Panzera, con fregi ispirati alla storia
romana e due colossali statue di Marte e Minerva, così come lo
troviamo vivo modellatore di cinque statue per la facciata del Palazzo
della Borsa, progettato dall'architetto maceratese Antonio Mollari,
unitamente alle figure alate, ai bassorilievi e alle statue destinate
agli interni compiute a fianco del figlio Francesco, anch'egli scultore.
Nella chiesa evangelica luterana di
Largo Panfili a Trieste, realizzò la Stele Dümreicher e il Monumento
funebre in onore di Enrico Trapp, limpido esempio della sua familiarità
con certe tematiche legate alla celebrazione funebre: sempre nei
cimiteri triestini verrà chiamato infatti a decorare i sepolcri di
alcune ricche famiglie con le sue ammirate figure femminili dolenti di
canoviana memoria (su tutte la Tomba Lorenzetti – de Capuano del 1839).
Fecondo inventore di scene a
bassorilievo sulle facciate dei palazzi triestini (accanto al Palazzo
Carciotti e alla Rotonda Panzera vanno infatti menzionati almeno il fregio con Putti per Casa Biasoletto – Homero, il fregio
per Casa Pitteri – Fontana e quello per Casa Moreau in Piazza della
Borsa), celebrò Bernardo dÈ Rossetti de Rosenegg, governatore di
Trieste, con una Stele funeraria ora posta accanto al Cenotafio
Winckelmann nel tempietto dell'Orto Lapidario triestino.
Si ricordano inoltre le figure per il
frontone della chiesa di San Giovanni a Bassano del Grappa, l'Apollo
di Villa Folco in provincia di Vicenza, mentre a Venezia si menzionano
il Monumento per la Famiglia Donà a San Simeone e il celebre ritratto di
Antonio Canova entro medaglione per il Cenotafio eretto in onore del
genio di Possagno presso la chiesa veneziana di Santa Maria Gloriosa dei
Frari, monumento al quale parteciparono anche altri artisti seguaci di
Canova, tra cui va ebbe un ruolo di primo piano il veneto Luigi
Zandomeneghi.
Vero protagonista della stagione
migliore della scultura neoclassica triestina, Antonio Bosa accostava ad
una perenne ricerca del dettaglio armonico una certa florida robustezza
nei corpi delle figure allegoriche, che culminava in un lieve ma
evidente sovradimensionamento del capo che divenne, negli anni, uno dei
tratti maggiormente distintivi. Ciò non gli impedì, tuttavia, di
divenire l'unico scultore presente a Trieste capace di rielaborare con
originalità certe tematiche canoviane, riprese dopo la sua morte dal
figlio Francesco e dagli scultori a lui vicini, ma risolte come puri
esercizi di stile prive di innovazione.
Rientrato alfine
a Venezia dopo il lungo soggiorno triestino, si spegnerà nella città
lagunare nel 1845.
Luca Bellocchi
BIBLIOGRAFIA:
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scultura a Trieste nella prima metà dell'Ottocento, Trieste 1922.
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