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Giuseppe Abbati (Napoli 1836Firenze 1868)

 

 

Giovanni Boldini, Ritratto di Giuseppe Abbati. Collezione privata.

 

 

Apprese dal padre Vincenzo le prime nozioni di disegno e di pittura; iscrittosi all’Accademia di Venezia, fu allievo del Grigoletti e del Bagnara fino al 1852, anno in cui fece ritorno a Napoli, dove frequentò il Palizzi ed il Morelli (1856-1860). Garibaldino, nel 1860 in uno scontro a Capua contro l'esercito borbonico, perdette un occhio. Nel 1860 si stabilì a Firenze entrando nel gruppo dei macchiaioli e lavorando accanto a Lega, Borrani, Sernesi, Signorini e Martelli. Si dedicò a dipingere prevalentemente paesaggi, vedute architettoniche e scene di genere.

Serafino De Tivoli lo introdusse al "Casino dei Risorti". Strinse amicizia con Odoardo Borrani e si concentrò sulla pittura d'interni; eseguì studi dei chiostri di San Miniato e Santa Croce, al tempo in restauro. Alla prima Esposizione Nazionale presentò due interni di San Miniato, ed uno della chiesa di Santa Maria Novella. La sua attività fra il 1862 e il 1864 è intensa, come lo dimostra la sua assidua presenza ad esposizioni e promotrici. Nel 1862 va a vivere con Diego Martelli in via dello Sprone ed inizia a dipingere con Signorini, Borrani e Silvestro Lega en plein air, nella periferia fiorentina. Trascorre l' estate del 1863 a Castiglioncello; nel luglio del 1864 è a Pisa dove esegue vari studi nel Camposanto. Alla Promotrice di Torino espone Interno del palazzo del Podestà e Il lattaio di Piagentina. Nel 1865 assieme a Diego Martelli  e Federico Zandomeneghi (da poco giunto da Venezia), va a vivere fuori porta San Gallo. È di questo periodo il celebre ritratto che Boldini gli fa, in compagnia del suo cane. Nel 1866 è presente alla Promotrice fiorentina con La casa del Tagliaboschi, Lo stereoscopio, e L'orazione, acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Invia a Napoli Monaco al coro, acquistato per il Museo di Capodimonte. Nel 1866 partecipa quale volontario alla campagna del Tirolo nella quale viene fatto prigioniero. Tornato dalla prigionia si stabilisce definitivamente a Castelnuovo della Misericordia, nell'entroterra di Castiglioncello. In casa Martelli conosce Giovanni Fattori, che lo indurrà a nuove ricerche figurative.

Morsicato dal suo cane mentre era ospite di Martelli a Castiglioncello, muore per idrofobia tre mesi dopo, a soli trentadue anni.

 

 

Giorgio Catania

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA UTILE:

 

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