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Antonio Marini, Marina in burrasca.
Antonio Marini, Marina in burrasca. Olio su tela, 69 x 113 cm. Bassano del Grappa, Museo Civico (inv. 209)
Il dipinto fa parte di una coppia pervenuta al Museo per legato del conte Giuseppe Riva (1876). Il pendant— già ritenuto da Tua come opera del Tempesta — venne assegnato a Marco Ricci nel 1929 da Giuseppe Fiocco che ravvisava in queste burrasche di mare un tipico esempio dell'influenza esercitata sul paesista veneto dalla pittura del Magnasco. Esposte come tipiche opere giovanili alla mostra di Marco Ricci del 1963 a palazzo Sturm curata da Pilo, le due tele vennero espunte dal catalogo del maestro bellunese da Egidio Martini che le inserì dapprima nel corpus di un pittore veneto anonimo, passandole in seguito definitivamente ad Antonio Marini (1688-1725) sulla traccia del contributo pionieristico di Bassi Rathgeb che aveva nel frattempo scoperto la firma dell'artista sul paesaggio conservato nei depositi dell'Accademia Carrara di Bergamo (si veda la scheda seguente). Secondo Silvia Proni l'intonazione terrosa di queste tele sarebbe prossima «al cromatismo del gruppo di Leeds senza però i contrasti chiaroscurali dei dipinti inglesi ma anzi bilanciando le sfumature grigie dei cieli con il giallo-ocra delle rocce in una pittura modellata dalla luce che sembra corrodere la consistenza stessa dell'immagine». Databile alla fine del Seicento, la coppia esprime in maniera emblematica il compiacimento dell'artista per un parossismo drammatico ai limiti del surreale e per una immediatezza espressiva teatrale. Il mondo vorticoso di Marini è completamente diverso dal naturalismo di Marco Ricci, verso la conquista dei valori luministici nella calma atemporale dei paesaggi prealpini. Come ha giustamente osservato Pallucchini (1994, p. 226), «il primo, in fondo, è l'erede di un mondo tardobarocco che si conclude con lui, mentre con Marco Ricci si apre un'altra epoca avviata all'illuminismo di Canaletto».
Bibliografia: Tua 1907, p. 22; Fiocco 1929, p. 60; Buscaroli 1935, p. 422; Donzelli 1957, p. 201; Pallucchini 1960, p. 37; Valcanover 1960, p. 364; Pilo 1963[b], p. 29; Martini 1964, p. 185, nota 95; Magagnato, Passamani 1978, p. 102; Martini 1982, p. 491, nota 119; Moretti 1984, p. 797.
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