Simeon Goldmann, Veduta della conca di Plezzo
Simeon Goldmann - Veduta della conca di Plezzo, 1778 Olio su tela, 169 x 190 cm. Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
A tergo, su un cartoncino incollato alla tela: «Veduta / della cataratta dell Rio d Utschea, Utscha bach in Tedesco, coll / Castello del Capitanato di Pletz, Flitsc detto, di Sua Maestà / Imperial Regia Apostolica della pertinenza della contea di Gorizia, dissegnato l'Anno 1756 di Sua Eccellenza Il signor Conte / Harrsch / Ministro Plenipotenziario alla Comissione de Confini, con la Serenissima Republica di Venezia./ Simeon Goldmann Pinxit, 1778».
Queste due tele offrono uno spaccato della realtà figurativa nel campo della veduta e del paesaggio nei territori limitrofi alla Serenissima. Dipinte su commissione di una famiglia del patriziato goriziano da Simeon Goldmann — un artista di cui si hanno scarse notizie e che fu attivo in Svizzera e Polonia nell'ottavo decennio del Settecento (Thieme, Becker, XIV, 1924, p. 341) — esse furono eseguite su precise indicazioni e rilevamenti di Ferdinando Filippo, conte di Harsch. Questi, in veste di ministro plenipotenziario della corona asburgica, aveva svolto un ruolo di primo piano in seno alla commissione austro-veneta incaricata della definizione dei confini fra la Repubblica di Venezia e la Contea di Gorizia. I lavori della commissione, iniziati nel 1750, si protrassero fino al 1756 e solo l'anno successivo si poté procedere alla posa degli obelischi confinari. L'impegno di Harsch nella soluzione della spinosa questione dei limiti territoriali tra le due potenze, rimasta insoluta dal lontano 1500, anno in cui la Contea di Gorizia era entrata far parte del dominio ereditario degli Asburgo, trova una eccezionale documentazione iconografica nelle due teli di Simeon Goldmann. L'intento diaristico è evidente soprattutto nella Veduta della conca di Plezzo, in cui tra il gruppo di personaggi in primo piano spicca la figura dell'artista da identificare con lo stesso Ferdinando Filippo Harsch. Il riconoscimento del personaggio è confermato dalla scritta sul retro della tela in cui si dice espressamente che il disegno della veduta fu eseguito «l'anno 1756 d[a] Sua Eccellenza il Signor Conte Harsch».
Annalia Delneri
Bibliografia: Pavanello 1995, nn. 1-2; Delneri 2001, pp. 2-14 ; Porcedda 2001, pp. 15-23.
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