Giuseppe
Benassai (Reggio Calabria, 1835 - Firenze, 1878)
Figlio di Pietro e di Caterina Rognette, fin da giovane fu un abile
disegnatore. Compì i suoi primi studi a Reggio Calabria con
Ignazio Lavagna Fieschi, dopo aver avuto esperienze lavorative come
orefice. Di questo periodo sono le opere Panorama visto da Cava dei
Tirreni e Paesaggio roccioso. Nel 1856 si trasferì a Napoli, dove fu
allievo di Salvatore Fergola per un anno soltanto (si conoscono
Grotta Azzurra di Capri e Il Vesuvio visto da Posillipo),
essendo stato costretto a far ritorno a Reggio per sottrarsi alle
persecuzioni della polizia borbonica. Verso la fine del 1857 si recò a
Roma (‘57/’62), dove conobbe il pittore spagnolo Mariano Fortuny e dove
dipinse molti quadri della campagna romana, sulla scia del Vertunni, con
i quali partecipò a varie esposizioni (Stagno con i bufali,
esposto alla Mostra Borbonica di Napoli del 1859, acquistato per il
Palazzo Reale di Caserta e di cui purtroppo si sono perse le tracce,
come anche dispersa è l’opera Prepotenza e virtù, 1862). Nel ’63
si trasferì a Firenze, città in cui venne a contatto con i Macchiaioli,
particolarmente con Cecioni, e con l’ambiente culturale introdottovi da
Pasquale Villari (storico e meridionalista). Alla Mostra di Firenze del
’68 vinse il primo premio col dipinto La quiete, esposto
successivamente, assieme a due altre opere, Aspromonte e
Tramonto, alla 1a Mostra d’Arte Calabrese di Catanzaro
del 1912 (ed ora, le prime due, nel Museo Nazionale di
Reggio Calabria). Nel 1869 fu inviato dal Governo Italiano
all’inaugurazione del Canale di Suez, viaggio che, ripetuto, 1871, gli
consentì la realizzazione di diversi dipinti di soggetto orientale (Veduta
delle Piramidi, Veduta del canale di Suez, Tende di beduini, Carovana
nel deserto, Un riposo nella campagna di Siout nell’Alto Egitto,
anni 1869 – ’74), di cui sette, tra i quali Il leone del deserto, Il
Nilo presso il Cairo da Boulack, La fantasia dei Beduini in Ismaila,
furono esposti nel 1870 all’Accademia di Firenze; e, assieme ad altri,
alla Mostra Nazionale di Parma dello stesso anno. Negli anni 1870 - 78
lavorò, inizialmente come decoratore di maioliche, e nel ‘71 assumendo
la direzione offertagli dal Marchese Lorenzo II, della Fabbrica di
ceramiche artistiche Ginori, di Doccia (ceduta nel 1896 al milanese
Giulio Richard, da cui il nome Richard Ginori e che ebbe dal 1923
al 1938 il celebre Giò Ponti come designer), determinando un indirizzo
nuovo come l’introduzione di scene di paesaggio, influenzate dal
Naturalismo. La produzione ceramica dell’autore (a Vienna nel 1873
espose quattro formelle con le quattro parti del mondo, ricevendo un
premio) comprende numerosi capolavori, tra i quali Il Colosso,
che raffigura l’incendio delle Pampas (vaso alto cm 175 e con diametro
di cm 140, Sesto Fiorentino - Museo delle Porcellane) e Cavalli bradi
(piatto con diametro di cm 70). Si interessò molto di arti applicate,
scrivendo anche un saggio, dedicato al Villari, Le arti, lo
Stato e le industrie nazionali, pubblicato a Firenze nel 1868; e
creando a Sesto Fiorentino nel 1873 una Scuola di disegno industriale
per le maioliche. Prese parte a diverse Promotrici Napoletane (1863 -
con Paesaggio, vicinanze di Aspromonte; 1864 – con
Campagna romana con ruderi e bovini
e Ritorno da una gita di piacere; 1866 – con Dintorni di Pisa
e
La pineta del Gombo; 1869; 1870; 1871 - con Tombolo presso
Livorno; 1874 – con La pastura sull’appennino toscano e La
piazza del mercato dei cammelli al Cairo); alle Mostre di Brera a
Milano (1863; 1865; 1866; 1868; 1869; 1870); all’Esposizione di Torino
(1863 – con Paludi di Ostia; 1864 - con Somarelli tra i fiori
e Somarelli tra le spine; 1880) e ancora a Torino, alle Mostre
della Società promotrice (1865 – con
Paesaggio; 1866 – con Dintorni di Pisa e Un cane da
caccia disperso; 1869 – con La casetta dei forestali in
Aspromonte e Veduta della Rocca e spiaggia di Scilla; 1879 –
con Il canale di Suez, Il gran deserto con carovana,
Attendamento di Arabi presso le Piramidi, Campagna con buoi); alle
Mostre di Firenze del 1866 e ’67; all’Esposizione Universale di Parigi
del 1867 - con Le paludi di Ostia e La primavera;
all’Esposizione artistico – industriale di Milano, con alcune maioliche,
tra cui La Fornarina e I quattro poeti dell’Olimpo. Sue
opere furono esposte alla 1a Mostra Calabrese d’Arte Moderna di Reggio
Calabria del 1920. Nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a
Firenze la sua opera Pastore con gregge e in quella di Roma
Cammelli a San Rossore. Nel Palazzo della Provincia di Reggio
Calabria, Ufficio del Presidente, la grande tela La raccolta del
grano, o anche del fieno, esposta a Milano. Fu anche scrittore, e
ottenne una collaborazione a “La Nazione” di Firenze (articolo sulla
pittura sacra di D. Morelli del 14.4.’76 e altri scritti). Nel 1877
fu nominato Professore onorario all’Istituto di Belle Arti di Napoli. Fu
anche un ottimo litografo (Daino solitario, 1871) e altrettanto
valido incisore. Il 29 maggio del ’78, su consiglio dei medici, Benassai
rientrò nella città natale, sperando in un miglioramento della malattia
che lo tormentava da anni. Ma, contrariamente a quanto riportato in
tutti i testi che citano la “voce”, ritornò a Firenze, dove morì il 5
dicembre delle stesso anno, secondo i dati rinvenuti nell’anagrafe
storica del capoluogo toscano.