Guido Boggiani (Omegna 1861 Paraguay 1902)

 

 

 

Figlio di Giuseppe e Adele, Guido Boggiani nasce nel 1861 ad Omegna, sul lago d’Orta. Rampollo di una famiglia benestante, Guido viene avvicinato all’arte, intesa nella sua totalità, dal padre: infatti, il giovane si dimostra da subito incline a tutto quello che gli possa permettere di esprimere le sue indiscutibili doti, come la musica (era pianista), la poesia e la pittura.

Nel 1878 si iscrive all’Accademia di Brera a Milano, ma la abbandona dopo soli due anni (ne rimane comunque socio per lungo tempo) dopo essere stato allievo di Filippo Carcano, pittore paesaggista modello e caposcuola di diversi pittori lombardi di fine Ottocento. Nonostante il breve periodo accademico, Boggiani inizia presto ad imporsi con il suo talento, tanto che già nel 1880 vince la medaglia di bronzo nella sezione paesaggio al concorso di pittura di Brera; nel 1881 espone altri quadri, mentre solo due anni piú tardi ottiene il premio Principe Umberto con La raccolta delle castagne (1883). Senza ombra di dubbio, il suo stile risente della lezione del maestro, sia nei giochi di luce (resi piú vivi grazie all’adesione ad uno stile divisionista), sia nella calma e nell’armonia poetiche che traspaiono osservando i suoi paesaggi, in cui esseri umani e Natura vivono in totale sintonia in una sorta di Arcadia contemporanea (Le cave di Baveno, 1881).

Nonostante la passione per la pittura lo avesse portato a precoci riconoscimenti, nel cuore di Boggiani inizia ben presto a farsi largo un’altra passione, quella per il viaggio. Infatti, nel 1887, compie quella che puó essere definita una vera e propria cesura con il passato: si imbarca per il Sud America e si stabilisce a Buenos Aires, dove apre un’attività di traffico di pelli, senza peró rinnegare in toto il suo passato artistico (in Argentina espone i suoi nuovi dipinti in alcune mostre). Ma oramai Boggiani è spinto da una irrefrenabile voglia di avventura, tanto che l’anno successivo abbandona la civilizzata capitale argentina per spostarsi nel piú selvaggio Paraguay (dalla capitale Asunción organizza diverse spedizioni verso l’interno): studiando gli usi e i costumi delle varie popolazioni indigene, l’italiano riesce ad integrarsi appieno con gli autoctoni, tanto da comprenderne la lingua e scrivere un vocabolario delle loro lingue. Immerso in questo nuovo mondo lo spirito artistico di Boggiani riemerge, portandolo a realizzare disegni e bozzetti a china e matita che, una volta tornato in Italia (1893), vengono esposti ed apprezzati anche per il loro carattere etno-antropologico.

Dopo un viaggio in Grecia con D’Annunzio (suo grande amico ed estimatore, gli ha dedicato dei versi) per ammirare le statue greche (1895), riparte per il Paraguay nel luglio del 1896, stabilendosi nei villaggi del Chaco, dove riprende i suoi studi linguistici, antropologici ed artistici (realizza ancora innumerevoli bozzetti): tutti i suoi appunti vengono immediatamente spediti in Europa e pubblicati.

Purtroppo, la sua voglia di studiare e conoscere le popolazioni locali lo spinge a voler incontrare la tribú dei pericolosi Ayoréos; nell’agosto del 1901 parte quindi con un ristretto gruppo di accompagnatori. Dopo aver vissuto per diversi mesi in un villaggio dei pacifici Ciamacioco, Boggiani viene ucciso nel gennaio del 1902 dagli stessi perché impauriti dall’eventualità di accompagnare l’italiano nel suo viaggio verso gli Ayoréos. Recuperato il corpo dell'artista-esploratore da una spedizione di salvataggio, Boggiani ottiene degna sepoltura ad Asunción qualche mese piú tardi.

 

 

Mirko Moizi